Il ricordo di John Brown a 160 anni dalla morte

John Brown, agitatore politico e paladino dell’abolizione della schiavitù negli Stati Uniti, fu condannato a morte tramite impiccagione e la sentenza fu eseguita il 2 dicembre del 1859. A distanza di 160 anni, rimane una delle figure più controverse della storia degli Stati Uniti e la sua anima continua a marciare, dividendo la coscienza collettiva. Per molti storici e osservatori, Brown è un martire dell’emancipazione degli schiavi; per altri, a causa dei suoi metodi radicali, è ricordato come un visionario fanatico e sanguinario. Anche nei testi scolastici, per decenni si mise addirittura in dubbio la sua sanità mentale; d’altro canto la ballata John Brown’s body che ne esaltava il sacrificio divenne popolarissima pochi anni dopo la sua morte e ha accompagnato le armate nordiste durante la guerra civile e molte manifestazioni contro il razzismo e lo schiavismo. Alcuni fanno inoltre notare come gli afroamericani che perdettero la vita partecipando alle iniziative di John Brown non vengono neanche menzionati nelle commemorazioni, lasciando tutta la “gloria” e gli alleluia all’eroe bianco. I giudizi su John Brown hanno risentito a lungo dell’eredità della guerra civile americana, che ha lasciato una memoria densa di risentimento e di rancore. Con il tempo, anche se la sua figura non appartiene a una memoria universalmente riconosciuta, alcuni punti fermi sono stati stabiliti e la sua intransigenza morale e la chiarezza dei suoi obiettivi non possono essere misconosciute; il 2 dicembre non casualmente è la Giornata mondiale dell’ONU contro la schiavitù e la tratta di esseri umani. Se la sua scelta di impugnare le armi contro i sostenitori della schiavitù è stata da molti criticata e condannata, la sua vita dimostra però che egli agì sospinto soltanto da motivazioni ideali e sostenuto da una decisiva ispirazione religiosa; John Brown ricorse alla violenza e adottò tecniche di guerriglia allo scopo di contrastare e infine abolire del tutto la schiavitù, che considerava contraria al cristianesimo. Le sue azioni ebbero un ruolo decisivo nel creare il clima, emotivo e simbolico, dentro il quale conflagrò la Guerra di secessione, due anni dopo la sua morte. Brown pur coltivando fin da giovanissimo, sentimenti ostili all’istituzione della schiavitù, che aveva assorbito dal padre, iniziò la sua attività militane in età matura, dopo il 1840. Durante i violenti scontri che si verificarono nel Kansas tra abolizionisti e schiavisti nella seconda metà degli anni Cinquanta, guidò un gruppo di volontari e si rese responsabile del cosiddetto massacro di Pottawatomie, nel corso del quale persero la vita cinque coloni favorevoli alla schiavitù. In quegli stessi anni si impegnò per creare in Virginia un rifugio per gli schiavi fuggitivi. Convinto della necessità di sollecitare e armare la rivolta diretta degli schiavi, nel 1859 tentò di impadronirsi dell’arsenale di Harper’s Ferry, ma dopo giorni di scontri armati, fu circondato dalle truppe comandate da Robert Edward Lee, che sarebbe poi diventato, come generale dei Confederati, uno dei protagonisti della Guerra di secessione. Brown fu catturato insieme a sette suoi seguaci nella mattinata del 18 ottobre 1859. Il processo fu rapido e si concluse il 2 novembre con la condanna a morte per tradimento, cospirazione e omicidio. Un’ondata emotiva accompagnò il processo e la condanna di John Brown; in suo favore si pronunciarono molti intellettuali come Henry David Thoreau (In difesa del Capitano John Brown) e Victor Hugo, che scrisse una lettera aperta chiedendo la grazia. Ma nel clima di tensione che si era creato, simili appelli non trovarono ascolto. La sentenza fu eseguita il 2 dicembre e il mito di John Brown iniziò a diffondersi attraverso gli Stati Uniti, gonfiando le vele della propaganda abolizionista e incrementando le paure del Sud schiavista. La guerra civile americana era alle porte e presto le truppe del Nord avrebbero accompagnato la loro marcia (nei primi anni tutt’altro che trionfale) cantando John Brown’s Body.

Crediti immagine: Library of Congress http://memory.loc.gov/ (Public Domain) Harpers Ferry (W. Va.), attraverso picryl.com

Argomenti

#secessione#afroamericani#schiavitù