Siamo seduti a un piccolo caffè in centro a Kiev, beviamo tè e mangiamo syrnik, tipico cheesecake di Leopoli. Renzo Boatelli, architetto di Mantova, vive in Ucraina già da qualche anno, ha moglie ucraina, Lesja, nome molto comune, e racconta delle sue esperienze in questo Paese. È arrivato qui nell'aprile del 2013, quando al potere c'era il presidente filorusso Viktor Janukovič.
“Ma mi sono trasferito qui e ho iniziato a lavorare nel febbraio 2014, dopo Majdan, quando Janukovic è fuggito”.
Gli chiedo se è cambiata la situazione dopo la fuga di Janukovič. Boatelli spiega che non può dirlo, in quanto ha vissuto sotto Janukovič poco tempo, ma la gente gli racconta che “non c'è molta differenza purtroppo, da quel che mi dicono è cambiato poco”.
Adesso, come sotto Janukovič, “la gente vuole cominciare a fare una propria vita, vuole cominciare a prosperare, a vivere dei frutti della propria terra senza interferenze esterne. Vedo che adesso questa lotta continua, non è finita. Adesso c’è molto ottimismo, come c’era allora”.
Gli ucraini attualmente sono afflitti da molti problemi, sono vessati dalla corruzione, e dunque “Majdan è stato un inizio, ha segnato una via”.
Boatelli ha conosciuto molti ucraini che hanno partecipato a Majdan e ne ha ricavato un'opinione molto positiva. In Europa su questi avvenimenti si ha una visione diversa, secondo lui sbagliata: “Una lotta tra due imperi, tra due potenze imperialiste, la Russia e gli Stati Uniti. Ho avuto una percezione completamente diversa.”
Lo ha colpito il fatto che contro il governo di Janukovic si sono schierati in diverse regioni. Leopoli e Ivano-Frankivsk a Occidente, Kamjanets Podilskyj, nella parte centrale, e anche in quella orientale e sudorientale, dove il sostegno del presidente deposto era tradizionalmente piuttosto forte: “Ho avuto la conferma che c’è stata la partecipazione di tutta la nazione, una nazione che ha sperato e sta sperando che le cose cambino. Ecco la cosa che mi colpisce di più, l’ucraino rispetto all’italiano oltre che lamentarsi, agisce, fa delle cose. Ad esempio il fatto di andare in piazza e dimostrare contro la corruzione è una cosa che in Italia non potrebbe succedere mai”.
Boatelli si è sorpreso di constatare che agli eventi di Majdan hanno preso parte persone di diverse fasce di reddito: “Certamente mi ha colpito la partecipazione pressoché totale di un po’ tutte le classi sociali. Ho visto che in questi moti di piazza, queste partecipazioni di protesta contro il potere corrotto, c’è stata una partecipazione globale, quasi totale. Sono scese in piazza a protestare anche persone che guadagnavano bene”.
Ovviamente Ucraina e Italia sono paesi completamente diversi. Gli chiedo quali sono queste differenze. Come architetto, Boatelli risponde professionalmente: “In Italia tutto è abbastanza inquadrato, abbastanza regolare. Non ci sono intoppi. Possono esserci ritardi nelle consegne, nei pagamenti, cose del genere, ma ci si sente abbastanza al sicuro.”
E com'è qui, chiedo, con l'amarezza in gola? Qui, dice, “devi prendere le misure all’inizio, devi stare molto attento”.
Allo stesso tempo, ammette che il lavoro a Kiev ha i suoi lati positivi: “Non parlo dell’Ucraina in generale, ma almeno Kiev è una città molto grande, qui puoi ricavarti più spazio. Io ho sempre vissuto e lavorato in città piccole in Italia, Desenzano e Mantova, abbastanza chiuse per i professionisti in realtà”.
E come vede la differenza tra la gente? “In realtà, non c’è molta differenza nei gusti degli ucraini e degli italiani, se parliamo delle classi abbienti”. Gli sembra che “in generale l’Ucraina sia come l’Italia di trenta anni fa, c’è un forte senso della famiglia”.
Ma quello che balza molto agli occhi in Ucraina è l'ostentazione. Molti tendono a mettere in mostra la ricchezza: “In Italia meno. Se parliamo della classe abbiente, c’è la tendenza a nascondere, mentre qui si cerca di far risplendere il proprio status. Questa la differenza sostanziale”.
Boatelli è anche sorpreso della solidarietà tra ucraini: “Una cosa che mi ha stupito è un sentimento di amicizia, quando qualcuno è in difficoltà lo si aiuta subito. Una difficoltà economica o di salute, quando una persona deve affrontare un’operazione importante ad esempio. Mentre in Italia persino i parenti spesso non ti aiutano quando sei in difficoltà”
A dire il vero, io non me ne sono mai accorto ma lui, come straniero, ha la sua percezione. Ed è bello ascoltarla. Non potevamo non parlare della situazione nell'Est del Paese, dove i separatisti, aiutati da Mosca, conducono una guerra contro il governo. Qui Boatelli elogia una caratteristica nazionale positiva: “Una cosa molto apprezzabile è che l’ucraino ha una mentalità molto positiva. Quindi anche nei momenti difficili non si lamenta, agisce, cerca di riprendersi. Vedo molte persone che si sono trasferite a Kiev dall’Est e dal Sudest. Profughi. Hanno perso tutto, però raramente si vedono disperati. Sono molto pragmatici, vanno avanti, agiscono, fanno delle cose per migliorare la situazione che adesso è difficile, cercano di rifarsi, di rimettersi in piedi”.
L'Ucraina per molti secoli è stata divisa tra due grandi imperialismi, quello austroungarico e quello russo, e questa è la ragione della differenza di mentalità nelle diverse parti del Paese. È della stessa idea anche Boatelli: “L’impressione che ho ricavato è sicuramente di una diversità culturale. Questo lo si vede passeggiando nelle città. La differenza è evidente fra Ivano-Frankivsk e Leopoli da una parte, Artjomivsk e Kostjantynivka dall’altra”.
Nelle regioni orientali, naturalmente, le tracce dell'Unione sovietica si sentono con maggiore forza. “A Kamjanec-Podilsky, ad esempio, il lascito dell’Unione Sovietica è piuttosto evidente. Almeno per quanto riguarda le poche persone con cui ho avuto a che fare. La tradizione sovietica si riflette nell’architettura, nell’urbanistica, e anche la mentalità è di stampo sovietico”.
Parlando di Kiev come architetto, Boatelli mette l'accento sulla diversità tra centro e periferia: “Kiev è una città estremamente mitteleuropea, una città interessante, non è molto diversa da Praga”.
E per quanto concerne le periferie, è stato spiacevolmente sorpreso già quando le ha viste dal finestrino dell'aereo: “Ho visto edifici enormi, assolutamente privi di una ricerca architettonica, mentre in Italia fuori città prevalgono case private”.
Lo stile “barakko”, gli chiedo? Un amico ingegnere chiama così, per scherzo, la tipica costruzione sovietica (dalla parola “barak”, baracca, in contrasto con il sublime stile “barokko”, barocco). “Esattamente, lo stile barakko” sorride.
Il ritmo di vita a Kiev a Boatelli sembra pazzesco. In realtà perché in Italia viveva in una città non molto grande: “La mia impressione di Kiev è che è una città molto grande, dove la gente vive in un modo molto frenetico, senza mai fermarsi, sempre al telefono o di corsa”.
Lasciando da parte le domande professionali, e passando a quelle esistenziali, di cosa si sente la mancanza: “Mio fratello, i miei amici. Ma vedo tutto in un'ottica normale, posso tornare per qualche tempo quando voglio”. Poi sospira: “Forse una buona pizza, ma non troppo. La cucina ucraina mi piace molto, il boršč, come lo fa mia moglie, i varenyky, i golubci”.
Agli ucraini non piace quando all'estero li chiamano russi. Perché succede?
“Non fanno distinzione fra Ucraina e Russia forse per ignoranza. Per esempio, ci sono italiani che continuano a chiamare la Repubblica Ceca e Slovacchia Cecoslovacchia. Una cosa abbastanza strana. Molti sono abituati a dire che tutti gli abitanti delle repubbliche ex sovietiche sono russi, e non fanno distinzione fra Ucraina e Russia”.
Purtroppo bisogna dargli ragione. I separatisti non hanno vinto la guerra contro il governo, ma hanno vinto la guerra dell'informazione.

Traduzione di Antonio Armano