L’inganno delle parole è il titolo del reading teatrale su testo scritto da Gaetano Savatteri in collaborazione con l’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, che è stato presentato in anteprima nazionale durante la settima edizione di Trame. Festival dei libri sulle mafie (21-25 giugno). Nel testo, sotto forma di monologo e con la straordinaria interpretazione di Lina Sastri, prendono corpo e suono le parole che la mafia ha rubato alla nostra lingua per essere funzionali ai suoi scopi. La mafia ci ha sottratto anche le parole come ‘amico’, ‘famiglia’, ‘onore’, ‘rispetto’, realizzando nel nostro Paese un danno culturale enorme.

Le parole sono quelle di una madre, che racconta e descrive quello che sembra un normale quadro familiare, caratterizzato ogni tanto da qualche litigio e alcune incomprensioni domestiche, ma niente di più: la madre Ninetta, il marito Salvatore, detto Totò, e i due figli, uno più grande e l’altro ancora piccirillo. In realtà, il racconto sviscerato da Ninetta ci porta dentro un dramma molto profondo che riguarda la famiglia e la società in cui vivono: lei, che è anche maestra – come sottolinea più volte il marito nei loro discorsi; si è diplomata alle magistrali e ha sempre amato sfogliare e leggere il Vocabolario – ha insegnato e trasmesso al figlio maggiore le parole rubate dalla mafia, come le chiedeva il marito. ‘Famiglia’ è diventata la famiglia in accezione mafiosa; ‘onore’ e ‘rispetto’ sono tributati agli uomini affiliati a uno dei diversi clan, a cui sono legati da un giuramento che li impegna a difendere l’onore comune e a sparare quando serve.

Intanto il figlio maggiore cresce: va a scuola, prende la cresima, ma anche in questa circostanza la parola ‘padrino’ nasconde un altro significato, quello mafioso; Ninetta vorrebbe pronunciarla davanti al parroco, ma il marito la distoglie da questo proposito. La madre allora vorrebbe gridare e denunciare l’inganno di questo mondo; lei non lo vuole più alimentare con le parole deviate: internamente la sua coscienza prende le distanze dal mondo e dalle parole del marito Totò, che inizialmente aveva difeso e del quale  ricordava come non le avesse mai fatto mancare niente.

L’epilogo tragico manifesta tutta la disperazione di Ninetta, che vede il figlio maggiore morire a causa dell’educazione ricevuta e di quelle parole alterate dalla cultura mafiosa, che lei stessa gli aveva insegnato fin da piccolo e che lui ha messo in pratica nella società e nel vivere quotidiano.

In lei però nasce una profonda esigenza di riscatto e cambiamento, che parte dalle parole e dalla ricerca del loro autentico significato contenuto in quel Vocabolario che amava tanto leggere e che recupera affannosamente nella casa dei genitori. Prima d’istinto, poi consapevolmente matura la decisione di salvare il figlio piccolo attraverso le parole, sottraendolo al destino che lo attende e che ormai aveva segnato per sempre il figlio maggiore. Ora a suo figlio vuole insegnare «parole di libertà, parole per vivere e non per morire... parole per volare...».

L’inganno delle parole

letture di Lina Sastri

testo di Gaetano Savatteri

musiche originali di Francesco Scaramuzzino

regia di Giuseppe Dipasquale

produzione originale per Trame Festival

in collaborazione con l’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani