Lasciate si inizi parlando di ricordi dal passato, della luce morbida nelle soffitte, della poesia nell'aprire un baule, un diario, della polvere che sembra nebbia; lo so, fa starnutire ma aiuta a trascendere. Quella nostalgia nello scoprire un avo, trovare un suo scritto, scrutarlo in una foto da annusare come farebbe un animale che fiuti il codice genetico: c'è una sbavatura di caffè o forse è tè o forse chissà. Sorride, si specchia in noi con quella smorfia bonaria e solenne che ricambiamo. Chi vi scrive ha passato giornate intere a trascendere e starnutire sviluppando due forme morbose: l'allergia agli acari e un vago “spleen degli artisti”: la malinconia.
Lasciate ci si chieda cosa resterà di noi in futuro. Noi sommersi da mail che, ci si augura, nessuno rileggerà mai, esecutori di filmini domestici, produttori di un enorme quotidiano fotografico, vincolati da dispositivi artificiali fragili più della scatola di scarpe usata dalla nonna per riporre i ricordi. Ma anche generatori di documenti riproducibili all'infinito, condivisibili. Il nostro avo avrà scritto una cosa di cui si pentì o posato per delle foto osé con colei che andò poi in sposa al cognato, gli bastò distruggere un solo foglio per tramandare di se un ricordo casto e rassicurante.
Ma entriamo nello specifico. Non prestiamo attenzione nel conservare e al contempo troppo di noi è recuperabile, un aspetto controverso. Provate a pensare da quanto non stampate una foto, una lettera, un ricordo; a quanti computer e cellulari avete posseduto e se siete riusciti a trasferire i dati contenuti prima di accantonarli. Considerate i floppy disk ma anche gli ormai desueti cd che avete riempito, le foto, filmati e messaggi intrappolati ovunque, il cavo che non trovandolo più rende impossibile ricaricare le batterie, le vecchie password che avete scritto chissà dove e vi impediscono di accedere, quel numero di telefono non copiato. Non avete avuto tempo né mezzi per organizzarvi e così facendo avete perso il controllo della vostra storia.
Quanto durino i dati contenuti nei moderni supporti o in un hard disk non ci è dato ancora sapere con certezza. I sistemi sono come organismi viventi e in quanto tali evolvono, si danneggiano, cambiano linguaggio facendo arretrare quelli che li hanno preceduti, in pochi anni divengono indecifrabili e inaccessibili. Una battaglia contro l'oblio della memoria: di noi potrebbe non restare traccia o viceversa il rischio è che ne resti troppa, ma alle persone sbagliate. Dall'avvento dell'era informatica molti hanno prodotto, senza archiviare con metodo, una generazione di mezzo priva di eredità diretta. A seguire è giunta l'età della condivisione: ci conforta sapere che le nostre immagini verranno conservate nella grande piattaforma Instagram e negli archivi di massa, ma non le potremo più stracciare e questo riguarderà tutto quello che – da un tablet, iPhone o computer qualsiasi – produrremo, inclusi i documenti di testo.
A breve la conservazione di tutte le nostre operazioni informatiche confluirà in un gran calderone planetario. Se correttamente conservato, il materiale digitale vanta enormi vantaggi su qualunque sistema analogico: può essere duplicato all'infinito senza alcun degrado né differenza tra originale e copia, permette di conservare lo stesso archivio contemporaneamente in più posti, che è davvero l'unica garanzia sulla conservazione del materiale. Molti portali sono impegnati nell'offrire l'opportunità di acquistare spazi di memorizzazione, in modo che i nostri dati siano accessibili sempre e ovunque, mentre alcune case produttrici stanno perseguendo il loro intento di eliminare i lettori ottici dai computer portatili; è un ulteriore segno. Una sensazione strana quella di affidare la propria vita privata e professionale ad una banca dati, eppure il futuro che si prospetta sembra sia proprio tutto nei Cloud, nuvole di memoria artificiale dove i nostri documenti confluiscono senza limitazioni di aggiornamenti, perdite o frammentazione. Si tratta della cosiddetta “preservazione digitale”, sistemi in grado di conservare informazioni nel tempo. Un insieme di processi e attività per assicurare non solo l'accesso continuo dell'utente ma anche la salvaguardia dell'eredità scientifica e culturale in formato digitale priva di controparte cartacea. In termini tecnici, tali sistemi consentono anche un continuo aggiornamento dei programmi e dei linguaggi affinché i continui processi tecnologici non ne impediscano l'accesso. http://www.computerweekly.com/feature/Cloud-archive-What-it-is-and-what-types-of-cloud-archive-services-exist
Lo sanno bene i militari di tutto il mondo, preoccupati da potenziali tempeste magnetiche che potrebbero abbattersi sul nostro pianeta mandando in tilt tutti i sistemi informatici. Gli esperti della Nasa avvisano: quest'anno ci sarà un black out globale dei sistemi di telecomunicazione satellitare, causato da un'eruzione solare che provocherà una tempesta magnetica in grado di paralizzare i sistemi di localizzazione GPS, i servizi finanziari, il trasporto aereo e le comunicazioni radio militari. http://www.dailymail.co.uk/sciencetech/article-2191936/Government-adviser-fight-save-Earth-devastating-solar-storms-expected-knock-National-Grid-2013.html
Lo sa bene Corbis, l'agenzia di Seattle che conserva i suoi oltre 100 milioni di immagini e 800 mila video clip in una ex cava calcarea situata a 67 metri di profondità nelle viscere di Iron Mountain, in Pennsylvania. Le preziose teche, trasferite dai palazzi di Manhattan, giacciono ora in una camera di stoccaggio progressivamente ridotta a -20 gradi, temperatura ritenuta ideale per la conservazione a lungo termine dell'archivio poiché consente un degrado 500 volte inferiore di quanto non subìto a New York. http://www.photoarchivenews.com/watch-cbs-tour-the-corbis-archive-inside-iron-mountain/
Sotterraneo anche l'Archivio Segreto Vaticano, un patrimonio formato da oltre 600 fondi archivistici su un arco cronologico di circa dodici secoli, conservato lungo 85 chilometri lineari di scaffalature collocate nel bunker ricavato nel sottosuolo dei Giardini Vaticani.
Cosa fare dunque per proteggere il nostro bagaglio informatico? Bisognerebbe iniziare con l'unificare i tanti dati prodotti, convogliandoli in un unico grosso archivio da organizzare tematicamente. Selezionare, elencare, datare i documenti, siano essi fotografici o di testo. Eliminare quelli che, un giorno, potrebbero dar spettacolo della nostra miseria umana improvvisamente scoperta. Duplicare il catalogo ottenuto in due hard disk separati e controllare che il sistema operativo usato non divenga, nel frattempo, obsoleto. Trasferire il tutto in una memoria esterna, una nuvola che si prenda cura del nostro passato. Fare testamento, non dimenticando di inserire tutte le password utilizzate e una liberatoria per evitare la violazione della privacy da parte degli eredi che vorranno accedere ai dati, augurarsi che nessuna tempesta magnetica o attacco alieno minacci di vanificare tutto. Potreste optare per una lapide hi tech, già in voga nei cimiteri di Giappone e Gran Bretagna, provvista di codice che consente a chiunque possieda uno smartphone di conoscere la storia del compianto, o viceversa, rivendicare la Damnatio memoriae e chiedere di essere cremati con tutti gli hard disk e dispositivi che ci deliziarono in vita, qualcosa resterà comunque in rete ma vi ricorderanno tutti con rispetto. O essere malinconici, scegliere qualche foto e stamparla, scrivere a mano una lettera, comprare un fazzoletto di lino e impregnarlo con qualche goccia del nostro profumo. Recuperare una scatola di scarpe e mettere tutto dentro, augurandoci non venga cestinata, affinché un giorno un nostro pronipote la apra. Diversamente, come disse Roy in Blade Runner, “tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia”. Il che non sempre è uno svantaggio.

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