Smartphone, pc, telecomandi, connessione internet super veloce, tablet e schermi touch screen di ogni genere. I bambini di oggi sono immersi nella tecnologia sin dal primo giorno di vita ed è impensabile tenerli lontano dai dispositivi tecnologici, anzi è impossibile. La realtà fa riflettere: i bambini vengono a contatto con strumenti tecnologici sin da piccoli, passano moltissimo tempo a sfiorare lo schermo, ma per alcuni genitori potrebbe essere un bene dato che quando li usano sono concentrati e silenziosi.
Un recente studio del Joan Ganz Cooney Center della Northern University (USA), “Parenting in a Digital Age” (Essere genitori nell’era digitale), ha analizzato le giornate e le vite di un campione di 2300 genitori di bambini sotto gli otto anni. Alexis R. Lauricella, una degli autori della ricerca, ha osservato che i bambini trascorrono notevoli quantità di tempo con mezzi tecnologici come la televisione, i computer e dispositivi portatili.
La tecnologia mobile è il nuovo “ciucciotto” usato per calmare i bambini: i genitori di oggi hanno una gamma di strumenti a loro disposizione per riportare la calma in famiglia. Dallo studio si evince che i genitori sono più propensi a utilizzare i giocattoli (88%), i libri (79%) e la tv (78%) rispetto ai dispositivi multimediali portatili come smartphone o iPad (37% tra coloro che ne hanno uno) quando hanno bisogno di tenere i bambini occupati.
Il 40% dei bambini, però, ha dei genitori che passano una media di 11 ore al giorno davanti agli schermi dei dispositivi mobili. La maggior parte di questi genitori (80%) molto spesso usano la tv per tenere il loro bambino occupato quando hanno bisogno di fare qualcosa in casa. Molti bambini in queste famiglie (44%) hanno anche la tv in camera da letto e la guardano per una media di 4,5 ore al giorno.
Più della metà dei bambini negli Stati Uniti ha accesso a un iPad, a un dispositivo touch-screen, a un iPhone o simili. Il dato potrebbe spaventare, ma guardiamo anche quello nostrano, che non è da sottovalutare: in Italia il 30% di bambini ha a disposizione uno strumento touch screen tra i cinque e gli otto anni e ci sono ben 40.000 applicazioni scaricabili da iTunes per bambini a partire da tre anni. Ci sono bambini piccolissimi che hanno la medesima familiarità con il touch screen di un ventenne (un adulto probabilmente è in difficoltà quando deve scrivere un sms con lo stesso strumento). La familiarità dei bambini con gli strumenti dell’information technology crea quello che i sociologi hanno definito il “digital divide domestico”, dove i piccoli sanno fare e sanno utilizzare e i grandi (gli immigrati digitali) si sentono smarriti e spesso spaventati dall’innovazione che entra con forza nelle case.
Alcuni genitori hanno raccontato che i loro bambini erano capaci di muovere il dito sullo schermo e cambiare pagine già dai nove mesi di vita, e a volte anche prima. E i genitori, nonostante a volte si sentano in colpa, sono ben contenti di riportare la pace in casa, magari affidando la compagnia del proprio bambino a un tablet.
Gli iPad e dispositivi simili permettono ai bambini di interagire con la tecnologia molto prima rispetto al passato. Dita molto piccole, che non sono ancora abbastanza grandi e forti per afferrare un mouse o per  utilizzare una console per videogiochi, possono navigare con agilità sul touch screen di un tablet o di uno smartphone.
La paura di molti genitori è che i loro figli possano diventare più sedentari e pigri, e gli studiosi non hanno ancora documentato con precisione cosa accade al cervello del bambino dopo un uso così precoce e prolungato di schermi e dispositivi tecnologici. Il cervello si sviluppa più velocemente durante i primi anni di vita del bambino: alla nascita, il cervello umano ha già formato circa 2500 sinapsi. Questo numero cresce fino a circa 15.000 per cellula cerebrale all'età di tre anni. Negli anni successivi, il numero diminuisce. L’esposizione continuata a tv e altri dispositivi crea col tempo problemi, ma non sono state ancora trovate correlazioni tanto forti da elaborare una teoria, anche perché gli studiosi si basano su osservazioni della vita reale e non su esperimenti in laboratorio.
I nativi digitali (così li ha definiti Paolo Ferri nel suo famoso libro), cresciuti a pane e tablet, ormai sono dotati di un cervello comunque più percettivo, ricettivo e meno simbolico rispetto a quello dei loro genitori o dei loro fratelli più grandi, magari nati prima del 2000. Sono bambini o ragazzini multitasking, in grado, cioè, di distribuire l'attenzione su quattro-cinque dispositivi allo stesso tempo: studiano, ascoltano la musica, rispondono agli sms e guardano Facebook sul pc, senza nessuna difficoltà. Per i giovanissimi tutto deve essere interattivo, veloce, ed è proprio il loro cervello a richiederlo. Mentre i genitori leggono ancora il vetusto libretto delle istruzioni, i bambini apprendono facendo, capiscono come funziona un nuovo oggetto usandolo, giocandoci, provando e riprovando.
Il tablet e lo smartphone servono al bambino prevalentemente per giocare, comunicare e socializzare abitando gli spazi virtuali dei social networks. Anche se per loro sono una sorta di salvagente, i genitori dovrebbero forse vigilare sull'uso che del dispositivo viene fatto, non per impedirlo ma per suggerire le modalità di utilizzo. In alcuni casi poi potrebbe essere utile limitare il tempo che i bambini dedicano ai touch screen e ai social network e ricordare loro la differenza che esiste tra la realtà della vita sociale e quella virtuale.

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