Dieci episodi da 50 minuti, trasmessi negli Stati Uniti a fine agosto e presto disponibili anche da noi: Netflix, (netflix.com), la piattaforma americana di film e serie in streaming, approda in Italia, attesissima, a ottobre. E si porta dietro Narcos, prima grande rivelazione estiva di una stagione “serialmente” piatta, prodotta da Netflix stessa. Con taglio documentaristico, il regista José Padilha (Orso d'oro a Berlino nel 2008 con Tropa de elite - Gli squadroni della morte) catapulta lo spettatore nei traffici illeciti del cartello di Medellín, Colombia. Incolla allo schermo il Pablo Escobar interpretato da Wagner Moura (eccezionalmente imbolsito e panciuto per donare una caratterizzazione fedelissima al personaggio), diventato uno degli uomini più ricchi del mondo grazie al business internazionale della cocaina, un impero costruito sulla facile corruzione: forze dell’ordine, stampa, funzionari, politici, bambini sicari, Pablo si compra tutti. E chi non ha un prezzo, si gioca la vita.

Fiore all’occhiello di Narcos, la narrazione in voice-over fatta dall’agente della Dea Steve Murphy (catapultato da Miami e per tutta la stagione sul punto di catturare il narcotrafficante e smantellarne il contrabbando al fianco del compagno Javier Peña) e i dialoghi sudamericani lasciati con grande perizia rigorosamente in spagnolo, che nulla tolgono alla comprensibilità e tanto regalano in verosimiglianza. La storia ha inizio nella Bogotà del 1989, e poi torna a ritroso nel tempo attraverso gli anni '70 e '80. Temi centrali, non i truci delitti - quelli li sentiamo solo raccontati sullo sfondo - ma le retate sventate per un soffio, la lotta dei criminali all’estradizione negli Stati Uniti, la campagna politica di Escobar, all’apice della sua potenza, per guidare il Paese. Quando i soldi non bastano più, l’obiettivo è un seggio in Parlamento. Figure fondamentali in una narrazione di soli uomini, spiccano per carisma e magistrali doti attoriali le tre donne di Pablo: la madre chioccia, la moglie fedele, la seducente amante reporter. Fiction, racconto, immagini e video di repertorio sono i tre piani che, intrecciandosi alla perfezione, fanno di Narcos un piccolo capolavoro, che non cade mai nel già visto, nonostante il soggetto sia stato trattato decine di volte sul piccolo e grande schermo. Neanche a dirlo, la serie è già stata rinnovata. E mentre ancora impazza il revival del re della droga, il figlio Juan Pablo, onesto architetto, risponde con una biografia che, se nelle intenzioni vuole essere una pedissequa ricostruzione tra amore e severo giudizio morale, di fatto alimenta il fascino morboso di ogni vicenda criminale. Nel libro Pablo, mi padre non mancano episodi come i due milioni di dollari in banconote bruciati dal boss per riscaldare amorevolmente la sorella minore nel bel mezzo di una fuga. A 22 anni dalla sua morte (avvenuta nel 1993), la rocambolesca esistenza di Pablo Escobar resuscita.