Venezia, Cartoons on the bay. Edizione numero 17, dal Mar Ligure di Rapallo, che l’ospitava in passato, si è passati all'Adriatico, in Laguna, in una città magica che, non a caso, si dice in città, è stata letteralmente disegnata da chi mandava i suoi a spiarla dai campanili e da pertiche issate su imbarcazioni perché architetti e dogi potessero immaginarla e realizzarla.

Forse questo festival dell'animazione organizzato dalla Rai e diretto da Roberto Genovesi - uno che negli ultimi anni ha impresso una forte vocazione internazionale e crossmediale a un'iniziativa unica nel suo genere - ha trovato una sede davvero adatta alle sue ambizioni. Tanto che il numero uno della direzione commerciale Rai Luigi De Siervo non ha esitato a confermarla anche per il prossimo anno.

Qui, in una cornice come Palazzo Labia, è stato possibile scoprire i videogame del futuro, linguaggio visivo e ludico tra i più innovativi e di rottura, unendo in sé sperimentazione tecnica e interazione, e parlare con Guillermo Mordillo, che in fondo con le sue geniali e ironiche opere mute e la sua vocazione giocosa - chi di voi non si è rotto la testa con uno dei "suoi" puzzle? - ha aperto la strada a questa strada ibrida e fertile. Un dialogo continuo tra tempi e modi di un’arte in continuo divenire, perfettamente intuiti da un’iniziativa come questa.

In tre giorni si è visto il futuro - tanti progetti giudicati proprio dall'autore argentino e dal genio italiano Bruno Bozzetto (il nostro preferito? Clandestini, storia di topi e di ingiustizie) -, e il presente di chi guarda indietro per andare avanti, come il premiato Kiki of Montparnasse che rende moderni e affascinanti i lontani anni '20. Senza mai, ovviamente, trascurare l'industria e il mercato. L'animazione, l'abbiamo visto con la caduta del monopolio Disney e la rivoluzione artistica e strutturale della Pixar, è forse il luogo della Settima Arte che ha meglio saputo accettare la sfida della modernità. Ai grandissimi come Miyazaki, alla solidità narrativa della Dreamworks, al pullulare di studi importanti cresciuti a livello internazionale nelle ultime stagioni, si è affiancata una produzione periferica finalmente non più locale (dal vivacissimo Belgio alla napoletana Mad, factory giovane e covo di talenti eclettici). La cosa più interessante di Cartoons on the bay, forse, sta proprio nel dare spazio a tutti. Dal colosso Straffi, con le sue Winx, al sorprendente lavoro che viene dall'Ucraina, Metro: Last Light, ben più di un gioco.

Non solo Wall-E, dunque. E neanche il canadese Nut Jobs, anteprima importante di quest’anno tenutasi al Multisala Rossini ma forse anche una delle proposte più deboli della rassegna.

L'importanza di Cartoons on the Bay sta in una rialfabetizzazione di addetti ai lavori, appassionati e pubblico, e nel ricordare che il talento passa anche per un ritorno al passato, come dimostra la presenza di un 2D tanto vitale da essere prevaricante rispetto allo specchietto per le allodole della tridimensionalità, ma pure da uno sguardo serio e complesso verso ciò che abbiamo davanti, senza pregiudizi "luddisti" o difesa di posizioni anacronistiche.

In un paese, quindi, che spesso con i festival cura interessi limitati alla convenienza di piccoli potentati politici, geografici e persino artistici, qui ci si trova di fronte chi ha il desiderio, anzi l'obiettivo di guardare e forse persino guidare la crescita di un settore che non sembra conoscere crisi. Creativa e persino economica, visto che la tecnologia ha, nei limiti del possibile, democratizzato l'animazione.