Intervista a Gianandrea Noseda

La musica è entrata nella sua vita con leggerezza.

«Mio padre dirigeva un coro di montagna, in casa c’era un pianoforte verticale, ho iniziato da piccolo giocando con la tastiera» racconta Gianandrea Noseda. Fra i più apprezzati direttori d’orchestra del mondo, nato a Milano nel 1964, si è diplomato al Conservatorio Verdi della sua città. Capace di letture intelligenti, profonde e sensibili, il maestro ha lasciato, dopo undici anni, la direzione musicale del Regio di Torino, incarico che aveva ricoperto con passione, valorizzando l’orchestra e il teatro con nuove produzioni e importanti tournée all’estero. Attualmente è direttore ospite principale della London Symphony Orchestra e direttore musicale della National Symphony Orchestra al Kennedy Center di Washington. L’abbiamo incontrato a Verbier, cittadina montana nel Vallese Svizzero, a pochi chilometri dal Gran San Bernardo, dove si è tenuto uno dei più prestigiosi festival musicali estivi europei.

Maestro, il suo nome è conosciuto in tutto il mondo, forse più all’estero che in Italia.

Non so. Il riconoscimento fa piacere, ma conosco le responsabilità di un musicista. Cerco sempre di essere me stesso, di fare ogni volta meglio. Sono grato alle persone che vengono ad ascoltarmi, parte attiva di ogni mio concerto.

Dirige orchestre italiane e straniere. Trova differenze?

No, non più. Negli ultimi vent’anni le orchestre del nostro Paese sono cresciute, oggi si equivalgono a quelle che incontro ogni volta che dirigo all’estero. Le nostre orchestre hanno acquisito disciplina e qualità artistica: siamo tutti giocatori in un campionato globale. Se vuoi farti ascoltare devi attestarti su un livello altissimo.

E fra il pubblico?

Ormai è un pubblico globale, sempre connesso, distratto, portato a prestare attenzione per poco, il tempo di una breve notizia. Ma non si può cambiare la durata di una sinfonia. Uno dei compiti della musica è aiutare le persone a riappropriarsi del proprio tempo.

Come sarà il pubblico del futuro?

Se fai ascoltare musica classica a un bambino molto piccolo, la segue, si emoziona, non ha preconcetti; solo crescendo diventa conformista e si adegua a ciò che ascoltano gli altri. Oggi più che mai la musica sinfonica, cameristica deve andare nelle piazze, nelle strade, nei luoghi, spesso anonimi, in cui la gente vive, non si deve pensare di dirigere solo nelle sale dall’acustica perfetta. Mi sono formato negli anni in cui Claudio Abbado portava l’Orchestra del Teatro alla Scala ovunque, ho avuto l’occasione di ascoltarlo dirigere in un cinema di Sesto San Giovanni, periferia di Milano, dove sono cresciuto. Tutti devono capire che senza la grande musica la vita è triste, noiosa e meno colorata.

Si è formato con Valerij Gergiev_, Donato Renzetti, Myung-whun Chung. Cosa crede d’aver ricevuto da ognuno di loro?_

Dal maestro Renzetti una coscienza tecnica chiara, netta e inequivocabile, dal maestro Chung ho imparato come dirigere l’energia e come direzionarla all’interno di un pezzo, dal maestro Gergiev come rendere concreto nell’orchestra il suono che hai in mente.

Ha un repertorio molto vasto. A quali gli autori si sente più affine?

Mi hanno sempre interessato i compositori vissuti nei periodi di passaggio dal classicismo al romanticismo, tardoromanticismo, decadentismo, primo impressionismo. Sono affascinato dai compositori che, dopo la seconda guerra mondiale, sono passati da una struttura seriale, dodecafonica, a una composizione più strutturale. I momenti di transizione della storia stimolano i musicisti a scovare delle risposte, non delle soluzioni. Stiamo vivendo un momento di grande trasformazione, bisogna porre attenzione ai compositori contemporanei, possono darci delle indicazioni. I compositori dei momenti di passaggio sono i miei eroi: Beethoven, Mahler, Šostakovič, Prokof´ev e tantissimi altri.

Ha interrotto la sua collaborazione con il Regio di Torino. Come vuole ricordarla?

Sono stati anni intensi, in cui ho avuto l’impressione che tutti, nel teatro, fossero presi dal fuoco della qualità, dell’arte. È stata un’avventura entusiasmante, ma si è conclusa. Resta la bellezza di tutto ciò che abbiamo fatto insieme, sempre di grandissima qualità.

Nell’ambito della rassegna MITO-Settembre Musica (Milano e Torino, dal 3 al 19 settembre 2018) il maestro Giandrea Noseda dirigerà la Filarmonica Teatro Regio Torino il 16 settembre alle ore 21 al Teatro Regio. In programma “Valzer”, musiche di Johann Strauss figlio, Maurice Ravel, Richard Strauss (www.mitosettembremusica.it).

Crediti immagine: MITO SettembreMusica. Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)

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