Eccolo lì Plutone, l'ultimo pianeta (per meglio dire pianeta nano) del nostro Sistema Solare ad essere stato esplorato. Mancava solo lui, dopo Mercurio, Venere, Marte, Giove, Saturno, Urano e Nettuno. Dopo ben 50 anni una sonda (quindi un oggetto inviato dalla Terra) è riuscita a sorvolare - anche se solo per una manciata di minuti (per la precisione due ore e mezzo) - Plutone, scoperto nel 1930 e declassato a pianeta nano nel 2006 con il nome 134340 Pluto. A compiere questa straordinaria missione è stata la sonda New Horizons della NASA, lanciata ben nove anni fa (19 gennaio 2006), dalla base di Cape Canaveral, in Florida, con il razzo Lockheed Martin Atlas V, dopo due tentativi andati a vuoto. Il viaggio è stato lungo (quasi 32 unità astronomiche) e pieno di ostacoli: la sonda è arrivata a destinazione oggi alle 13:49, ora italiana.

In questi 150 minuti New Horizons ha inviato a Terra (ci voglio 4 ore e mezza per comunicare con Plutone) dati sulla composizione dell'atmosfera e sul suo comportamento, oltre che sulla superficie, su come l'atmosfera interagisce con il vento solare. Per fare questo, New Horizons è stata caricata con payload di sette strumenti scientifici: Ralph: un imager e spettrografo nel visibile e nell'infrarosso (utile per le mappe termiche); Alice: uno spettrografo nell'ultravioletto (per analizzare la composizione e la struttura dell'atmosfera di Plutone e cercare atmosfere intorno a Caronte e agli oggetti nella fascia di Kuiper); REX (Radio Science Experiment): la composizione atmosferica; LORRI (Long Range Reconnaissance Imager): è una macchina fotografica telescopica; SWAP (Solar Wind Around Pluto): uno spettrometro al plasma per studiare l'interazione di Plutone con il vento solare; PEPSSI (Pluto Energetic Particle Spectrometer Science Investigation): spettrometro che misura la composizione e la densità del plasma (ioni) che sfugge all'atmosfera di Plutone; SDC (Student Dust Counter): strumento costruito e gestito dagli studenti per misurare la polvere stellare e per preparare New Horizons al suo viaggio attraverso il Sistema solare. I primi dati verranno raccolti dai tecnici che lavorano al Canberra Deep Space Communication Complex (CDSCC) del CSIRO - in Australia -, il quali poi manderanno l'immagine direttamente al Jet Propulsion Laboratory (JPL) della NASA.

Dopo il lancio del 2006, la sonda è arrivata nel febbraio del 2007 vicino Giove dove ha ricevuto una forte spinta gravitazionale. Arrivata su Plutone, la sonda ha studiato e continuerà ad osservare il sistema di lune di Plutone. Se la NASA dovesse approvare un'estensione della missione, il veicolo spaziale potrebbe andare anche più lontano, inoltrandosi nella Fascia di Kuiper per esaminare uno o due dei mondi ghiacciati in questa regione a miliardi di miglia oltre l'orbita di Nettuno. New Horizons è stata progettata, appunto, per studiare i corpi transnettuniani, tra cui proprio Plutone e le sue cinque lune (Caronte - con cui Plutone forma un sistema binario -, Notte e Idra - i due satelliti dalla forma schiacciata -, Cerbero e Stige). Plutone e Caronte non appartengono né alla categoria dei corpi rocciosi interni (Terra, Marte, Venere e Mercurio) né a quella dei giganti gassosi esterni (Giove, Saturno, Urano e Nettuno), bensì sono stati catalogati come nani di ghiaccio. Questi oggetti hanno superfici solide ma, a differenza dei pianeti terrestri, una parte significativa della loro massa consiste in materiale ghiacciato. Uno sguardo ravvicinato al pianeta nano e alle sue lune permette di raccontare una storia incredibile sulle origini del Sistema Solare.

Il 14 luglio (giorno della presa della Bastiglia) segna l'ennesimo successo della NASA, che entra di diritto nei libri di storia, anche perché gli Stati Uniti (proprio con questa sonda) sono il primo Paese al mondo ad aver esplorato tutti i pianeti del Sistema solare. In mezzo secolo, da quando cioè arrivò la prima foto da Marte (presa dal Mariner 4 nel luglio 1965) di passi in avanti ne sono stati fatti molti. Abbiamo studiato e sorvolato (e a volte anche toccato) tutti i pianeti che conosciamo, oltre che estendere la nostra conoscenza anche ai corpi minori, come lune, asteroidi e comete (pensiamo alla 67P/Churyumov–Gerasimenko che seguiamo in diretta grazie alla sonda tutta europea Rosetta). Le foto di New Horizons che arriveranno nelle prossime ore e giorni conterranno 5.000 volte più dati rispetto a quelle scattate da Mariner 4.

Immagine: NASA