Un altro inverno è passato tra le case di Roscigno Vecchia, paese colpito e affondato da una frana gigantesca nel cuore del Parco del Cilento e del Vallo di Diano (divenuto patrimonio UNESCO nel 1998). Chiamato “il paese che cammina” o “la Pompei del Novecento”, questo borgo antico dal fascino poeticamente decadente fu evacuato agli inizi del Novecento: la popolazione dovette lasciare le proprie case e ricostruirle qualche chilometro più a monte, dove fu fondata la nuova cittadina. Nessuno però se ne andò via del tutto: nel piccolo, pericolante centro storico rimasero i ricordi e le radici degli ex abitanti, insieme alla promessa di non abbandonarlo al suo destino.
Da allora il borgo si ostina imperterrito a sopravvivere, accogliendo in ogni stagione incontri, attività ed eventi promossi dalla pro loco e da varie associazioni locali. Sagre dedicate alla dieta mediterranea, raduni di auto d’epoca, rimpatriate di ex roscignoli provenienti dagli Stati Uniti, tornei di carte, mercatini agro-alimentari, premi per studenti: ogni pretesto è buono per recarsi a Roscigno Vecchia, un grappolo di case sette-ottocentesche dai bei portali in pietra cilentana che circondano l’ampia piazza con la fontana, la chiesa settecentesca e maestosi esemplari di platani secolari.
Edifici e iniziative sono in bilico tra un fenomeno franoso di imponente entità e la ferrea volontà a non arrendersi: se qui si apre una crepa, là si inaugura un museo di storia contadina; se un muro minaccia il crollo, altrove si ripristina una bottega; se tutto suggerisce di andarsene e lasciar perdere, la caparbietà propone nuove idee, destinate ad attrarre altri viaggiatori, altri curiosi, altri abitanti per un giorno.
Roscigno Vecchia, del resto, sa provocare a chi la visita emozioni intense, a volte contrastanti: l’atmosfera, ferma almeno a un secolo fa, seduce per le sue suggestioni autenticamente retrò lasciando spazio alla malinconia per un destino scritto da tempo. Anche la rabbia si impone a tratti, specialmente quando, sbirciando dalle fratture del portone in legno, si guardano in faccia gli effetti di un trafugamento scellerato ai danni della chiesa, che è stata depredata perfino della pavimentazione.
Su tutto regna, però, uno stupore garbato, che si alimenta a ogni scoperta. Si può visitare il Museo della civiltà contadina, allestito in sei sale appartenenti all’ex municipio e all’ex canonica: il percorso si snoda nello spazio e nel tempo, ripercorrendo le maggiori attività della vita quotidiana di secoli fa (ogni sala presenta utensili, fotografie storiche e testimonianze varie sulla viticoltura, l’olivicoltura, l’allevamento, l’attività casearia, la lavorazione dei campi e della lana, la coltura del grano). Si può scoprire la bottega di un fabbro, dove non è davvero difficile immaginare l’artigiano al lavoro e il suono cadenzato dei colpi di martello sull’incudine. Oppure, si può entrare nella cucina e nella camera da letto di una casa di allora, percorrendo pavimenti obliqui e ripide scale.
Il borgo sorprende anche per l’architettura, un esempio ben conservato dell’abilità costruttiva locale: osservando i palazzotti e gli edifici si notano balconcini in ferro battuto, portali lavorati, cornici decorative, muri in pietra viva. E ancora: chi vuole può intrattenersi con l’unico abitante, e abile cicerone, del posto: un uomo che - a dispetto dei molti moniti e divieti - ha deciso di vivere qui, circondato dal silenzio di un paese che ha saputo trasformare la propria fine in una paradossale, precaria stabilità.
Roscigno Vecchia merita un sopralluogo anche per il contesto tutto intorno: il Cilento è terra generosa, capace di offrire un ricco vocabolario di esperienze, tutte genuine. Gli appassionati di archeologia possono recarsi sul monte Pruno alla scoperta dei resti di una necropoli risalente al VII-III secolo a.C. Boschi e sentieri attendono sportivi e amanti della natura, ai quali il territorio dedica una proposta infinita di percorsi trekking, passeggiate a cavallo, escursioni suggestive tra cascate, inghiottitoi e fiumi poderosi (tra le altre, si segnala quella alle Gole del Sammaro, un luogo di inattesa bellezza a poca distanza dal paese). I più golosi possono, infine, trovare pane per i loro denti, apprezzando cordialità ed eccellenze del territorio nelle ottime osterie dei dintorni.
È per questo, e per molto altro, che il cuore di Roscigno Vecchia continua a battere, attirando da ogni parte del mondo gli amanti del Bel Paese e dei suoi luoghi erroneamente definiti “minori”.

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