Il primo singolo dei Solomon Grey spunta in rete verso la fine del 2012, senza alcuna informazione aggiuntiva circa la band.
L’anno seguente, distribuiti dall’etichetta Black Wonder, continuano a mantenersi nell’ombra, nessuno conosce il loro volto.
Non compaiono neppure nel videoclip di Firechild, dove il protagonista unico è Andre Royo (che interpreta Reginald ‘Bubbles’ Cousins nella serie tv The Wire).
Come più tardi hanno svelato (insieme ai nomi: Joe Wilson e Tom Kingston), l’identità nascosta ha permesso loro di focalizzare l’attenzione sul suono, senza distrazioni che incrinassero l’atmosfera costruita in quattro anni di studio e ricerca.
Un periodo di riflessione necessario per creare qualcosa che non fosse volatile, destinato a un rapido deperimento.
Attraverso un percorso di sacrifici e fatica, con umiltà e pazienza, sono giunti a firmare la colonna sonora dell’adattamento televisivo del romanzo The Casual Vacancy di J.K. Rowling (già autrice della saga di Harry Potter), prodotto in tre episodi dall’emittente britannica BBC.
Si sono conosciuti a Oxford e lasciamo che sia Joe - col quale abbiamo scambiato due chiacchiere - a raccontare come tutto ebbe inizio: - “Tom studiava Filosofia, io andavo ancora a scuola. Ci siamo incontrati suonando in una cover band, facevamo del funk, soul e roba così. Eravamo entrambi (stra)presi dalla musica e pronti a fare un tentativo con la composizione. Ancora ci proviamo.”
La musica elettronica è spesso associata a sonorità aggressive ed energiche, o a un ritmo ossessivo. Le loro melodie, pur con un velo di malinconia, sembrano tendere verso sfumature più positive, serene e ricche di suggestioni.
Come descrivereste il vostro panorama sonoro? - “Da un punto di vista tecnico si tratta di molteplici livelli che col tempo sono stati fusi insieme. Noi misceliamo musica classica ed elettronica per sperimentare e cesellare un muro di suono. La cui carica emotiva e sentimentale è messa a nudo ed è lì affinché l’ascoltatore ne sia trasportato. Si suppone che il nostro sound sia esaustivo, ma ci sono particolari che emergono solo dopo averlo ascoltato più e più volte. Passiamo così tanto tempo su melodie e scelte ritmiche che tutto dovrebbe dare una sensazione di natura ambivalente. In tal senso, il risultato va oltre la correttezza formale e ha un proprio equilibrio, come se avesse sempre suonato così.”
Difficile stabilire se la musica dei Solomon Grey segni il ritmo del presente, rivanghi il passato o sia proiettata verso l’avvenire: - “Beh, trascorriamo molto tempo a esplorare il nostro passato. È una componente importante per noi sin dagli esordi. Abbiamo discusso della nostra infanzia, le nostre memorie e quanto ci è rimasto. Il che, a sua volta, fa capolino nel presente, con uno sguardo all’orizzonte futuro. Non sopporteremmo di doverci limitare a una sola delle tre aree e non ci piace chi ne approfondisce una, senza fare riferimento alle altre. Le une sono necessarie alle altre per avere un qualche rilievo. Nel nostro studio, si trovano in genere immagini, fogli e biglietti attaccati alle pareti, completamente ricoperti di appunti. È il nostro modo per immergerci nel mondo che vogliamo esplorare. Di norma, la nostra ricerca copre nello specifico ciascuna di queste aree.”
L’album Dathanna (che è possibile scaricare per intero e gratis dal sito ufficiale) è il risultato di un viaggio d’ispirazione a bordo di uno studio di registrazione mobile, lungo la Wild Atlantic Way d’Irlanda.
Durante questa tratta da nord a sud sulla costa occidentale irlandese, tra l’altro, hanno campionato i suoni del paesaggio e degli abitanti locali: - “Abbiamo catturato di tutto, da cantanti locali, agricoltori e poeti al mare, vento e cavalli. Ogni cosa è tornata utile, anche se poi non è finita nella versione definitiva del pezzo, resta una parte importante per l’ispirazione. Alcuni suoni trovano un’ovvia collocazione, mentre altri non si sa come utilizzarli, ma uscire dallo studio e sperimentare tutto di persona conferisce alla musica profondità e autenticità.”
Il pensiero di Joe Wilson corre a una tappa in particolare: - “Mi ricordo di quella volta che abbiamo registrato un surfista mentre solcava le onde. Fu speciale. Ci trovavamo in prossimità del faro dove Tom e io abbiamo vissuto per un po’ quando abbiamo cominciato a incidere l’album. Ho nuotato in quella baia sin da bambino e tornarci con la squadra e Tom, con io che mostravo loro O’Sullivans, il pub dall’altra parte della baia, e poi giù in spiaggia con due surfisti del posto... È stato davvero emozionante. Alcuni abitanti locali sono scesi per guardarci mentre lavoravamo ed era una così splendida giornata. Abbiamo fissato un microfono sulla punta della tavola e ci siamo messi a osservare dalla spiaggia mentre si immergeva sul filo delle onde. Tom e io abbiamo cominciato a scrivere la traccia (Gorm/Blue) lì per lì, sulla spiaggia, e sapevamo che avrebbe funzionato. È stato proprio speciale fare ritorno nel luogo dove tutto è iniziato.”
È difficile, nonostante i mezzi tecnologici disponibili e pur avendo ben presente il messaggio che si vuole trasmettere, trovare una propria voce (e pubblico) al giorno d’oggi? - “Sì, sì e sì. Devi solo confidare e proseguire la ricerca. Quella voce emergerà ma se rinunci non avrai certo una possibilità. In principio pare di vedere le idee, legami e collegamenti che confluiscono nel suono come un groviglio di cavi dentro il computer scoperchiato. Ma col tempo e una crescente confidenza, diventa istintivo e devi solo aspettare che questo avvenga.”
Per il singolo Electric Baby è stato addirittura prodotto un videoclip interattivo, col quale gli utenti possono combinare i campioni sonori come meglio credono: - “L’idea viene da alcune persone che ci erano state presentate da Google. Loro hanno avuto l’idea e volevano fossimo noi a farci un giro. Siamo assolutamente favorevoli a simili innovazioni tecnologiche ed è meraviglioso dare alla gente nuovi modi per vivere la musica che hai scritto. Ora stiamo giocando con alcune idee tecnologiche per l'album, il che è esaltante, e speriamo di fare ulteriori passi in quella direzione.”
Di cosa parlano esattamente le canzoni Firechild e Last Century Man (entrambe incluse nella mini serie tv The Casual Vacancy)? - “Firechild parla di una persona che riemerge da un momento perduto nel tempo della propria esistenza. Ripercorre la vita trascorsa che conduceva una volta e assapora finalmente l’energia nuova che ha trovato nel fuggire il passato e incitare gli altri a fare lo stesso.” - e prosegue - “Last Century Man riguarda più che altro la propensione della società per l’autodistruzione. Una cultura smarrita nel suo futuro e disconnessa dal suo passato. Si tratta di un commento circa la rotta intrapresa dalla razza umana, a nostro parere senza avere cognizione della vera destinazione.”
Il duo è attivo su diversi canali web e social (Facebook, Twitter, YouTube, Spotify, SoundCloud); non mancano post in cui celebrano le cose reali.
Siete preoccupati o prevenuti nei confronti di una società di consumo sempre più virtuale? - “Sì, questa generazione sta perdendo alcuni dei suoi più importanti valori e peculiarità in favore di un mondo virtuale dove nulla di reale passa di mano e nessuno ha più responsabilità, proprio per la natura amorfa del suo funzionamento. Ma è anche come, in sintesi, un comico di nome Stewart Lee scherza a tal proposito. Lui è un grande, per chi non lo sconoscesse. Maniacalmente acuto.”
Comporre la colonna sonora di The Casual Vacancy dev’essere stato impegnativo. Nella fattispecie, restare in linea con gli sviluppi dell’intreccio narrativo, piuttosto che lasciare spaziare libera l’immaginazione: - “In effetti era quello il nostro timore e così ci siamo mossi prima che le riprese iniziassero. Abbiamo visitato i luoghi del set e incontrato i musicisti locali, registrato il campanile della chiesa situata nella valle dove  si è poi girato le scene. Abbiamo anche catturato i guizzi dei fiumi e dei ballerini locali di Morris. I miei zii vivono lì quindi è stato divertente trasformare la loro abitazione nel nostro campo base per le spedizioni esplorative e sapevamo bene cosa avevamo in mente. Abbiamo scritto svariate demo prima che si cominciasse a filmare, affinché il regista e l’editor utilizzassero la nostra musica al posto di tracce già note (le cosiddette tracce guida), opportunamente modificate. In tal modo, noi abbiamo potuto comporre come volevamo e loro montare i pezzi di sottofondo alla storia come desideravano. Ci siamo sentiti liberi quanto basta, entro i confini che questo tipo di composizione per la TV concede in genere. Abbiamo lavorato a così stretto contatto col direttore e con l’editor da non dover passare la metà del tempo a cercare di convincerli a usare le nostre idee. Definendo un linguaggio col quale operare anziché provare a scandire i passaggi avvalendoci di tracce predefinite.”
Selected Works dei Solomon Grey (pubblicato da Decca il 16 febbraio scorso) è una gemma delicata e sincera; contiene piccoli capolavori come Twilight, Revelations e Miradors e riverbera di rimandi alla migliore tradizione elettronica e ambient (Brian Eno su tutti). Si ascolta da cima a fondo, riproducendo la playlist su YouTube.
Talenti come Joe Wilson e Tom Kingston vanno sostenuti e incoraggiati, anche con un semplice “mi piace” sulla pagina Facebook.

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