Intervista a Marco Goldin

C’è chi lo ama e chi lo avversa, ma il tocco magico di Marco Goldin porta le folle al cospetto dell’arte. In poco più di tre mesi più di duecentomila persone hanno visitato la mostra alla Basilica Palladiana di Vicenza Van Gogh. Tra il grano e il cielo a cura di Goldin_, realizzata da Linea d’ombra, l’organizzazione di grandi mostre da lui stesso fondata nel 1996. 129 opere, di cui 43 quadri e 86 disegni, raramente esposti, provenienti dal Kröller Muller Museum in Olanda e da altri musei e collezioni internazionali per raccontare la vita e l’arte del genio olandese. Le opere in mostra sono affiancate dalle lettere, ritradotte da Silvia Zancanella per l’edizioni Linea d’ombra, in cui Vincent van Gogh (1853-1890) svela la genesi delle sue creazioni_.Immagine 0Vincent van Gogh, Il ponte di Langlois a Arles, 1888 olio su tela, cm 49,5 x 64 Colonia, Wallraf-Richartz-Museum & Fondation Corboud © Rheinisches Bildarchiv Köln

Van Gogh è sempre sinonimo di successo?

Questa non è una mostra sensazionalistica, né, tantomeno, ovvia. Ho dedicato le sezioni principali agli anni della formazione dell’artista, agli esordi pittorici. Il percorso espositivo si intreccia con la vita di van Gogh, le sue lettere avvicinano il visitatore al suo mondo interiore, solo nelle ultime tre sale ci sono quadri celeberrimi.

Ogni sua mostra riesce ad attirare migliaia di visitatori. Qual è la ricetta?

Ho sempre avuto il desiderio di raccontare il mondo attraverso le opere, i pittori. Lo spettatore avverte l’ansia di verità, autenticità di una vita che scorre. Ogni mostra è un racconto, questo approccio accorcia la distanza tra il mondo dell’arte e il grande pubblico, nell’esistenza di un pittore ognuno può ritrovare una parte di sé.

In questi anni come sono cambiate le sue esposizioni?

All’inizio non ero conosciuto, un trentenne di Treviso che bussava alle porte dei grandi musei per avere dei prestiti. Fortunatamente il successo di pubblico è arrivato quasi subito, migliaia di visitatori diventano un ottimo biglietto da visita per ogni museo internazionale. Se uno di questi presta un’opera desidera che sia vista dal maggior numero di persone possibili e io ci sono riuscito. Un altro cambiamento importante è avvenuto durante l’esposizione America al Museo di Santa Giulia a Brescia, in quell’occasione ho introdotto l’idea di mostra-racconto che poi ho continuato affrontando temi come il viaggio, il ritratto, il paesaggio, la notte.

Lei è stato, spesso, attaccato dalla critica proprio per le tematiche, i titoli delle sue esposizioni. Come risponde?

Amo narrare, ma essendo critico d’arte e organizzatore di mostre, il racconto diventa realtà attraverso i quadri che espongo. La proposta delle mie scelte è alta, ho portato in Italia capolavori assoluti. Mi attaccano quando avvicino a El Greco un nudo di Music ma ho sentito elogiare operazioni simili fatte da altri e con quadri minori. Conosco la storia dell’arte, ho studiato e studio ogni giorno ma sono libero, non appartengo a nessun circolo.

Chi sono i visitatori delle vostre mostre?

Il nostro pubblico è composto sia da professori universitari, dirigenti d’azienda, persone di cultura, sia da tanti giovani: alcuni vengono con le scuole, altri da soli o con amici. Ho avvicinato all’arte persone che non erano mai entrate in un museo e di questo sono orgoglioso. Non si deve far scendere la qualità della proposta culturale, ma renderla fruibile a tutti. Ho suggerito autori, capolavori con un linguaggio accessibile a tutti. Ho un pubblico fedele perché non l’ho mai deluso. Centinaia di persone prenotano con mesi d’anticipo le mostre di Linea d’ombra, è un appuntamento annuale.

Come comunicare e pubblicizzare oggi gli eventi?

Ho sempre cercato i miei visitatori, non li ho aspettati. Vado nei teatri, propongo spettacoli con immagini, musicisti, racconto la mostra che vedranno e, tutto questo, crea una relazione. Ho realizzato un film su van Gogh, oggi viene proiettato in mostra e in aprile sarà distribuito in sala da Nexos digital – La grande arte al cinema. La comunicazione va rinnovata a ogni mostra, con nuovi linguaggi.

A che età ha pensato la sua prima mostra?

A ventitré anni, Il segno, l’immagine. Esperienze grafiche nella Marca Trevigiana. Coltivavo un interesse profondo per gli incisori trevigiani e volevo che la mia ricerca diventasse accessibile a tutti, così mi sono trovato degli sponsor, una sede e sono partito. Da subito ho capito che non avrei mai diviso la passione dal lavoro.

Van Gogh. Tra il grano e il cielo, a cura di Marco Goldin, fino all’8 aprile alla Basilica Palladiana di Vicenza. Catalogo Linea d’ombraImmagine 1Vincent van Gogh, Ulivi, 1889 olio su tela, cm 51 x 65,2 Edimburgo, Scottish National Gallery, acquistato nel 1934 © Antonia Reeve

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