Nella cupa e polverosa soffitta di una casa in campagna poco distante da Tolosa, nell'intercapedine muraria aperta per cercare una perdita d'acqua, si assiste ad una cruenta decapitazione: Giuditta, l'eroina biblica, recide la testa del condottiero Oloferne. Tra sangue a fiotti e acqua a catinelle ci sarebbero soldi a palate; il quadro, infatti, sarebbe di Caravaggio e quindi vale più di 100 milioni di euro.

Sembra la trama di un film giallo, e potrebbe diventarlo. Infatti sta a noi combattere contro le tossine dello storytelling (il raccontare le storie oltre la realtà) applicando il metodo critico alle informazioni, che è un esercizio di democrazia. Affinché l’arte possa essere sottoposta al vaglio della critica comune e non solo alla speculazione del mercato o, peggio ancora, considerata passatempo di un’annoiata élite.

Sicuro presidio di democrazia è la mostra Attorno a Caravaggio allestita alla Pinacoteca Nazionale di Brera a Milano fino al 5 febbraio 2017, che ospiterà alcune opere del Merisi tra cui la Giuditta e Oloferne – ritrovata nel 2014 a Tolosa e attribuita con riserva – con a fianco le copie del fiammingo Louis Finson, suo amico e copista.

Nel 1606, nell'inurbato viceregno spagnolo di Napoli, dimorarono il pittore Finson e il fuggiasco Merisi. Forse i due condivisero lo studio; fatto sta che il 25 settembre del 1607 un altro fiammingo, Frans Pourbus il Giovane, con una lettera comunicava al duca di Mantova Vincenzo I Gonzaga di aver visto in vendita a Napoli due dipinti di Caravaggio: il Rosario e, appunto, "un quadro mezzano da camera di mezze figure et è un Oliferno con Giudita”.

Che Finson abbia copiato alcune opere di Caravaggio è notorio, che lo avesse fatto anche dell'Oloferne è documentato dalla copia scoperta nel 1957 nell'Archivio Storico del Banco di Napoli (momentaneamente esposta a Brera).

Bellori dice del pittore lombardo che a Napoli "fece molte cose". Previtali invece racconta che Caravaggio scomparve quando il suo linguaggio rivoluzionario stava diventando popolare, e iniziava la ricerca febbrile per le sue opere che portò molti pittori a copiare gli originali. Longhi ritiene che il catalogo delle opere di Caravaggio, dopo la sua morte, crebbe sempre di più fino a triplicarsi "nelle mani sporche dei guardarobieri o dei ciceroni di galleria".

Nel breve periodo napoletano Finson era in affari con il mercante Abraham Vinck, anch’egli amico di Caravaggio. Da alcune fonti sappiamo che con la partenza di Caravaggio verso Malta i due ebbero in custodia Il Rosario, alias La Madonna del Rosario e la Giuditta e Oloferne. Le due opere appaiono citate in Olanda con molte altre, tutte in comproprietà dei due uomini, fin quando Finson muore, nel 1617, non senza prima aver fatto testamento, lasciando all'amico d'affari la propria quota di proprietà, in cui però risulta sicuro Il Rosario, che tra l'altro Vinck vendette, niente più invece si seppe dell’Oloferne.

Con la morte di Caravaggio inizia la damnatio memoriae dell’artista che lo condannerà al silenzio per più di duecentocinquanta anni, fin quando lo storico dell’arte Roberto Longhi inizia a ristudiarlo con critica e abnegazione.

Scomunicato dal Bellori – il più influente storiografo del '600 – che scrisse di lui come un artista che "senz'arte emulasse l'arte", insomma un impostore incapace di raccontare le Historie sulla falsariga dei latini e greci: "copiava li corpi, come appariscono negli occhi, senza elezione". Il funerale dell'autenticità e delle conoscenze reali su Caravaggio si ebbe quando alla sua arte si preferì l'uomo, quando, per dirla con le parole di Longhi: “la moda, fantasiosa e lussureggiante del barocco abbia tanto fiorito sul Caravaggio uomo; romanzesco… se mai ve ne fu”.

Perciò bisogna sottrarsi ai feroci strumenti di spettacolarizzazione che non narrano la storia come verità e bellezza, di cui siamo parte, ma come rappresentazione diabolica e menzognera non per ispirare amore ma invidia, quasi a creare un nuovo "fenomeno Gioconda".

Purtroppo in queste storie ci sono di mezzo molti zecchini, che smorzano lo splendore dell'arte. Ma in fondo l'arte è soprattutto storia dell'arte, e il piacere della conoscenza è l'unica cosa autentica destinata a durare.

Bibliografia

TERZAGHI Maria Cristina, Caravaggio, Annibale Carracci, Guido Reni tra le ricevute del banco Herrera & Costa, Roma, 2007.

a cura di CALVESI Maurizio, TRIGLIA Lucia, L’ultimo Caravaggio e la cultura artistica a Napoli, in Sicilia e a Malta, Siracusa, 1987.

P. LEONE DE CASTRIS, Louis Finson. Giuditta e Oloferne, scheda in Il patrimonio artistico del Banco di Napoli  Catalogo opere, Napoli 1984.

BELLORI Giovan Pietro, Le vite de’ pittori, scvltori et architetti moderni, Roma 1672.

PREVITALI Giovanni, La pittura a Napoli tra Cinquecento e Seicento, Napoli, 1991.

LONGHI Roberto, Caravaggio, elenco e commento delle illustrazioni, Milano, 1952.

TERZAGHI Maria Cristina, Napoli, primo Seicento: Louis Finson copista di Caravaggio, nel catalogo della collezione Intesa San Paolo di Napoli Giuditta decapita Oloferne, Luis Finson interprete di Caravaggio, Napoli 2013.

BELLORI Giovan Pietro, “Le vite de’ pittori, scvltori et architetti moderni” Roma 1672.

BELLORI Giovan Pietro, “Le vite de’ pittori, scvltori et architetti moderni” Roma 1672.

LONGHI Roberto, “Caravggio, elenco e commento delle illustrazioni” Milano, 1952.