Il ‘moribondo’ mar Mediterraneo potrebbe aver contaminato l’oceano Atlantico con una zona di subduzione, e un giorno potrebbe rivelarsi il maggior responsabile della distruzione di questo vasto oceano.

Le zone di subduzione sono aree in cui una o più placche tettoniche ‘sprofondano’ fondendosi al di sotto del mantello, ovvero lo strato presente appena sotto la crosta terrestre. Ci sono voluti otto anni di osservazione e un’intensa attività di mapping affinché João Duarte e i colleghi sismologi della Monash University in Melbourne (Australia) potessero trovare le tracce dell’esistenza di una serie di nuove faglie presenti al largo della costa sud-ovest del Portogallo. Secondo gli scienziati, queste faglie sarebbero la prova di un’estesa attività vulcanica che interessa tutta la parte occidentale della placca: “Quello che abbiamo scoperto è l'esistenza di un margine attivo, una zona di subduzione appena formatasi. L'intensa attività sismica che devastò Lisbona nel 1755 era un indizio significativo dell’esistenza di un margine tettonico convergente della zona. Per la prima volta siamo stati in grado non solo di fornire le prove, ma anche di individuare la dinamica del movimento.” Per Duarte e colleghi, questo potrebbe essere il segnale d’inizio di una nuova fase del ciclo di Wilson, ovvero di tutti quei movimenti delle placche cha hanno portato, come nel caso della Pangea, alla formazione dei moderni continenti. Questi movimenti, stabilizzandosi, formano in seguito nuove zone di subduzione capaci di ‘richiudere’ gli oceani, ricongiungendo in questo modo i continenti. Un evento che, nella storia dei continenti, si è verificato tre volte nell’arco di circa 4,5 miliardi di anni: secondo gli scienziati, il ricongiungimento graduale tra la Penisola Iberica e gli Stati Uniti coprirà un arco di tempo pari a 220 milioni di anni.

© Istituto della Enciclopedia Italiana - Riproduzione riservata