Quando Friedrich Alfred Krupp, figlio di Alfred, soprannominato “il re dei cannoni”, che grazie alla produzione dell'acciaio fu l’uomo più ricco d’Europa, approdò a Capri se ne innamorò perdutamente. Questo possiamo facilmente dedurlo dal fatto che, appena un anno dopo, nel 1899, abbandonò moglie e due figlie in Germania, per stabilirsi su quella piccola isola, di poco più che 6 km di lunghezza, nel Golfo di Napoli.

Il suo ritiro, però, non fu alla vita privata, e proprio come l’imperatore Tiberio, da Capri continuò a gestire i suoi affari. Dell’isola amava praticamente tutto, la costa dirupata e inaccessibile, il mare, che solcava con l’amico Anton Dohrn (direttore della stazione zoologica Anton Dohrn), a cui donò attrezzature costosissime e il suo yacht (Puritan, 50 metri di lunghezza) per studi e ricerche sulla biologia marina. Lo si poteva vedere, tutto vestito di bianco, affacciato dalla suite dell’Hotel Quisisana, ove dimorava, oppure incontrare nel dedalo di strade maiolicate mentre si intratteneva con l’intellighenzia napoletana dell’epoca (Ignazio Cerio, Vincenzo Cuomo).

Proprio da queste esperienze di vita vissuta sull’isola nacque in lui il sogno di costruire quella che diventerà la strada più bella del mondo. Un passaggio incuneato nella roccia, funzionale collegamento tra la parte alta dell’isola e la marina, ma anche uno spettacolo di architettura in perfetta armonia con il contesto paesaggistico, tanto che fu definita dallo storico dell’architettura Roberto Pane, “una strada come opera d’arte”. L’ambizioso sogno di Krupp, nel maggio del 1899, fu portato in consiglio comunale ove fu considerato: “di pubblica utilità”, quindi un intervento necessario per l’intera comunità. L’interesse di Krupp per l’isola fu sempre in perfetta commistione con la comunità locale. Concesse, infatti, ai vecchi proprietari dei fondi da lui acquistati il diritto di continuare a raccogliere e far propria la vendemmia; si avvicinò alla politica locale e inevitabilmente ne fu coinvolta anche la sua vita privata, si guadagnò la nomea di Anfitrione e il più triste epiteto - firmato da Matilde Serao - “da re dei cannoni a re dei capitoni”.

Di questa bella vicenda, oggi, ricordiamo la storia e quell’atto d’amore con cui Krupp volle donare la strada all’isola che lo aveva felicemente accolto e agli abitanti in segno di gratitudine. Gratitudine contraccambiata dai capresi che, nel 1902 (anno della sua morte), gli conferirono la cittadinanza onoraria e dal 2002 con una lapide lo ricordano all’ingresso dei Giardini di Augusto.

Resta, però, un ricordo anche poter percorrere quei tornanti, e la bellezza della natura come la libertà delle passeggiate - annunciati all’ingresso della via - sono solo fantasia. La strada, infatti, è chiusa dal 2009 perché mancano i soldi per la manutenzione e la messa in sicurezza. L’unica via percorribile per la riapertura pare essere l’affidamento a privati, con la piena possibilità di disporre ad appannaggio di questi ultimi. Insomma, davvero paradossale che in un luogo simbolo di ricchezza e di benessere, dove tutto l’anno, yachts da milioni di euro dardeggiano le insenature della costa per ammirare lo spettacolo della natura, a nessuno possa interessare quella bellezza comune, che è vita di quei luoghi. Come se dell’isola si potesse scegliere un pezzo senza curarsi di tutto ciò che vi è intorno, proprio come in macelleria per una sorta di cannibalismo territoriale. Allora ci si immagina quale sentimento deve aver mosso l’animo di Krupp, portandolo a utilizzare i propri soldi per qualcosa che arricchisse tutta la comunità caprese. Un’idea davvero rivoluzionaria quella di trascendere gli interessi economici, non pensando in termini di bilancio bensì di efficienza e di capitale civico.

«Sventurata è la terra che ha bisogno di eroi» - ci ricorda Brecht - e ancor più sventurata è la convinzione di chi crede che la ricchezza economica possa far progredire, in termini di civiltà, il mondo. Dobbiamo speranzosamente augurarci che, da quell’unica realtà indiscutibile che ci resta, ovvero la strada donata dal magnate tedesco, possano nascere nuovi genii loci più resistenti degli interessi economici celati dietro le manutenzioni private, e laddove non potrà la ricchezza sia la povertà a conservare intatta l’unità tra città e paesaggio per la nascita di una nuova comunità.