Nell’immaginario comune, Iran e islam appaiono inestricabilmente legati. Soprattutto a partire dalla rivoluzione del 1979, quando al potere dello scià si sostituì la Repubblica islamica guidata dall’ayatollah Khomeini, queste due immagini sono andate sovrapponendosi, fino quasi a confondersi. Eppure, nonostante l’importanza della storia e della spiritualità musulmane nel passato e nel presente di questo paese, l’Iran è molto di più.

Emerso alla luce della storia con l’Impero fondato da Ciro il Grande nel VI secolo a.C., l’Iran è stato per secoli un centro di elaborazione e diffusione di religioni e culti. Qui ha visto la luce, fra gli altri, lo zoroastrismo, destinato ad avere un influsso fondamentale sulle tre religioni abramitiche: ebraismo, cristianesimo e islam; ma anche il manicheismo, la cui influenza si estese in Europa ancora fino al Medioevo. Terra di profeti e di mistici, l’Iran conserva ancora oggi tracce importanti di questo passato. Una presenza che – a differenza di molti altri contesti in Asia e in Medio Oriente – non è soltanto da circoscrivere al passato.

L’articolo 13 della costituzione iraniana del 1979 tutela zoroastriani, ebrei e cristiani, minoranze riconosciute dalla legge e ancora ben radicate nel paese. Queste – rifacendosi anche a un’antica consuetudine musulmana di rispetto e tutela per le altre fedi – “nei limiti della legge, sono libere di svolgere i propri riti e di regolamentare lo stato civile e l’istruzione religiosa secondo la loro religione.”

A rendere ancor più ricca questa eredità millenaria, anche luoghi di culto di straordinaria bellezza. Non sono solo le cupole e i minareti delle sue splendide moschee a fare dell’Iran una meta turistica in rapida ascesa in molti paesi del mondo. Un posto di primo piano spetta al monastero armeno di San Taddeo, situato nel nord ovest dell’Iran, nei pressi del confine con la Turchia. Chiamato dagli iraniani Q__ara Kelisa – la “chiesa nera”, a causa del colore delle sue pietre – questo rappresenta il più celebre luogo di culto cristiano nel paese. Secondo la tradizione, il monastero sarebbe nato sul luogo del sepolcro di San Giuda Taddeo, uno dei dodici discepoli di Cristo, molto caro agli armeni perché fu – insieme a San Bartolomeo – agli albori dell’evangelizzazione di questo popolo.

Il monastero risalirebbe al VII secolo, per quanto molti ne rintraccino l’origine addirittura al I secolo, ovvero all’epoca stessa del martirio dell’apostolo. Il momumento si distingue per la ricchezza delle influenze architettoniche, armonicamente fuse: vi si scorgono apporti persiani, bizantini ed ortodossi, oltre ovviamente alla caratteristica struttura armena, di cui rappresenta uno dei massimi vertici. Chiuso da mura, esso è situato in un paesaggio montuoso particolarmente suggestivo, nel quale si integra perfettamente. Vicino ad esso, un piccolo villaggio abitato da musulmani.

Il monastero risulta iscritto dal 2008 nella lista del patrimonio mondiale dell’umanità UNESCO insieme ad altri due luoghi di culto cristiani situati nel nord dell’Iran: la chiesa di Santo Stefano e la cappella di Dzordzor. Dati la sua storia e il suo prestigio, San Taddeo è ancora oggi meta di pellegrinaggio per molti armeni, che ogni estate vi si recano dall’Iran o dall’estero, fermandosi a dormire in tende che fanno da corona alle mura esterne del monastero.