Sempre a criticarla, questa televisione, per il suo ruolo di “cattiva maestra”. Il rischio è finire per non accorgersi di quel piccolo gioiello nonché programma di servizio pubblico che è “Vite divergenti – Storie di un altro genere”, 14 microstorie in onda tutti i lunedì alle 21 su Real Time. (visibili anche su DPlay, che manda in streaming i programmi del canale). Una televisione che si riappropria del suo ruolo di educatrice, e mai come ora se n’era sentito il bisogno. Perché la nostra Italia è il Paese che a luglio è stato condannato dalla Corte europea per i diritti civili a causa del mancato riconoscimento legale delle coppie dello stesso sesso, che si mobilita contro la minaccia inesistente della “teoria del gender”, che vive di paura verso qualcosa che, spesso, non conosce. E allora che si fa? Se il ministro dell’istruzione Giannini minaccia di adire alle vie legali contro chi si ostina a parlare di presunta diffusione di ideologie sulla possibilità di scegliere il proprio orientamento sessuale nei programmi scolastici ministeriali, il capitolo diritti civili sembra essersi arenato e la tivù mainstream guarda ad altro, il gruppo Discovery prova a riempire il vuoto non con la lezioncina da talk show ma mostrando che il diverso fa paura finché non lo si conosce. Pochi concetti, riassunti in un’infografica che sarebbe da mandare in onda su tutti i canali a mo’ di messaggio ministeriale, e poi largo ai protagonisti.

“Vite divergenti”, produzione italiana originale in collaborazione con la Onlus MIT (Movimento Identità Transessuale) che da sempre difende e sostiene i diritti e la dignità delle persone transessuali, travestite e transgender, racconta la realtà trans italiana attraverso le storie di chi la vive. Come quella di Ottavia che ha dato avvio al ciclo. Di Paestum, architetto e padre di due figli ora adolescenti, separata ma ancora in buoni rapporti con la ex moglie. Dai figli si fa ancora chiamare papà, nonostante la sua identità sia quella di una donna.

Ci sono racconti di violenza e bullismo, di coraggio e liberazione, storie d’amore e di accettazione di sé e del nuovo sé da parte degli altri. Alle storie italiane fanno da contraltare tre documentari internazionali: “Tutto su mio padre”, storia di un teenager che abita alle porte di Chicago e dovrà affrontare la transizione sessuale che trasformerà suo padre Charlie in Carly. Dal 26 ottobre si prosegue con “Io sono Jazz”, che segue la vita della giovane transgender Jazz Jennings e della sua famiglia. Jazz ha scritto anche un libro sulla sua vita (pubblicato nel settembre 2014) dal titolo I am Jazz e il Time l’ha inserita nella lista dei 25 adolescenti più influenti del 2014. Per ultimo, dal 16 novembre, “New girls on the block”. Che racconta la vita di sei donne transgender di Kansas City: dai pregiudizi incontrati sul lavoro al ripudio da parte della famiglia, fino ai documenti di identità che non tengono conto del nuovo genere.