Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Biology of Sex Differences della City University di New York gli uomini vedono in modo diverso rispetto le donne. Più sensibili verso dettagli e soggetti in movimento i primi, maggiormente ricercate e in grado di percepire sfumature nei colori le seconde. Ancora una volta la responsabilità di alcune delle nostre azioni ricadrebbe su un ormone, in questo caso il testosterone, presente in alte concentrazioni nei ricettori della corteccia del cervello, l'area incaricata di processare le immagini. Androgenetica unita ad un adattamento evolutivo derivante dal nostro passato di predatori e raccoglitrici. "I maschi hanno bisogno di una lunghezza d'onda leggermente superiore rispetto a quella delle femmine per poter percepire la stessa tonalità” spiegano i ricercatori. “Poiché una lunghezza maggiore è associata a colori più caldi, una certa sfumatura di arancione può risultare più rossa a un uomo che a una donna. Allo stesso modo, l'erba appare sempre più verde alle donne rispetto agli uomini, i quali percepiscono gli oggetti verdi un po' più giallognoli.” L'ipotesi è che i due sessi abbiamo sviluppato abilità psicologiche diverse per meglio rispondere ai loro ruoli dagli albori della preistoria: cacciatori e predatori, i maschi hanno dovuto perfezionare la capacità di cogliere movimenti impercettibili anche a grandi distanze. Le antenate femmine, destinate alla raccolta di frutti, radici e bacche, si allenarono a poter riconoscere più facilmente oggetti statici e ravvicinati in base al colore, distinguendo quelli commestibili dai nocivi. http://www.zmescience.com/research/studies/men-and-women-see-things-differently-literally/
Una ricerca analoga, basata sulle sottili diversità di analisi visiva, arriva dagli psicologi dell'Università di Bristol che, dopo aver sottoposto una cinquantina di giovani cavie umane all'osservazione di immagini, hanno stabilito quanto segue: quando guardano, gli uomini e le donne concentrano la loro attenzione su "punti caldi" diversi. Come molto spesso accade, costosi studi ci dicono cose che la cultura popolare conosce da sempre, seppure in questo caso ci sia una sorpresa. Ai volontari è stato chiesto di esaminare una serie di fotografie raffiguranti diversi fermo immagini di film e opere d'arte ritraenti persone. Colpo di scena: gli uomini prescelti hanno diretto lo sguardo a testa, occhi e mani dei soggetti ponendo solo in un secondo momento la loro attenzione sul corpo. Le donne si sono concentrate su aree non facciali e leggermente più in basso rispetto agli uomini scrutando, ma questo lo potevamo intuire, maggiormente il soggetto rispetto agli uomini. Felix Moss, autore dello studio, ci svela l'arcano: quando due esseri umani si incontrano, l'occhio punta e mette a fuoco condizionato da un retaggio culturale. Valutazione del rischio, controllo della mano dell'avversario; tentativo di intimorire e prevedere le mosse avrebbero educato i soggetti maschi a fare una rapida analisi dell'antagonista e della sua capacità offensiva. Mute, rassegnate e sguardo verso terra le femmine, poiché incrociare gli sguardi in molte società viene tuttora letto come provocatorio e irriverente tanto da aver causato nei secoli una vera e propria modalità visiva comportamentale. http://www.nationalgeographic.it/scienza/2012/09/07/news/uomini_e_donne_vedono_allo_stesso_modo_sapevatelo-1241673/
La macchina fotografica non ha retaggi, registra esattamente la gamma di colori presenti in natura, guarda dritto negli occhi senza alcuna influenza; tra un soggetto gradevole e uno non fotogenico predilige quello meglio illuminato. La tecnologia fotografica è peculiare all'occhio umano e il suo apporto nel campo dell'oculistica è enorme. Buone notizie giungono dal cosiddetto occhio bionico, un microchip di altissima evoluzione tecnologica allo studio che permetterà a pazienti ciechi di sostituire una parte della retina danneggiata, consegnando loro una seppur ancora limitatissima capacità visiva. Impiantato in Australia chirurgicamente, un prototipo di occhio robotico ha consentito a Dianne Ashworth, una donna affetta da cecità congenita, di vedere un piccolo lampo di luce attraverso l'inserimento di ventiquattro elettrodi che lanciano impulsi in grado di stimolare le cellule nervose dell'occhio. Ma siamo ancora, purtroppo, in fase sperimentale. http://www.theaustralian.com.au/australian-it/government/woman-receives-australias-first-bionic-eye-implant/story-fn4htb9o-1226461583253
Ben diverso e da tempo consolidato è il contributo della fotografia in diagnostica oculistica. Fiore all'occhiello nella prevenzione e nella chirurgia specialistica è il reparto di Oculistica dell'Ospedale Sant'Eugenio CTO di Roma, guidato dal Professor Romolo Appolloni, che si pregia di tecniche diagnostiche e chirurgiche d'eccezione grazie alle strumentazioni all'avanguardia di cui dispone e ad una equipe medica prestigiosa. La dottoressa Maria Luisa Carrella, oculista presso l'autorevole reparto, è una delle esperte di maggior rilievo negli esami di OCT e di Fluorangiografia, metodi diagnostici effettuati con macchine fotografiche a tutti gli effetti. La tomografia a coerenza ottica (Oct) è un esame non invasivo ad altissima risoluzione che permette di analizzare strato per strato il tessuto retinico ed in particolare la parte più nobile della retina chiamata macula. Attraverso le immagini dell'OCT è possibile trattare chirurgicamente ed in maniera mirata patologie gravi ed invalidanti come quelle vitreo-retiniche. Il danno riscontrato nel paziente viene registrato “fotograficamente” dando modo di operare su un terreno microscopico con assoluta precisione. Il reparto del Professor Appolloni si avvale di un'altra tecnica fotografica, la Fluorangiografia: una volta iniettato nel paziente un liquido colorante, se ne osserva il percorso, la distribuzione, i tempi di invasione. Eventuali ostacoli vengono evidenziati e la mappatura del fondo dell'occhio appare grazie ad una serie di foto effettuate in sequenza. Un esame fondamentale per tutte le patologie della retina, basato sulla sensibilità dell'operatore nel valutare l'evoluzione tra la prima e l'ultima fotografia, per stimare l'efficienza dei vasi, le modalità di avanzamento del liquido di contrasto e smascherare patologie gravi e silenti. Fotografie che salvano la vista consentendo allo stesso Professor Appolloni e molti suoi colleghi di altri centri di operare chirurgicamente e ostacolare il regresso visivo consentendo spesso un recupero decisivo che cambia la qualità della vita di persone di ogni età. Indagini ad alta tecnologia innovativa che producono immagini stampate ritraenti vari settori dell'occhio, selezioni di foto che permettono un approccio chirurgico specifico e risolutivo, obiettivi fotografici e occhi meccanici in soccorso affinché aumenti sempre più il numero di persone che vedano e possano, in futuro, dilettarsi e disquisire sull'intensità di un rosso o la bellezza di un prato assolutamente verde.