Quest’estate, con quattro conferenze presso la Cittadella di Erbil e i musei di Erbil, Sulaimaniyah e Duhok (KRG, Iraq), sono terminate le attività del progetto di Cooperazione MAECI-Sapienza “Safeguard and Enhancement of Cultural Heritage in Iraqi Kurdistan - Salvaguardia e Valorizzazione dei Beni Culturali nel Kurdistan Iracheno", realizzato dal Dipartimento di Scienze dell’Antichità della Sapienza, Università di Roma, su incarico della Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo (DGCS) del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI).

Le attività realizzate dalla Sapienza sono una testimonianza dell'impegno italiano per la salvaguardia del patrimonio culturale iracheno; questo impegno non si è certo esaurito e proseguirà anche nei prossimi anni.

L'obiettivo del progetto era quello di aiutare le autorità curde nella formazione di archeologi, conservatori e funzionari addetti alla tutela e alla valorizzazione dell'immenso patrimonio storico e archeologico che caratterizza quest'area del Medio Oriente.

La regione, oggi così tristemente famosa per il drammatico conflitto contro gli estremisti dell’autoproclamatosi “Califfato” di al-Baghdadi, infatti, è sempre stata un’area privilegiata di contatto tra le regioni mesopotamiche della “mezzaluna fertile” e i vasti spazi dell’altopiano iranico e dell’Asia centrale. Nel corso dei millenni quest'area è stata teatro di innumerevoli eventi storici di portata globale. Ricordiamo, tra i molti possibili esempi, che questa regione costituiva il cuore dell’impero assiro, che le sue valli hanno visto il passaggio dell’esercito di Alessandro e la sua vittoria sull’ultimo sovrano achemenide, Dario III, e che in questi luoghi sorsero alcune tra le più antiche comunità cristiane dell’Asia.

Come precedentemente ricordato anche in questa sede, il Kurdistan Iracheno ospita alcuni dei siti archeologici più importanti di tutta l’area medio-orientale. La millenaria Cittadella di Erbil, inserita l’anno scorso nella lista UNESCO dei siti patrimonio dell’umanità, i rilievi assiri e le opere idrauliche del sovrano Sennacherib, il sito sasanide di Paikuli con la sua iscrizione regale, gli scheletri neanderthaliani della Grotta di Shanidar, il sito neolitico di Jarmo e gli antichissimi monasteri cristiani presenti nell’area sono solo alcune delle eccellenze di un patrimonio che, seppur ancora scarsamente studiato, ha certamente pochi eguali al mondo.

Già prima delle drammatiche distruzioni perpetrate dai miliziani di al-Baghdadi, l’Italia era in prima linea nell’appoggiare le autorità curde nella loro impegnativa, ma allo stesso tempo incredibilmente affascinante, opera di studio, salvaguardia e valorizzazione.

Nel corso degli oltre due anni di attività la squadra italiana della Sapienza, guidata dal professor Carlo G. Cereti, ha operato al fianco del Direttorato Generale delle Antichità del Kurdistan Iracheno, dei Direttorati delle Antichità e dei musei di Erbil, Sulaimaniyah e Duhok e dell’Alta Commissione per la Rivitalizzazione della Cittadella di Erbil (HCECR) organizzando corsi di formazione e aggiornamento metodologico per i funzionari curdi e supportando, con attività congiunte di documentazione, salvaguardia e studio, l'azione dei partner locali.

Sono stati organizzati in totale dieci corsi di formazione, sia in Italia che nel Kurdistan Iracheno, che hanno spaziato dalle metodologie archeologiche al restauro architettonico passando per l'epigrafia, la numismatica e la topografia. A questi corsi si sono affiancate, inoltre, mostre, pubblicazioni, prospezioni geofisiche presso la Cittadella di Erbil e campagne di documentazione delle collezioni conservate nei tre principali musei della regione.

La crisi esplosa nel giugno scorso e divenuta tristemente famosa dopo le distruzioni al museo di Mosul e ai siti archeologici di Ninive, Hatra e Palmira, non ha bloccato, nonostante le innegabili difficoltà, le attività del progetto e ha reso ancor più evidente la necessità di supportare chi, in questa regione, si batte per proteggere un patrimonio che, come ricordato più volte anche dall’UNESCO, non appartiene a un singolo stato o popolo, ma a tutta l’umanità.

Gli incontri conclusivi di questo progetto, non interrotto per le sopraggiunte difficoltà, ma arrivato alla sua naturale conclusione, non segnano la fine dell'impegno Italiano nella difesa dei beni culturali della regione; questi eventi sono al contrario una tappa di un percorso lungo e articolato e un'occasione per presentare, insieme alle istituzioni locali, i notevoli risultati fin qui raggiunti.

Il Settore Ambiente e Patrimonio Culturale della Cooperazione Italiana è presente nella regione anche attraverso i Progetti di Cooperazione realizzati insieme al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, al Comune di Firenze e all'Università di Udine e ha già avviato, insieme alla Sapienza, la programmazione di nuove attività nell'area.

Nel Kurdistan Iracheno, inoltre, sono attive da alcuni anni tre missioni archeologiche italiane che operano nella regione anche grazie al sostegno della Direzione Generale per la Promozione del Sistema Paese (DGSP) del MAECI: la Missione Archeologica Italiana nel Kurdistan Iracheno (MAIKI) della Sapienza, impegnata sulla Cittadella di Erbil e presso il sito sasanide di Paikuli, il Progetto Archeologico Regionale "Terra di Ninive" (PARTeN) dell'Università di Udine e la Missione Archeologica nella Piana di Erbil (MAIPE) dell'Università IULM di Milano. Queste tre missioni, oltre a collaborare con i Direttorati delle Antichità del Kurdistan Iracheno per lo studio e la valorizzazione del patrimonio storico e archeologico locale, sono tra i fondatori dell'associazione internazionale RASHID (Research Assessment & Safeguarding of the Heritage of Iraq in Danger) che, come la sua gemella SHIRIN (Syrian Heritage in Danger: an International Research Initiative) per la Siria, si propone di supportare e mettere in rete gli enti locali e internazionali interessati alla salvaguardia dei beni culturali iracheni.