Fioriscono in Francia le pubblicazioni commemorative della Prima guerra mondiale, e anche la lingua ha la sua parte nel volumetto “Si vous mentez vous serez fusillé” , un manuale di conversazione del 1916 ad uso del soldato tedesco che contiene tutto il vocabolario dell’esercito di occupazione. Come le guide Berlitz ricreavano le situazioni più comuni per il turista, dall’aeroporto al ristorante, così il manuale dell’Oberstleutnant F. Schulzberger accompagnava il Feldgrau teutonico dall’acquartieramento alla requisizione di abitazioni, dalla richiesta di vettovaglie all’interrogatorio di disertori, prigionieri, spie. Senza tralasciare il caso di quando fosse lui a trovarsi in difficoltà, ferito o altrimenti inguaiato in territorio nemico. Difficile che belgi e francesi si commuovessero a sentire un soldataccio prussiano dire : “Ich habe hier grosse Schmerzen”: mi fa molto male qui. Ma tant’è, bisognava almeno provare. Dopo qualche pagina di numeri e formule di saluto, il volumetto riporta la tipica fraseologia della guerra, ma spesso tradisce il crucco dietro il tedesco, come nell’enigmatico ordine “Sofort, aber schnell”: subito ma in fretta o nell’ingenua esclamazione “Sie sint Spion!”: lei è una spia! Talvolta la frase sembra ispirata da qualche brutto scherzo tirato dagli infidi francesi, come “Kutscher, die absichtilich falsch fahren werden sofort erschossen!”: i cocchieri che sbagliano strada deliberatamente saranno immediatamente fucilati! Ed era comunque sempre così che andava a finire per chi fosse incappato nel francofono fante dall’elmo chiodato che prima di urlare “le case degli abitanti che sparano saranno bruciate e gli abitanti fucilati!” avrà dovuto sfogliare con cura il suo manualetto e stare attento a leggere correttamente la trascrizione fonetica se non voleva fare anche una figuraccia oltre alla strage. Il volume porta la prefazione di John Horne, storico del Trinity College di Dublino che porta il sinistro titolo di specialista delle atrocità tedesche durante la Grande Guerra e di Franziska Heimburger, specialista delle mediazioni linguistiche nei conflitti. I due autori spiegano che il glossarietto non è solo un manuale di lingua ma nasconde fra le righe una visione ben precisa del soldato e della guerra. Soprattutto rivela una grande paura, tutta tedesca, della resistenza  e della guerriglia. Uomini d’onore, affezionati all’etica militare antica, i tedeschi non avevano mai digerito la resistenza francese che si era organizzata dopo la sconfitta di Sédan e che anche a conflitto concluso continuò ad attaccare le truppe prussiane. Del resto, come scrive James Q. Whitman nel suo saggio “The verdict of battle”, la questione è tutta lì: l’accettazione del verdetto della battaglia, cui i francesi si erano sottratti organizzandosi in bande irregolari dopo la sconfitta sul campo. Fu questa negazione di ogni legittimità a resistenza e guerriglia che scatenò le rappresaglie tedesche sui civili in tutte le guerre successive. Del resto è dalla guerra franco-prussiana del 1870 che nasce la guerra moderna dove non si fa più differenza fra civili e militari, sostiene sempre Whitman. Ma per i tedeschi le regole restavano sempre quelle e anche nell’occupazione dei territori conquistati a francesi e belgi nel 1914 si attennero alla Convenzione dell’Aia, che prevedeva il rispetto della cultura e dell’appartenenza nazionale delle popolazioni occupate e che però vietava ai civili di organizzarsi in formazioni armate contro l’occupante. Infatti solo la Convenzione di Ginevra del 1949 riconoscerà a posteriori la legittimità della resistenza armata contro l’occupante. In questo spirito viene concepito e pubblicato il Soldaten-Sprachtführer di F. Schulzberger, una guida intesa a trovare un modo di capirsi fra occupante e occupato che però passava per la mentalità tedesca. Il volume dovette avere molto successo se ne uscirono anche versioni in ceco, polacco e russo. Venne ripubblicato uguale identico allo scoppio della Seconda guerra mondiale, con l’aggiunta di olandese e norvegese. Segno che, come il tedesco, anche i tedeschi non erano cambiati.