Non è ancora chiaro se la conferenza di Parigi del 29 maggio avrà le conseguenze positive che i suoi promotori auspicano e se effettivamente sarà possibile portare entro l’anno la Libia alle elezioni. Un passo verso la pacificazione del Paese, non collegato però direttamente al vertice appena concluso, si è comunque compiuto. Le due città di Misurata e di Tawergha (Tauorga) hanno raggiunto domenica 3 giugno un accordo di pace che pone fine a un contenzioso fatto di scontri, violenze, assedi che durava da molti anni. Misurata infatti è stata una delle città che con più determinazione si è battuta contro il regime di Gheddafi, a cui invece Tawergha era rimasta fedele. Da questa contrapposizione è scaturito nel 2011 un violento conflitto armato tra le due comunità, inasprito da violenze che hanno infierito sulla popolazione civile.

In una prima fase sono stati gli abitanti di Tawergha ad assediare Misurata, rendendosi colpevoli di abusi e di eccessi. Con lo sgretolarsi del regime di Gheddafi, sono state le milizie di Misurata ad assediare e poi conquistare la città vicina (la distanza è di meno di quaranta chilometri) scatenando una sorta di vendetta collettiva. La rappresaglia è stata incentivata anche da pregiudizi razzisti verso la parte nera della popolazione, che è la grande maggioranza a Tawergha. A fronte di queste violenze, molti abitanti sono scappati dalle loro case, a cui non hanno fatto da allora ritorno, trasformando Tawergha in una città morta.

Adesso le cose potrebbero cambiare: l’accordo è stato siglato dal sindaco di Misurata e dal capo del Consiglio locale di Tawergha e sembra che le due comunità siano seriamente intenzionate a mettere una pietra sopra alle ostilità e alla catena delle vendette. Il problema dei profughi potrebbe trovare finalmente una soluzione poiché il trattato prevede il diritto al ritorno per coloro che nel 2011 hanno abbandonato le loro case e sono fuggiti.

I processi di pacificazione che intervengono in una situazione complessa come quella libica non sono però mai semplici. Gli abitanti di Tawergha che si sono rifugiati nella Libia orientale e sostengono le milizie di Khalifa Haftar nella Dignity operation, hanno respinto l’accordo di pace, denunciandolo come una manovra propagandistica dei Fratelli musulmani. La situazione attuale della Libia suscita preoccupazioni non soltanto per la divisione tra il governo di Tobruk e quello di Tripoli ma anche per il proliferare di scontri armati che coinvolgono civili all’interno sia della Cirenaica sia della Tripolitania. L’assedio di Derna, dove all’attacco del Libyan national army (LNA) del generale Haftar si oppongono le Derna security force, di ispirazione islamista, si sta evolvendo in combattimenti per le strade della città e in una difficile situazione umanitaria. A Bengasi le forze dello Stato islamico, espulse dalla città, sono attive comunque con attentati esplosivi. Nonostante gli annunci roboanti, la realizzazione effettiva delle prospettive concordate nel vertice di Parigi, sembra accora incerta e difficile.

Crediti immagine: da joepyrek from Richmond, Va, USA [CC BY-SA 2.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0)], attraverso Wikimedia Commons

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