In Irlanda il presidente della Repubblica viene eletto direttamente con un sistema di tipo maggioritario chiamato voto alternativo, ossia gli elettori ordinano secondo le loro preferenze i candidati e se nessuno raggiunge la maggioranza assoluta dei voti con le prime preferenze, si sommano le seconde preferenze del candidato che ha avuto meno voti e così via fino a individuare un vincitore. Il mandato presidenziale irlandese è uno dei più lunghi in Europa, assieme a quello italiano, ovvero sette anni ed è concepito per rispondere alla necessità di garantire la neutralità del presidente rendendolo meno ricattabile dalle forze politiche.
Dal 1938 ci sono stati nove presidenti, la maggior parte dei quali sono stati esponenti del partito che ha a lungo dominato la scena politica irlandese, ossia il Fianna Fáil. Solo due presidenti, non hanno avuto alcun legame con questo partito e possono essere definiti come membri o vicini alle posizioni del Partito laburista, Mary Robinson e l’attuale Michael Higgins.
Dagli anni Novanta, quando il sistema dei partiti è diventato più aperto, vale a dire con l’entrata di nuovi partiti e con il concretizzarsi di formule governative meno prevedibili, anche le elezioni presidenziali sono diventate più competitive. Da un lato perché è tendenzialmente aumentato il numero dei candidati e dall’altro perché, oltre ai candidati dei partiti ufficiali, si sono presentati sempre più indipendenti. Restando, in tema di maggiore inclusività, merita sottolineare che ad oggi l’Irlanda ha eletto ben due donne presidenti, Mary Robinson e Mary McAleese, un primato che condivide con Malta per quanto riguarda il resto dei Capi di Stato europei.
Il ruolo del presidente irlandese è per lo più simbolico, nonostante l’elezione diretta, tanto che molti studiosi considerano l’Irlanda come un caso di parlamentarismo piuttosto che di vero e proprio semipresidenzialismo. Ciononostante i presidenti in carica dagli anni Novanta in poi e, in particolare Robinson e McAleese, hanno tentato di rinnovare tale ruolo istituzionale accorciando la distanza tra presidente e persone comuni e partecipando più attivamente alla scena politica del Paese. In particolare, la mediazione della presidenza è stata fondamentale nel processo di pace con l’Irlanda del Nord.
Coerentemente con l’impostazione costituzionale che ha optato per una presidenza debole, le elezioni presidenziali in Irlanda non sono sempre necessarie, ad esempio non lo sono ai sensi dell’art. 12.4.5 della Costituzione quando si presenta un unico candidato. Tale evenienza è stata tutt’altro che rara, ben sei casi su tredici, nella maggior parte dei quali o il presidente in pectore si autonominava per un secondo mandato con l’assenso dei partiti (O’Kelly, Hillery II, McAleese) o i partiti trovavano l’accordo a priori su un singolo candidato (Hyde, Ó Dálaigh, Hillery I).
Le scorse elezioni presidenziali (2011) sono state vinte da Michael Higgins con il 56,8% dei voti ma, soprattutto, con il maggior numero di voti assoluti nella storia irlandese (più di un milione). Dopo sette anni di mandato, Higgins ha deciso di ricandidarsi, nonostante in precedenza avesse affermato di non voler correre per un secondo mandato, vista la sua età (77 anni). Il presidente in carica è stato comunque sostenuto dal suo partito, il Labour, e dal Fine Gael, che tradizionalmente è stato il partner dei laburisti durante alcuni governi di coalizione. Anche Verdi e socialdemocratici hanno dato il loro supporto a Higgins, così come il Fianna Fáil, che non ha presentato alcun candidato ufficiale.
Come nel 2011, anche in queste elezioni si sono presentati sei candidati; oltre ad Higgins, Liadh Ní Riada del Sinn Féin e quattro indipendenti: Peter Casey, Gavin Duffy, Joan Freeman e Sean Gallagher. Tuttavia, nessuno di questi è un completo outsider della vita politica del Paese. Infatti, Sean Gallagher si è candidato alle presidenziali anche nel 2011 ed è ritenuto vicino al Fianna Fáil; Peter Casey si è candidato alle elezioni del 2016 pur non riuscendo a vincere un seggio al Senato, Joan Freeman è attualmente una senatrice nominata dall’ex Taoiseach (ossia il primo ministro irlandese) Enda Kenny. Infine, Gavin Duffy è molto vicino alle posizioni del Fine Gael, dato che ha presieduto i dibattitti sulla leadership del partito in cui si scontravano l’attuale primo ministro, Leo Varadkar, e Simon Coveney.
Per quanto riguarda le piattaforme politiche dei diversi candidati, Higgins ha legato la sua rielezione alla celebrazione del centenario del primo Dáil del 1919 (il primo Parlamento unicamerale della Repubblica rivoluzionaria d’Irlanda che dichiarò l’indipendenza dalla Gran Bretagna), affermando di essere il candidato più autorevole e maggiormente in grado di collocare quell’evento nel contesto di una società in trasformazione e profondamente mutata.
Tre candidati sono particolarmente rappresentativi del mondo delle imprese, tanto che nel corso del tempo sono stati scelti come protagonisti di un famoso talk show (Dragons’Den) nelle vesti di finanziatori di potenziali concorrenti con innovative idee imprenditoriali a cui mancano le risorse economiche per realizzarle. Ci si riferisce a Peter Casey, Gavin Duffy e Sean Gallagher. In effetti, tutti hanno posto un accento particolare sugli aspetti economici: Duffy ha valorizzato la sua esperienza nel mondo degli affari e ha sostenuto di essere il più qualificato a rappresentare l’Irlanda all’estero soprattutto in risposta alle nuove sfide economiche poste dalla Brexit. Gallagher invece ha indirizzato il suo messaggio alle comunità e alle piccole imprese che non sembrano essersi risollevate completamente dagli effetti della crisi economica. Casey ha promesso di ridurre le spese della presidenza.
La candidata del Sinn Féin Liadh Ní Riada invece si è soffermata soprattutto sulla necessità di riportare a casa gli irlandesi che sono stati costretti ad emigrare durante la recessione economica e, coerentemente con le proposte del suo partito, sostiene l’allargamento del diritto di voto per i cittadini che vivono in Irlanda del Nord e per gli irlandesi all’estero. Del resto, il tema della “diaspora irlandese” è diventato una delle politiche simbolico-identitarie tipicamente perseguite dalla presidenza fin dal mandato di Mary Robinson (1990-97). Di conseguenza, non stupisce che anche altri candidati abbiano cercato di declinare tale tema. Casey, ad esempio, ha proposto un programma che mira a portare ragazzi con discendenza irlandese nel Paese per un mese.
Joan Freeman ha costruito la sua campagna sul tema della salute fisica e mentale, concentrandosi tanto sui problemi degli anziani quanto su quelli giovani e in particolare sull’obesità infantile. Tale problema del resto è parte anche della piattaforma programmatica di Duffy assieme a quello di creare dei corpi militari giovanili da mandare nei Paesi in via di sviluppo.
Per quanto riguarda le controversie, la maggior parte di queste è legata ai finanziamenti della campagna elettorale dei diversi candidati (Freeman, Duffy, Gallagher) e a come il presidente in carica ha utilizzato il denaro pubblico durante il mandato, in particolare per l’utilizzo dell’aereo di Stato in una visita in Irlanda del Nord. Anche le dichiarazioni di alcuni candidati hanno fatto molto clamore: Casey ha affermato che una delle conseguenze della Brexit potrebbe essere un Ulster indipendente, mentre Ní Riada coerentemente con la linea del suo partito ha dichiarato che Gerry Adams (ex leader del suo partito) non è mai stato un membro dell’IRA e che le violenze dell’IRA non possono configurarsi come atti di terrorismo.
La campagna elettorale è stata piuttosto sottotono soprattutto rispetto al 2011, da un lato perché alcuni temi di peso connessi alla politica estera e alla tradizionale neutralità irlandese sono stati a malapena sfiorati, dall’altro perché i sondaggi hanno dato fin dall’inizio un grande vantaggio al presidente in carica Michael Higgins (tra il 66 e il 69%). Solo le affermazioni ciniche e divisive di Peter Casey, come quella contro i nomadi (Travellers), hanno riportato di tanto in tanto l’interesse dei media sulla campagna presidenziale. Tuttavia, il dibattito televisivo del 23 ottobre è stato molto seguito, i “tre Dragoni”, come vengono chiamati dai media irlandesi Casey, Gallagher e Duffy hanno finito per cannibalizzarsi a vicenda, mentre gli altri tre candidati si sono mantenuti fuori dalla mischia.
Gli elettori sono stati chiamati alle urne venerdì 26 ottobre. La partecipazione ha registrato un calo rispetto al 2011, infatti ha votato il 43,9% degli elettori, con un decremento di 12,2 punti percentuali. Come prevedibile, Higgins ha ottenuto la maggioranza dei voti e, in particolare, il 55,81% delle prime preferenze, risultando il vincitore della competizione al primo conteggio. Il secondo classificato è Peter Casey, con il 23,25% dei voti, mentre le preferenze degli altri candidati si attestano tra il 6 e il 2% (Gallagher 6,41%, Ní Riada 6,38%, Freeman 5,96% e Duffy 2,18%). Casey ha ottenuto i migliori risultati nel Donegal, dove risiede, e nella contea di Tipperary, senza tuttavia scalzare il primato di Higgins. Probabilmente il voto per Casey può configurarsi come un voto di protesta. Ad ogni modo tale consenso è servito a garantirgli un’incredibile visibilità mediatica che potrebbe fare da volano a una sua possibile carriera politica forse nelle fila dell’FF. Come hanno sottolineato i media irlandesi, il Sinn Féin è il vero perdente di queste elezioni presidenziali, forse perché c’era bisogno di un candidato più conosciuto rispetto all’eurodeputata Liadh Ní Riada per sfidare un presidente con un apprezzamento cross-party come Higgins.
Contemporaneamente alle elezioni presidenziali gli elettori si sono espressi anche sul quesito referendario per l’eliminazione della blasfemia tra i reati individuati dalla Costituzione e punibili per legge. Pure in questo caso la vittoria del sì era data per certa, anche perché questa proposta, voluta dall’attuale governo di minoranza dell’FG, non ha incontrato particolari ostacoli, nemmeno da parte della Chiesa cattolica. Senza grosse sorprese il sì è risultato vincente con il 64,85%.
Crediti immagine: da Irish Defence Forces from Ireland [CC BY 2.0 (https://creativecommons.org/licenses/by/2.0)], attraverso Wikimedia Commons
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