Martedì 23 luglio la McAfee, azienda statunitense che si occupa di sicurezza informatica, ha diffuso un report sull’“impatto economico del cyber spionaggio”, l’attività che consiste nel furto o l’appropriazione illegittima di informazioni attraverso tecniche di intrusione informatica. Un’attività che vede ormai impegnate non solo le agenzie di intelligence nazionali, ma anche grandi gruppi privati.

Secondo gli analisti della californiana McAfee, l’attività di cyber spionaggio industriale include non solo le attività malevole di raccolta informazioni sull’attività economica della concorrenza, ma anche il cyber crime, ossia vere e proprie attività illegali possibili grazie all’anonimato garantito dal canale informatico. L’impatto economico di tali attività di spionaggio informatico avrebbe dato vita, secondo la McAfee, al “più grande trasferimento di benessere della storia umana”.

Tuttavia, effettuare una stima economica della quantità di valore economico distrutto o deviato dall’attività di spionaggio in rete è estremamente complesso. Da un lato, le compagnie o i privati vittime di furti online hanno una certa ritrosia a denunciare eventuali furti subiti e una tendenza a sminuirne la portata economica quando sono resi noti, dall’altro lato vi è anche la difficoltà di quantificare economicamente la proprietà intellettuale oggetto del furto.

Secondo la McAfee esistono tre tipi di attività malevole in ambiente cyber: il furto di proprietà intellettuale o informazioni di tipo confidenziale legate ad un particolare business, il crimine informatico come il furto di identità o credenziali di accesso a servizi di internet banking o pagamenti online e il furto di informazioni in grado di generare manipolazione sui mercati borsistici.

L’impatto economico di tali attività illegali ha delle ripercussioni evidenti anche sulla sicurezza nazionale. Anche per questo, numerose agenzie di intelligence nazionali, studiano modalità di difesa economica per le proprie imprese possibili vittime di furti online. I legami tra cyber spionaggio e sicurezza riguardano ovviamente anche il comparto militare, in particolare le imprese che producono sistemi d’arma e difesa per gli eserciti nazionali, ma anche le imprese che producono tecnologia “dual use”, utilizzabile cioè sia per scopi civili che militari.

Secondo la Banca Mondiale, su un “Prodotto Interno lordo” (PIL) globale di circa 70 miliardi di dollari nel 2011 circa 400 milioni di dollari sono stati persi a causa di atti di cyber crime. Una percentuale rilevante se si considera che secondo lo “United Nation Office on Drugs and Crime” (UNODC) il crimine organizzato transnazionale “costa” all’economia legale circa 870 milioni di dollari ogni anno, circa il doppio del solo crimine informatico.

Nei soli Stati Uniti, secondo McAfee il cyber spionaggio causa la perdita di circa 508.000 posti di lavoro ogni anno. Il furto di proprietà intellettuale online, inoltre, non è un gioco a somma zero: le informazioni rubate spesso non si traducono in trasferimenti di benessere, ma in una vera e propria distruzione di valore e beni a causa dell’incapacità di riprodurre o servirsi delle informazioni rubate. Un’altra attività informatica in grado di danneggiare l’economia è l’attività di hacking diretta contro siti internet di store sulla rete. La messa fuori uso di un negozio telematico come eBay può causare perdite economiche per oltre 100.000 dollari al giorno. Oltre ai costi economici il cyber spionaggio presenta anche dei costi legati alla perdita di fiducia nelle attività economiche online.

Secondo l’ultimo documento strategico dell’Unione Europea sulla cyber security, circa 1/3 degli utenti europei della rete non si sente tranquillo ad utilizzare servizi di pagamento online. Anche questo sentimento diffuso, generatosi a seguito di furti telematici, causa un danno reputazionale con ripercussioni sull’attività economica.

Secondo uno studio commissionato dal Congresso americano, circa il 20% della spesa federale in tecnologia informatica riguarda la cyber security, ossia la messa in sicurezza della rete da possibili intrusioni malevole. A questo si aggiungono anche le spese per reprimere queste attività illegali: per il solo contrasto alla pedo-pornografia online, nel 2012, la spesa del governo americano è stata di 30 milioni di dollari.