La sicurezza nazionale degli Stati Uniti passa anche da una smorfia, da un sopracciglio inarcato o da due braccia conserte. Almeno così verrebbe da pensare dato che dal 2009 il dipartimento della Difesa americano spende 300.000 dollari all'anno per studiare il linguaggio del corpo del presidente russo Vladimir Putin.

L'indiscrezione riportata da Usa Today è diventata notizia quando l'addetto stampa del Pentagono – il contrammiraglio John Kirby - ha confermato come ci sia un ufficio del Dipartimento della Difesa che dal 2002 analizza il linguaggio del corpo dei leader politici per prevederne il comportamento. Non un ufficio come tutti gli altri, ma l'Office of Net Assesment, l'ufficio che studia il futuro.

Nascosto abilmente nel labirinto dei ventotto chilometri di corridoi in cui si snoda il Pentagono, l'Office of Net Assesment è un piccolo ufficio pensato e voluto nel 1973 dal presidente Nixon per identificare minacce emergenti o future per gli Stati Uniti. Dietro la porta di questo ufficio sono nascosti tanti segreti, pochi dipendenti ed un solo nome: Andrew Marshall. Ex analista della Rand Corporation – dove lavorò al progetto “pensare l'impensabile” ripreso da Kubrick nel suo Dottor Stranamore - ed ex consigliere del National Security Council, il 94enne Andrew Marshall è dal 1973 uomo solo al comando dell'ONA. Alla sua porta hanno bussato prima Nixon, poi Ford, Carter, Reagan, i due presidenti Bush, Bill Clinton e in ultimo Barack Obama.

Da uomo ombra del Pentagono, Andrew Marshall ha passato gli ultimi quarant'anni ad elaborare dottrine per far fronte a nemici più o meno immaginari, godendo a Washington della stima incondizionata di tutto l'ambiente, dov'è considerato una leggenda vivente. Su di lui il New Yorker ha scritto come sia una “persona molto silenziosa in pubblico, che schiva le domande dicendo che non ha nulla da aggiungere alla discussione”. In ambito militare si dice “non abbia bisogno di gridare per essere ascoltato” e che sia “il miglior missile schierato dai vertici militari” in grado “di trovare fondi per qualsiasi missione”. Un personaggio visionario e molto influente soprannominato Yoda come il personaggio di Guerre Stellari e considerato - parafrasando la formula utilizzata per il presidente - il futurist-in-chief: l'uomo del futuro in capo.

L'ufficio di Andrew Marshall è considerato a tutti gli effetti il think-tank segreto del Pentagono. Una “fattoria di idee”- come l'ha definita Talking Points Memo - che spende 10 milioni di dollari all'anno per progetti che “guardano dai 20 ai 30 anni avanti nel futuro”. Conta sul lavoro di squadra di una quindicina di contractors stipendiati a progetto e reclutati da varie agenzie – tra cui la Hudson Institute e la Booz Allen Hamilton – che stilano report periodici sui temi più disparati, di cui nel 2009 una fuga di notizie ne ha reso noto l'indice. Il tema dominante è il mantenimento della leadership degli Stati Uniti, come provano i due report pubblicati nel 2006 e nel 2001 rispettivamente dal titolo “Preservare il primato americano” l'uno, e “Preservare la superiorità militare degli Stati Uniti” l'altro.

Grande attenzione viene riservata al settore aerospaziale, con un report sulle “Asimmetriche strategie della Russia e della Cina per il dominio dello spazio”, e a quello del dominio dei mari, con un report sul “Futuro della guerra sottomarina”. Così come si tiene sempre pronto un fascicolo su un mondo post-attacco nucleare con due report dal titolo emblematico: “Combattere un nemico che dispone dell'arma nucleare: è possibile vincere?” e “Dopo il prossimo attacco nucleare”. Immancabili poi i richiami alle lotte religiose e agli scenari in Medio Oriente, ma c'è spazio anche per la fantasia, con un report del 1995 dal titolo “Le immagini mutevoli della natura umana” e un altro che studia “La grande guerra in Siberia del 2030”.

Tutti questi report negli ultimi quarant'anni sono andati a finire direttamente sulla scrivania del Segretario della Difesa. Oggi ufficialmente non è più così, in virtù della decisione presa nell'ottobre scorso - e formalizzata a dicembre - del capo del Pentagono Chuck Hagel di tagli ai costi della Difesa e di riduzione del 20% dello staff che fa rapporto direttamente al suo ufficio. All'interno di questo piano è previsto che l'ONA – seppur rimanendo indipendente – faccia diretto riferimento non più ad Hagel ma al Sottosegretariato alla Difesa. In questo modo è stato relativamente semplice per l'addetto stampa del Pentagono John Kirby un paio di settimane fa negare che il Segretario della Difesa Hagel fosse a conoscenza degli studi sul presidente russo Putin: “Vi posso assicurare che il Segretario non ha letto questi report e che quindi non hanno in alcun modo influenzato le decisioni politiche del Pentagono”. Studi che – ha aggiunto Kirby – non sono stati commissionati da Chuck Hagel, piuttosto si tratta di “uno di quei report che non esce dall'ufficio di Andrew Marshall” ma comunque non verrà rilasciato pubblicamente.

Rimane un alone di mistero sulla vicenda degno di un romanzo di spionaggio, di cui è però impossibile sfogliare le pagine fino alla fine. E c'è un grande interrogativo che non torna: se nessuno commissiona questi report, se il capo del Pentagono non li legge, a cosa serve investire milioni di dollari per l'attività di questo ufficio? Altitude lo ha chiesto in esclusiva ad un esperto dell'ufficio ONA, il professor Paul Bracke, docente di scienze politiche a Yale ed autore di un lungo report sulla questione. Bracken ha risposto sostenendo come il Net Assesment sia “uno strumento fondamentale per la Difesa degli Stati Uniti per tre ragioni”. In primo luogo, perché “va oltre le esigenze di governo, che sono quelle di fornire risposte urgenti ai problemi del presente, andando ad avventurarsi in aree che diventeranno importanti nel corso degli anni. Spesso succede che i governi non sappiano porsi le domande adatte, e il Net Assesment si focalizza proprio su questo”. In secondo luogo Bracken sostiene come l'ufficio scenari del Pentagono rappresenti “la porta d'ingresso per il futuro”. In ogni governo – continua il docente - “c'è una lotta tra dipartimenti e non c'è nessuno che pensi a lungo termine per far mantenere agli Stati Uniti lo status di superpotenza. Il Net Assesment fa proprio questo”. In ultimo Bracken parla dell'ONA come di un ambiente ovattato in cui si può andare oltre il “rumore di fondo del ciclo delle news” per prevenire le guerre future e farsi trovare pronti all'appuntamento con la storia.

E proprio alla loro storia che gli Stati Uniti devono questa vocazione. Basta rispolverare qualche vecchio scaffale della Library of Congress per accorgersi che l'8 gennaio del 1790 c'era già chi sosteneva che “l'essere preparati alla guerra è uno dei modi più efficaci di mantenere la pace”. Sono parole di George Washington, il primo presidente degli Stati Uniti. Come dire, un ritorno al futuro.

Pubblicato in collaborazione con Altitude, magazine di Meridiani Relazioni internazionali