I titoli di molti giornali che parlano della fine di un’epoca, di un cambiamento imminente a Cuba, piuttosto che descrivere i processi reali in corso sembrano esprimere forse più un auspicio o, in alcuni casi, una non troppo celata nostalgia per un’epoca di più vive passioni e di protagonisti, nel bene o nel male, storicamente rilevanti.

Mercoledì 18 aprile il Parlamento cubano ha eletto Miguel Díaz-Canel come successore di Raúl Castro nella carica di presidente. Díaz-Canel era l’unico candidato e quindi senza sorprese giovedì 19 è stato proclamato ufficialmente terzo presidente nella storia della Cuba moderna. Anche le date hanno una loro ragione simbolica poiché era proprio il 19 aprile del 1961 quando l’esercito cubano respinse nella battaglia della Baia dei Porci un tentativo di invasione anticastrista sostenuto dagli Stati Uniti. Quindi il passaggio del testimone tra le generazioni avviene nel segno della continuità e della gloriosa tradizione rivoluzionaria.

Motivi di stupore ce ne sono pochi: Raúl Castro, che ha 86 anni, aveva annunciato da tempo che si sarebbe dimesso da presidente. E si sapeva anche che favorito per diventare il suo successore era Díaz-Canel, da anni in carica come primo vicepresidente.

Il profilo di Díaz-Canel è quello di un moderato riformismo, con aperture ad alcune modernizzazioni temperate da un ancoraggio forte nel solco della tradizione castrista. Il nuovo leader, con i suoi 57 anni e i lunghi trascorsi politici, non può definirsi un volto nuovo; colpisce però il fatto che sia nato dopo la rivoluzione del 1959 e che abbia iniziato il suo percorso politico non come guerrigliero – come Fidel e Raul – ma nei meno turbolenti anni Novanta.

Il passaggio generazionale, seppur netto, avviene in modo accettabile per la vecchia guardia; la forza delle cose alla fine forse imporrà dei cambiamenti che in questo momento non sembrano nascere dalla spinta di una nuova classe dirigente. Raúl lascia la presidenza rimanendo comunque a capo del partito probabilmente fino al 2021, quando avrà 90 anni: il vento del rinnovamento soffia dunque a Cuba, anche se per ora non è una tempesta.

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