L’11 febbraio del 1990 Nelson Mandela fu rilasciato dopo 27 anni di carcere, su ordine del presidente sudafricano F.W. de Klerk. Quattro anni dopo, nel maggio del 1994, Mandela sarebbe diventato il primo presidente nero del Sudafrica. Il famoso discorso pronunciato il giorno della sua liberazione si chiuse con le parole che Mandela pronunciò durante il processo a suo carico del 1964, nel quale fu condannato all’ergastolo dalla Corte Suprema del Sudafrica con l’accusa di sabotaggio e cospirazione contro il sistema dell’apartheid - cioè la politica di segregazione razziale istituita dal governo sudafricano di etnia bianca nel dopoguerra: si tratta del discorso memorabile del 20 aprile, An ideal for wich I am prepared tu die (qui l’audio del discorso), un manifesto dell’impegno politico di Mandela. Le parole di quel discorso, disse Mandela il giorno del suo rilascio, sono vere ieri come oggi.

«Ho combattuto contro la dominazione dei bianchi e ho combattuto contro la dominazione nera. Ho accarezzato l'ideale di una società democratica e libera in cui tutte le persone vivono insieme in armonia e con pari opportunità. È un ideale per il quale spero di poter vivere e che spero di raggiungere. Ma, se necessario, è un ideale per cui sono disposto a morire».

Mandela fu condannato all’ergastolo insieme ad altri nove membri dell’African National Congress, l’organizzazione politica di difesa dei diritti della popolazione nera sudafricana nata l’8 gennaio del 1912. Con la vittoria nel 1948 del National Party, il partito che ha imposto l'apartheid in Sudafrica, la segregazione razziale divenne sistematica nel paese, una specie di soluzione politica nazionalista per il mantenimento dell’egemonia bianca in Sudafrica. Nelson Mandela assunse un ruolo sempre più importante all’interno dell’ANC, soprattutto nella Youth League, il fervente incubatore del nazionalismo africano che assumeva gradualmente il controllo del congresso. Il nucleo fondante della Youth League, Oliver Tambo, Nelson Mandela e Walter Sisulu, fu particolarmente influenzato dai metodi di boicottaggio praticati dal Non-European Unity Movement - formazione d’ispirazione marxista nata nel 1943 dalla quale l’ANC prese le distanze. Ma fu soprattutto il modello di Mahtma Gandhi, che in Sudafrica sperimentò per la prima volta il metodo della resistenza passiva, a suscitare una profonda ammirazione sull’avanguardia politica africana, in particolare sul giovane Nelson Mandela.

Il fronte della resistenza anti-apartheid, fatto di organizzazioni rappresentanti della componente nera, dei coloured e degli indiani del Sudafrica, sperimentò forme di boicottaggio e di dimostrazione su vasta scala contro la segregazione razziale. Mandela svolse un ruolo importante nell’organizzazione della vasta campagna di resistenza del 1952 organizzata dall'ANC. Il 6 aprile del 1952, data di ricorrenza del tricentenario dell’arrivo di Van Riebeeck, il fondatore della colonia di Cape Town - la prima colonia boera in Sudafrica -, si riunirono nella "Freedom Square" di Johannesburg, a Porth Elizabeth e a Pretoria circa 10mila persone, che protestarono contro le leggi razziali. Circa 8.500 persone furono arrestate, e fra queste c'era Mandela.

Qualche anno dopo, nel 1955, l’ANC adottò la "Freedom Charter", che descriveva l’idea di un Sudafrica governato su principi non-razziali. L’attività politica dei movimenti di resistenza durante gli anni ‘60, tuttavia, subì una battuta d’arresto dopo il massacro di Sharpeville: il 21 marzo del 1960 la polizia aprì il fuoco su un gruppo di manifestanti africani e uccise 69 persone. La leadership dell’ANC fu messa all’indice dal governo nazionalista e l’ANC venne dichiarato illegale. Il nazionalismo africano entrò in una nuova fase: il movimento divenne rivoluzionario negli scopi e nei metodi, e accanto all’attivismo non-violento, piccole cellule di militanti iniziarono l’azione violenta contro lo Stato.

Nel 1961 Nelson Mandela divenne il comandante dell'ala armata "Umkhonto we Sizwe " dell'ANC ("Lancia della nazione"), della quale fu co-fondatore. Coordinò la campagna di sabotaggio contro l'esercito e gli obiettivi del governo, ed elaborò piani per una possibile guerriglia per porre fine all'apartheid. Quello stesso anno, nell’aprile, Mandela fu arrestato e condannato all’ergastolo. Nel discorso pronunciato davanti alla corte, Mandela ammise la militanza nell'"Umkhonto we Sizwe" e la decisione di passare a forme violente di lotta politica, perché il governo non aveva lasciato altre alternative.

Nell’inverno del 1964 Nelson Mandela fu trasferito nel carcere di Robben Island, dove passò 14 dei 27 anni di detenzione, e dove fu costretto ai lavori forzati nelle cave di calcare. Mandela fu confinato in una cella piccolissima, con un materasso in terra e un catino come bagno. La cella era così piccola che il prigioniero poteva percorrerne la lunghezza in tre passi, e quando si coricava non aveva spazio per distendersi completamente. Gli fu concessa una visita all’anno di trenta minuti e la possibilità di scrivere e ricevere lettere ogni sei mesi. Durante la sua detenzione Mandela lesse molti testi, poemi, poesie, liriche, libri in lingua afrikaner (olandese e inglese), lingua che nel corso della detenzione imparò alla perfezione. In particolare una poesia in inglese del poeta inglese, William Ernest Henley, dal nome Invictus, fu molto importante per la vita di Mandela negli anni della sua detenzione.

Rolihlahla Dalibhunga, nome di nascita di Nelson Mandela, era nato il 18 luglio del 1918 nella famiglia reale dei Thembu, una tribù di etnia Xhosa che viveva nel Capo Orientale, nel Sudafrica meridionale. Sua madre lo fece nascere lungo la riva di un fiume. Il suo nome in lingua Xhosa, Rolihlahla, ha un significato curioso: “attaccabrighe”. In Sudafrica è conosciuto con il nome del suo clan, Madiba. Mandela è morto ieri. Questi i famosi versi di Invictus.

Out of the night that covers me,
Black as the pit from pole to pole,
_I thank whatever gods may be
_For my unconquerable soul.

_In the fell clutch of circumstance
_I have not winced nor cried aloud.
_Under the bludgeonings of chance
_My head is bloody, but unbowed.

_Beyond this place of wrath and tears
_Looms but the Horror of the shade,
_And yet the menace of the years
_Finds and shall find me unafraid.

_It matters not how strait the gate,
_How charged with punishments the scroll,
I am the master of my fate,
I am the captain of my soul.

Pubblicato in collaborazione con Meridiani Relazioni Internazionali