Le elezioni legislative tenutesi giovedì scorso [10 maggio ndr] in Algeria non hanno lasciato scampo ad equivoci. Secondo i risultati provvisori annunciati il giorno seguente da Daho Ould Kablia, Ministro degli interni e delle comunità locali, il FLN  (Jabha al-tahrîr al-watanî, lett. Fronte di liberazione nazionale - il partito del ra’is Bouteflika) avrebbe ottenuto ben 220 dei 462 seggi parlamentari. Una vittoria schiacciante, se si pensa che la seconda forza politica uscita dalle urne, il Tajammu‘ al-watani al-dimukrati (lett. Raggruppamento nazionale democratico) ne avrebbe ottenuti 68. La cosiddetta Coalizione verde, che riunisce tre partiti di tendenza islamica, ovvero Haraka al-mujtama‘a al-silm (lett. Movimento della società della  pace), al-Islah (lett. La Riforma) e al-Nahdha (lett. La Rinascita) sembrerebbe aver ottenuto 48 seggi.
Tali risultati sono stati definiti provvisori dal Consiglio Nazionale di Sorveglianza delle Elezioni algerino che, in un suo comunicato, si è affrettato a criticare le dichiarazioni del Ministro degli interni, fatte “quando lo spoglio non era ancora stato ultimato in molti governatorati”.
Al di là delle cifre esatte, che saranno probabilmente comunicate la prossima settimana, la tendenza del voto è oramai chiara. Numerose sono state le prese di posizione sulla stampa nazionale, di editorialisti ed esponenti dei differenti partiti politici. Abid Sharif, sul quotidiano on-line Maghreb Emergent, osserva una situazione paradossale prodottasi nello scenario politico algerino degli ultimi anni, dove, se da una parte il FLN “rappresenta ancora oggi la spina dorsale della vita politica del paese”, la società algerina “non è riuscita a creare nulla dopo il FLN”. Un fenomeno indicativo, a suo dire, dell’attuale degrado politico.
Ancora più netta la posizione assunta da Abd al-‘Ali Razaqi che, dalle pagine del quotidiano al-Shuruq, afferma che la tornata elettorale non ha prodotto né vincitori né vinti e parla espressamente di un “fallimento dell’esperimento democratico in Algeria”. A suo dire, “il potere intende mantenere lo status quo […] per garantire la propria sopravvivenza” e i risultati elettorali non rappresenterebbero che il riflesso di questo dato di fatto.
Qual è stata la reazione all’esito del voto delle forze politiche in campo? Mentre il segretario del FLN, Abdelaziz Belkhadem, dalle pagine del quotidiano al-Nahâr al-jadîd,ha prevedibilmente descritto l’evento elettorale come un “festa per l’esercizio della democrazia”, ‘Ali Laskri, primo segretario del FFS (Jabha al-quwa al-ishtirâkiyya - lett. Fronte delle forze socialiste), che ha ottenuto solo 21 seggi, ha dichiarato, in un comunicato diffuso il giorno successivo alle elezioni, “comprensione per le ragioni che vi sono dietro il pacifico astensionismo di protesta, prodotto da un autoritarismo che ha soffocato le libertà e i diritti dei cittadini”. Una posizione prudente e rispettosa, che sembra voler indirettamente rispondere alla base militante rimasta delusa dalla decisione del partito di partecipare alle elezioni, e che probabilmente ha optato per l’astensione. Nel partito, il dibattito interno al partito è invece molto acceso. Il noto intellettuale algerino Radjef Sa‘îd, criticando la strategia politica del FFS in una lettera aperta indirizzata allo storico leader Hocine Aït Ahmed e ripresa da molti quotidiani nazionali, si chiede espressamente “che cosa farà il FFS con i suoi 21 deputati di fronte ai battaglioni del regime?”. Ergendosi a portavoce del diffuso malessere presente in Cabilia (una regione da sempre refrattaria al controllo centralizzato di Algeri e fortemente attiva nei vari movimenti di rivendicazione democratica), Radjef Sa‘îd afferma che i militanti di base rifiutano che l’FFS “possa servire come alibi democratico per uno dei regimi più perversi della storia dell’umanità”.
La Coalizione verde, che sperava invece in un boom elettorale sulla scia dell’ascesa dei partiti islamisti in tutta l’area, ha denunciato brogli. Abdelrazak Moukri, uno dei suoi dirigenti, ha affermato che gli osservatori del movimento avevano comunicato risultati “profondamente differenti” rispetto a quelli annunciati dal Ministero degli interni. In una conferenza stampa tenutasi venerdì scorso [11 maggio ndr] ad Algeri, Moukri ha parlato della “esistenza di una immensa frode organizzata a livello centrale”, concludendo la conferenza stampa con un monito inquietante: “Non saremo responsabili di quello che potrà accadere”.