Le autorità canadesi hanno arrestato Meng Wanzhou, CFO (Chief Financial Officer) della Huawei e figlia del fondatore del colosso tecnologico cinese Ren Zhengfei, su richiesta degli Stati Uniti, che hanno fatto anche domanda di estradizione, per aver violato l’embargo commerciale USA nei confronti dell’Iran, un tema sul quale già in aprile c’erano state indagini da parte statunitense. L’ambasciata cinese a Ottawa ha immediatamente protestato, sostenendo che l’arresto è una violazione dei diritti umani di Meng e ha fatto richiesta per un suo immediato rilascio. L’arresto, che sarebbe avvenuto il 1° dicembre, proprio in coincidenza dei colloqui tra Trump e Xi Jinpin in Argentina durante il G20, in seguito ai quali è stata concordata una tregua di tre mesi nella guerra dei dazi, rischia di riavviare immediatamente una escalation della tensione tra i due Stati, gettando anche un’ombra sulla coerenza della strategia complessiva degli Stati Uniti verso la Cina.

Da tempo del resto il gigante cinese delle telecomunicazioni è un ‘sorvegliato’ speciale da parte degli USA, soprattutto per aspetti legati alla sicurezza nazionale in relazione allo sviluppo del 5G, sul quale Huawei è all’avanguardia; usare le sue tecnologie e i suoi componenti esporrebbe al rischio di spionaggio in considerazione degli stretti legami con il governo cinese e del fatto che Ren Zhengfei è un ex ingegnere dell’esercito.

Crediti immagini: fondo,  Kārlis Dambrāns [Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)], attraverso www.flickr.com; Meng Wanzhou, ANSA/EPA