Questa volta, a differenza del 2016, quando la vittoria di Donald Trump giunse parzialmente inaspettata, i sondaggi sono stati rispettati; i democratici nelle elezioni midterm conquistano la maggioranza alla Camera, con un certo margine, mentre i repubblicani mantengono il controllo del Senato. Il risultato dei democratici è sicuramente positivo, ma non c’è stato quel tracollo del Grand Old Party (GOP) che alcuni auspicavano e credevano possibile. I democratici avevano bisogno di strappare 23 seggi agli avversari; probabilmente alla fine dei conteggi avranno una maggioranza di 35 seggi. Al Senato si rinnovavano soltanto 35 seggi su 100, di cui la maggior parte era in mano ai democratici; i repubblicani hanno strappato quattro seggi ai democratici (in Indiana, Missouri, Florida e Nord Dakota) e mantengono quindi la loro maggioranza.

Sono state elezioni di metà mandato combattute, con una partecipazione molto superiore a quella del 2014 e un record di spese elettorali: da un punto di vista politico il voto è stato decisamente condizionato dal giudizio sulla figura e sull’operato del presidente in carica, che in qualche modo con il suo stile diretto e una campagna aggressiva basata sulla ripresa economica e sul tema degli immigrati, ha galvanizzato la mobilitazione dei suoi sostenitori incentivando però, al tempo stesso, il voto “contro” degli avversari, che hanno puntato molto sulla sanità. Un pronunciamento che per Trump, in vista del 2020, suona come un allarme ma non una concreta sconfitta. La convivenza con una Camera ostile non sarà facile e la strada degli accordi e dei compromessi non è molto affine allo stile di Donald Trump.

Al di là dei risultati dei partiti, le elezioni di midterm saranno ricordate anche per una rinnovata immagine e rappresentatività della politica americana, con esperienze e volti nuovi: Alexandria Ocasio-Cortez, 29 anni, diventa la più giovane deputata della storia americana, affermandosi in un distretto che copre due quartieri di New York, Bronx e Queens. La democratica e musulmana Ilhan Omar vince in Minnesota e dichiara di voler rappresentare al Congresso «il peggior incubo di Donald Trump». La democratica Sharice Davids, appartenente alla tribù Ho-Chunk Nation, è la prima donna nativo-americana eletta al Congresso e rivendica apertamente la sua omosessualità. Come fa del resto anche il repubblicano Jared Polis, nuovo governatore del Colorado, che si è trovato spesso in passato in contrasto con Trump, sulla politica sanitaria. Il terremoto politico che alcuni auspicavano non c’è stato; ma molte realtà nuove si sono messe in movimento e attraversano la politica degli Stati Uniti.

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