Le elezioni presidenziali che si sarebbero dovute svolgere in Algeria il 4 luglio sono state annullate; il Consiglio costituzionale ha respinto le uniche due candidature, di facciata, presentate all’ultimo momento – l’ingegnere Hamid Touahri e il veterinario Abdelhakim Hamadi – e ha dichiarato l’impossibilità di svolgere la consultazione elettorale che avrebbe dovuto designare il successore di Abdelaziz Bouteflika, al potere dal 1999 all’aprile del 2019, quando il suo tentativo di ricandidarsi per un quinto mandato era stato stroncato dalle manifestazioni popolari. Non è stata tuttavia stabilita una nuova data per le elezioni, cosicché sarà necessario probabilmente estendere il mandato del presidente ad interim Abdelkader Bensalah. Il movimento di protesta, che continua da tre mesi a scendere in piazza per invocare una reale svolta democratica, ha accolto con favore la decisione del Consiglio costituzionale, ma chiede anche le dimissioni del governo e l’uscita di scena di tutti coloro che fanno parte del sistema di potere radicato da decenni in Algeria, poiché si ritiene che senza questo decisivo passaggio non si possano svolgere elezioni realmente trasparenti. Bensalah e l’attuale capo del governo Noureddine Bedoui, sono personaggi che hanno perso qualsiasi credibilità, considerati parte di quella élite molto vicina a Bouteflika (la ‘gang’, issaba), che di fatto ha gestito il potere negli ultimi anni, anche per via delle sempre più precarie condizioni di salute del presidente uscente. L’annullamento delle elezioni – considerato nell’immediato un successo del movimento di protesta – desta tuttavia preoccupazione per una possibile deriva autoritaria, con un ruolo sempre più incisivo delle forze armate, guidate dal generale Ahmed Gaid Salah, ritenuto comunque vicino a Bouteflika e al suo entourage.

**Immagine: Milioni di algerini protestano nella prima settimana del Ramadan contro l’attuale governo e contro le corruzioni nel Paese, Algeri, Algeria (11 maggio 2019). Crediti: BkhStudio / Shutterstock.com

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