Un grave attacco terroristico ha colpito nel primo pomeriggio di martedì 15 l’hotel DusitD2 di Nairobi, situato nel distretto di Westland, all’interno di un complesso che ospita anche uffici e attività commerciali. Un commando di forse quattro uomini ha fatto irruzione nello stabile dopo che un kamikaze si è fatto esplodere seminando il panico; sono stati uditi numerosi spari e almeno due esplosioni. Le forze di sicurezza keniane sono immediatamente intervenute evacuando l’hotel e gli edifici circostanti, hanno progressivamente messo in sicurezza sei dei sette piani dell’hotel ‒ mentre all’ultimo piano erano rimasti asserragliati i terroristi, probabilmente con alcuni ostaggi ‒ e infine hanno dichiarato che la situazione era completamente “sotto controllo”, anche se nelle prime ore di mercoledì sono stati registrati numerosi colpi di arma da fuoco.

Il presidente Uhuru Kenyatta ha dichiarato in mattinata che l’operazione è ormai conclusa. Il bilancio delle vittime, ancora non ufficiale, parla di quindici morti e almeno trenta feriti. L’attacco è stato rivendicato dal gruppo jihadista somalo al-Shabaab, fondato nel 2006 e affiliato ad al-Qaeda, che ha a lungo tenuto sotto controllo gran parte della Somalia, capitale compresa e che si pone come obiettivo il rovesciamento del governo ufficiale appoggiato dalla comunità internazionale; negli ultimi anni al-Shabaab ha perso terreno e si è ritirato nel Sud del Paese, senza tuttavia interrompere le azioni armate, che hanno più volte colpito il vicino Kenya. Nairobi è entrata nell’obiettivo di al-Shabaab da quando, nel 2011, truppe keniane sono state inviate in Somalia nell’ambito della missione AMISOM dell’Unione Africana a sostegno del governo di Mogadiscio; tra gli attacchi più gravi vanno ricordati quello nel centro commerciale Westgate di Nairobi nel 2013, con 67 morti, e quello al Garissa University College che causò 148 vittime.

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