Non c’è più tempo: è questo il momento di agire se si vuole avere una chance di fermare il mondo nella sua folle corsa verso l’autodistruzione. Ed è per questo che migliaia di studenti, ma non solo loro, in tutto il mondo venerdì 15 marzo scendono in piazza per chiedere ai governi misure concrete, e non parole, per contrastare i cambiamenti climatici che stanno compromettendo la possibilità stessa della vita sulla Terra. Non c’è tempo di aspettare che una nuova generazione più consapevole e lungimirante prenda il timone e inverta la rotta: è stimata in circa 12 anni la ‘finestra’ ancora aperta per mettere in atto provvedimenti drastici a tutela dell’ambiente prima che il processo sia irreversibile. L’appello per il “Global strike for future” del 15 marzo ha raccolto adesioni in tutto il mondo: la mappa delle manifestazioni, disponibile on-line, è in continuo aggiornamento e segnala oltre 1600 eventi in altrettante città, dall’Argentina a Vanuatu. Assume così una dimensione globale e proporzioni di massa un fenomeno di protesta che raccoglie il dissenso, la preoccupazione e la necessità del cambiamento dei più giovani ‒ coloro che non hanno ancora l’età per votare e che vedono il loro futuro in mani irresponsabili ed egoiste ‒ e che ha preso il via dall’ostinata protesta di una ragazzina svedese di quindici anni, Greta Thunberg, divenuta ormai un’icona e proposta per il premio Nobel per la pace. La sua determinazione, seduta davanti al Parlamento svedese invece di andare a scuola, ne hanno fatto un esempio e uno stimolo, e in breve tempo il movimento Fridays for future ha unito giovani e giovanissimi di tutto il mondo, che si riconoscono nelle parole che Greta ha pronunciato senza alcuna timidezza a Katowice al COP24, la Conferenza sul clima delle Nazioni Unite, a dicembre 2018: «Dite di amare i vostri figli più di ogni altra cosa, eppure state rubando loro il futuro».

Immagine: Funeral for our future, Melbourne, Australia (1 dicembre 2018). Crediti: Takver. Attribution-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-SA 2.0), attraverso www.flickr.com

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