I Paesi Bassi confermano la loro contrarietà all’avvio dei negoziati per l’ingresso dell’Albania nell’Unione Europea; il Consiglio europeo, che si riunirà il 17 e il 18 ottobre per discutere il bilancio a lungo termine, si pronuncerà anche in merito all’integrazione della Macedonia del Nord e dell’Albania. Il ministro agli Affari esteri dei Paesi Bassi, Stef Blok, ha proposto di valutare disgiuntamente i due Paesi, perché esistono problemi specifici e differenze; soprattutto si evidenzia un diverso grado di integrazione con gli standard europei, in merito al funzionamento delle istituzioni nazionali. Blok ha ribadito come l’Albania debba realizzare ancora importanti cambiamenti, mentre la situazione della Macedonia del Nord è molto più avanzata. Una posizione ancora più netta di quella che si sta affermando in Germania dove il 25 settembre, i partiti di maggioranza hanno proposto al Parlamento di esprimere parere favorevole all’avvio dei negoziati per l’ingresso nell’Unione Europea della Macedonia del Nord e dell’Albania, ponendo però all’Albania degli obiettivi da raggiungere per facilitare i negoziati: l’istituzione della Corte suprema e della Corte costituzionale, la riforma elettorale, la risoluzione del contenzioso relativo alle elezioni amministrative, impegni in merito alla lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata. L’Albania stenta ad uscire dalla sua crisi istituzionale; le elezioni amministrative del 30 giugno sono state contestate dalle opposizioni e considerate non valide dal presidente della Repubblica Ilir Meta; lo stesso Meta è stato messo sotto accusa dal governo di Edi Rama, l’ex ministro dell’Interno Saimir Tahiri è stato condannato per abuso d’ufficio in un’indagine scaturita dall’appartenenza di membri della sua famiglia alla criminalità organizzata. Questa situazione rende problematica la candidatura dell’Albania nonostante l’apertura all’integrazione dei Paesi dei Balcani esplicitata dalla nuova presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e dal nuovo commissario per l’allargamento dell’Unione, l’ungherese László Trócsányi, già ministro della Giustizia del governo Orbán. Le difficoltà della Macedonia del Nord sono state invece in buona parte superate dopo l’accordo raggiunto con la Grecia e le riserve della Francia e di altri Paesi dovrebbero essere abbandonate. Rimane il fatto che alcuni governi sono ancora molto diffidenti sui progetti di allargamento dell’Unione alla luce dei contrasti che si sono sviluppati in merito a questioni fondamentali con alcuni dei Paesi dell’Est che avevano aderito nel 2004, come Polonia e Ungheria.

Immagine: Tirana, Albania (15 settembre 2005). Crediti: ShkelzenRexha [CC BY-SA 4.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0)], attraverso Wikimedia Commons