In Kosovo, dove si sono svolte domenica 6 ottobre le elezioni parlamentari anticipate, si profila una vittoria delle opposizioni. Dalle urne non è uscita una chiara maggioranza con effettive affinità programmatiche e sono quindi in corso trattative tra i partiti che escono vincitori dalle urne per formare una coalizione di governo. Le elezioni segnano però in ogni caso un cambiamento generazionale e culturale che mette per la prima volta alla ribalta movimenti e persone che non discendono in modo diretto dalle milizie dell’Esercito di liberazione del Kosovo (UCK, Ushtria Çlirimtare e Kosovës) che hanno combattuto nella guerra contro i serbi (1996-99). Un aspetto da non sottovalutare, considerando che alle elezioni anticipate si è arrivati a causa delle dimissioni del primo ministro Ramush Haradinaj, convocato dal Tribunale dell’Aia per rispondere di crimini di guerra relativi proprio alla sua militanza nelle file dell’UCK. La giovane democrazia del Kosovo è fortemente condizionata dal passato della guerra civile e dal difficile rapporto con la Serbia; gli elettori hanno forse voluto dare un segnale di cambiamento, dopo una campagna elettorale incentrata sui temi della diffusa corruzione e sui limiti dello sviluppo economico.  La lista di sinistra nazionalista Vetevendosje! (VV, ‘Autodeterminazione!’) di Albin Kurti ha ottenuto il 25,55% dei voti e il suo leader potrebbe ricevere l’incarico di formare il governo. Un risultato soltanto di poco inferiore (24,86%) è stato raggiunto dalla Lega democratica del Kosovo (LDK, Lidhja Demokratike e Kosovës) guidata dalla giovane docente di diritto internazionale Vjosa Osmani, che si è dichiarata disponibile a un accordo con Vetevendosje! Soltanto terzo con il 21,13 % dei voti il Partito democratico del Kosovo (PDK, Partia Demokratike e Kosovës), fondato dall’attuale presidente della Repubblica Hashim Thaçi, mentre il partito del primo ministro uscente Ramush Haradinaj, l'Alleanza per il futuro del Kosovo (AAK, Aleanca për Ardhmërinë e Kosovë), si è fermato all’11,53%. Non sarà facile per Vetevendosje! e LDK formulare un programma comune che vada al di là dei propositi di lotta senza quartiere contro la corruzione e il clientelismo. Ma dal nuovo governo ci si aspetta in prospettiva una soluzione del conflitto con la Serbia, che protraendosi nel tempo favorisce l’instabilità dell’intera regione.

Immagine: Incontro dei membri di Vetëvendosje! con Albin Kurti (14 settembre 2012). Crediti: LNU Foto [Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)], attraverso www.flickr.com