Il generale Khalifa Haftar si è rivolto a una società di lobbying americana per curare l’immagine e ottenere sostegno e consensi. Stephen Payne e Brian Ettinger, della Linden Government Solutions, faranno lobbying a Washington per conto delle forze di Haftar promuovendo il sostegno da parte della comunità internazionale e sviluppando le pubbliche relazioni. Il comandante libico ha firmato un contratto di un anno del valore di 2 milioni di dollari. Non è la prima volta che il leader della Cirenaica si rivolge a società di lobbying: lo aveva fatto nel 2017 e nel 2015 con la Dignity Operation con cui cercava di estendere la sua influenza e di contrastare il fondamentalismo. D’altra parte, anche il governo di Tripoli si avvale del supporto del Prime Policy Group per promuovere la sue posizioni negli Stati Uniti. Queste attenzioni dimostrano come la guerra civile libica si combatta solo in parte sul terreno militare; il piano della comunicazione e delle relazioni è determinante sugli esiti, a maggior ragione in questa fase di relativo stallo delle operazioni. Secondo un’analisi del Centro studi internazionali (CeSI) è in corso sul web una vera offensiva mediatica a favore di Haftar che coinvolge i suoi principali sponsor, l’Egitto e l’Arabia Saudita, e si esplica in migliaia di comunicazioni principalmente in arabo, ma anche in inglese, in francese e in italiano, che sostengono l’iniziativa di Haftar verso Tripoli come volta ad unificare il Paese e a sottrarlo all’influenza dell’islamismo radicale e del terrorismo. In effetti se l’offensiva su Tripoli ha incontrato difficoltà e sembra senza sbocchi nel breve periodo, Haftar non è affatto isolato nella comunità internazionale perché molti attori, non solo regionali, lo considerano un baluardo credibile contro il caos e il fondamentalismo armato.

Immagine: Tripoli, Libia. Crediti: flickr.com

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