Il premier libanese Saad Hariri, fortemente contestato dalle massicce proteste popolari che si svolgono ormai da giorni a Beirut e in altre città del Paese, ha annunciato lunedì 21 ottobre un piano di riforme “senza precedenti” per venire incontro alle esigenze del popolo e ha espresso solidarietà e comprensione con i dimostranti. A scatenare le manifestazioni popolari, che non sembrano avere un preciso colore politico, sono state le nuove misure di austerità, tra cui l’introduzione di un’imposta sulle chiamate fatte tramite app di messaggistica come WhatsApp e il previsto aumento dell’IVA; ma questi provvedimenti hanno semplicemente fatto da detonatore per una più ampia situazione di grave disagio, con un costo della vita altissimo, mancanza di servizi, assistenza sanitaria e sistema scolastico allo sbando. I manifestanti, che hanno alzato barricate nelle strade e incendiato cassonetti dei rifiuti e pneumatici, esprimono la rabbia della gente comune contro un’intera classe politica che ritiene responsabile di portare l’economia del Libano sull’orlo del collasso; invocano le dimissioni di Hariri ed elezioni anticipate. Hariri ha chiesto venerdì 18 a tutti i principali partiti presenti in Parlamento di approvare le riforme da lui proposte, tra cui il taglio degli stipendi degli attuali politici e di quelli non più in carica, l’abolizione del ministero dell’Informazione e di altre istituzioni obsolete, la riforma dell’inefficiente settore dell’energia, attualmente a gestione statale, l’istituzione di un comitato anticorruzione entro la fine dell’anno. L’approvazione dei provvedimenti non è però bastata a placare le rivendicazioni della piazza, che continua a richiedere elezioni anticipate, tema sul quale Hariri ha dimostrato apertura. Il premier sembra ormai aver perso di credibilità, anche in seguito al suo coinvolgimento in una vicenda, ancora da chiarire, che è emersa all’inizio di ottobre e ha suscitato molto scalpore nel Paese: Hariri ha fatto un ‘regalo’ di 16 milioni di dollari a una modella sudafricana con cui aveva una relazione, un episodio che stride particolarmente con il contesto economico del Libano, anche se finora non sono emerse prove che il denaro provenisse da fondi pubblici.

Immagine: Saad Hariri (13 novembre 2018). Crediti: AP / Bilal Hussein © [CC BY-SA 4.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0)], attraverso Wikimedia Commons

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