Scontri violenti in Iran tra i manifestanti e le forze di sicurezza a causa delle proteste contro l’aumento del prezzo del carburante. Si sono verificati in diverse città devastazioni e saccheggi, ma le notizie filtrano con difficoltà a causa del blocco della maggior parte dei servizi legati a Internet, disposto dalle autorità. Le fonti ufficiali parlano di due morti: un dimostrante nella città di Sirjan, nella parte centrale del Paese, e un agente di polizia a Kermanshah, nella zona occidentale. Alcune fonti prive di verifica parlano di quattordici morti, mentre la stima di oltre mille arresti è confermata anche dalle autorità. Gli aumenti che sono stati comunicati a sorpresa venerdì 15 novembre appaiono misure molto drastiche, poiché prevedono un rincaro dei prezzi del 50% per i primi 60 litri che un consumatore utilizza in un mese e del 300% su qualsiasi soglia superiore. Bisogna considerare che in Iran i prezzi della benzina sono tra i più bassi del mondo; con i recenti aumenti si arriva a un prezzo di 15.000 rials al litro (12,7 centesimi di dollaro) per i primi 60 litri, mentre gli ulteriori acquisti saranno consentiti al prezzo di 30.000 rials al litro. Nella difficile situazione, anche a causa dell’inflazione, in cui si trova una parte della popolazione, che spesso utilizza il carburante per lavoro, questo aumento è stato vissuto come intollerabile. Le autorità avevano giustificato il provvedimento con la necessità di finanziare aiuti pubblici alla parte più povera della cittadinanza; inoltre, le diverse autorità si sono dimostrate compatte nel difendere i provvedimenti, che hanno avuto il beneplacito sia del presidente Hassan Rohani sia della guida suprema Ali Khamenei; il primo ha sottolineato la finalità sociale dei provvedimenti, mentre Khamenei ha soprattutto condannato «le azioni di sabotaggio messe in atto da teppisti sostenuti da potenze straniere». Naturalmente sulla situazione pesano le sanzioni imposte dagli Stati Uniti; i disagi vissuti dalla popolazione civile a causa dello stallo delle vendite di petrolio sono maggiori di quelle subite durante la guerra con l’Iraq e sembrano non trovare una soluzione, nel permanere della sfida sul nucleare e dell’isolamento, sia pur parziale, in cui l’Iran si trova attualmente. Le autorità sono peraltro in difficoltà nel gestire misure impopolari poiché sono previste nel febbraio del 2020 le elezioni parlamentari.

Immagine: Protesta contro la situazione economica del Gran Bazar di Teheran, Iran (25 giugno 2018). Crediti: Fonte, Fars News Agency is licensed under a Creative Commons Attribution 4.0 International License, attraverso commons.wikimedia.org