La questione delle risorse naturali riapre le tensioni tra la Turchia e Cipro. Una nave per trivellazioni petrolifere turca, la Fatih, ha compiuto operazioni in acque considerate di competenza cipriota per sondare l’area marina lungo la costa sud dell’isola, ricca di gas naturale e petrolio, ed è stato annunciato l’invio di una seconda nave, la Yavuz, che dovrebbe arrivare in zona entro la settimana. Le autorità cipriote hanno spiccato mandati d’arresto contro l’equipaggio della Fatih e hanno chiesto all’Unione Europea una ferma condanna della Turchia rispetto alle trivellazioni e alla sua mancanza di rispetto per la sovranità territoriale di Cipro. L’escalation della tensione potrebbe avere ripercussioni sull’allargamento dell’Unione Europea (UE) ai Paesi la cui domanda di ammissione è in discussione; Cipro, sostenuta anche dalla Grecia, ha dichiarato l’intenzione di richiedere l’adozione di misure sanzionatorie contro la Turchia e di porre il proprio veto sull’ingresso di altri Stati nell’Unione fino a quando l’UE non prenderà posizione con decisione nei confronti della Turchia. Il Consiglio per gli affari generali, dopo un incontro tra ministri in Lussemburgo, per il momento ha espresso preoccupazione rispetto alle “trivellazioni illegali” nel Mediterraneo orientale da parte della Turchia e deplorato che non siano state accolte le numerose richieste di interromperle, sottolineando come questo avrà un impatto immediato e negativo nelle relazioni tra UE e Turchia.

La disputa sulle risorse naturali si colloca nell’ambito della più complessa questione cipriota, che vede dal 1974 l’isola divisa in due da un confine lungo 180 km e la contrapposizione tra la Repubblica di Cipro nella parte meridionale e la parte settentrionale amministrata dalla Turchia.

Immagine: Il presidente della Repubblica di Cipro Nicos Anastasiades (7 marzo 2014). Crediti: European People's Party [Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)], attraverso www.flickr.com