Si è aperta mercoledì 15 maggio a Pechino la prima Conferenza sul Dialogo delle civiltà asiatiche, a cui partecipano i rappresentanti di quarantasette Paesi. Tra i temi che saranno trattati nei diversi forum previsti, gli scambi culturali, il turismo, il ruolo dei giovani. Il presidente cinese Xi Jinping nel suo discorso d’apertura ha sottolineato che nessuna razza e nessuna civiltà deve considerarsi superiore alle altre, ponendo l’accento sulla ricchezza che deriva all’umanità dal contributo delle differenti culture. Nelle parole del presidente cinese traspare una polemica indiretta con gli Stati Uniti e in particolare con la direttrice della pianificazione politica del Dipartimento di Stato degli USA, Kiron Skinner, che aveva affermato che per la prima volta gli Stati Uniti si trovano ad affrontare una «potenza competitor che non è caucasica». Il riferimento all’appartenenza caucasica, peraltro utilizzato dalla Skinner, che ha origini afroamericane, ha suscitato perplessità. Alcuni critici ritengono pericoloso definire i conflitti preminentemente commerciali tra gli Stati Uniti e la Cina come scontro di civiltà; altri osservatori invece ritengono questa visione realistica. Dal canto suo la Cina sta cercando di accreditare un’immagine non aggressiva, favorevole al libero commercio e alla cooperazione; l’Asia è ovviamente il terreno principale su cui prova a far crescere la sua influenza. La Conferenza che si è aperta a Pechino va in questa direzione; un’azione culturale che tende a presentare la Nuova Via Della Seta, il progetto One Belt One Road ‒ bollato da alcuni critici come operazione di neocolonialismo economico ‒ come un veicolo di dialogo e di scambi non solo commerciali tra i popoli e le diverse culture.

Immagine: Kiron Skinner, direttore della pianificazione politica presso il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti (4 settembre 2018). Crediti: State Department Photo [Public Domain], attraverso www.flickr.com

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