L'obiezione che, più frequentemente viene mossa a quanti propongono di sottoporre il mondo ad una crescente cura di sostenibilità ambientale e sociale, è il carattere ideologico e un po' predicatorio della proposta.
Esistono esperienze di sostenibilità già avviate? Dove sono? Ed infine, se esistono, producono ricchezza sufficiente per garantire, oltre alla sostenibilità ambientale, anche lavoro, giustizia sociale e le prestazioni fondamentali del Welfare?
Non sempre sono interrogativi stimolanti, dettati da una volontà di confronto vero e scientificamente approfondito. Spesso invece sono solo domande strumentali, fatte con l'unico scopo di difendere poteri e interessi dominanti, legati ad una idea di futuro come continuazione del presente, sebbene essa riveli un crescente carico di maggiori disuguaglianze sociali e catastrofi ambientali. Certo è di scarsa utilità discutere di sostenibilità, indicarla come chiave di lettura per ridefinire politiche economiche, del lavoro, della salute pubblica, della sicurezza dei cittadini della pace, dell'istruzione e della cultura, con quanti contrapponendo la crescita, come condizione preliminare per affrontare la sostenibilità, pensano che ciò che deve crescere, per fare ricco un paese, sono il cemento e l'asfalto, i consumi irrazionali ed indotti, le merci e i rifiuti.
è utile fa questo punto fare una premessa. Cosa indica che una società è realmente incamminata sulla strada della sostenibilità? Sicuramente minori consumi di energia e quella necessaria procurata con le fonti rinnovabili; minore sfruttamento delle materie prime; minori bisogni di mobilità; minore produzione di rifiuti ed infine minori Km percorsi dai prodotti che si consumano. 
La città tedesca di Friburgo e la più piccola delle isole Canarie, El Hierro, sono due esperienze in Europa che realizzano questi obiettivi, dimostrando che la sostenibilità è già uscita dai convegni e conquistato alcune importanti agende politiche.
Friburgo è una città di 220000 abitanti, a soli 360 Km dall'Italia (http://www.greencity.freiburg.de/servlet/PB/menu/1182949_l1/index.html). Il suo progetto di sostenibilità partì nel 78, in piena crisi petrolifera, perseguendo l'obiettivo di una totale autonomia energetica. Per raggiungerlo il governo della città investì in un centro di ricerche ambientali, che ha già sfornato innovazioni tecnologiche vendute in tutto il mondo, tipo le celle fotovoltaiche capaci di convertire il 40% dei raggi solari in elettricità, che hanno sconvolto ogni record di produttività, fermi a meno del 10%. Non solo, attorno a questo centro di ricerca sono cresciute in un decennio oltre 500 aziende, tutte con un proprio reparto di ricerca applicata alle rinnovabili e alle tecnologie ambientali. La città si è così rapidamente ricoperta di pannelli solari. Per dare una misura della dimensione dello sforzo compiuto, da chi ha amministrato la città, in soli dodici anni, dal 94 al 2006, Friburgo ha ricoperto oltre 11000 metri quadrati di tetti con pannelli solari termici per produrre acqua calda e allo stesso ritmo sta crescendo l'installazione di celle fotovoltaiche. Completano la scelta rinnovabile la messa in funzione di sei centrali idroelettriche e sei campi eolici di piccola taglia. Altrettanto significativa è l'esperienza per quanto riguarda l'efficienza e l'uso razionale dell'energia. Friburgo è all'avanguardia nello sfruttamento del solare passivo: la maggioranza degli edifici si riscaldano, almeno in parte, attraverso pareti esposte al sole e capaci di convertire il calore accumulato in energia termica per l'abitazione. E' l'intera filiera (ristrutturazioni e nuovi edifici) delle attività di costruzione ad essere stata sottoposta ad una cura di efficienza energetica e i risultati non mancano: 30% di minori consumi energetici rispetto ad una casa tedesca tradizionale. Soprattutto i risparmi realizzati dai cittadini in spese di riscaldamento, rinfrescamento ed illuminazione consentono di ripagare in pochi anni gli investimenti fatti, essendo la differenza di costo fra una casa efficiente e una tradizionale solo di un misero 3%. La conferma infine dell'irreversibilità della scelta rinnovabile è dimostrata anche da come viene usata l'energia tradizionale, essenzialmente il metano: in cogenerazione. Bruciando un'unica quantità di gas in microcogeneratori si riforniscono di illuminazione, riscaldamento e rinfrescamento grandi strutture come gli ospedali e i supermercati. Polemicamente vorrei ricordare che il primo prototipo di microcogeneratore fu inventato dalla Fiat, il famoso Totem, poi messo da parte perché giudicato poco competitivo. 
Sul terreno della mobilità sostenibile non solo si sono ridotti i bisogni di mobilità di persone e cose, ma anche che soltanto un terzo degli abitanti usa la macchina, con interi quartieri della città liberi dalle auto. Oltre il 60% degli spostamenti dei cittadini si realizzano: per un 27% in bicicletta, un 24% a piedi e un 20% con mezzi pubblici. Sparite code, traffico e problema parcheggi è evidente che la popolazione gode di una eccellente qualità dell'aria. Così come ottimi sono i dati per quanto riguarda la qualità delle acque di superficie e sotterranee, testimoniato dai sette laghi, presenti nel territorio, di cui sei sono classificati “molto adatti” alla balneazione e il settimo solo “adatto”. Certo si può obiettare che questa cittadina, vicina alla foresta nera, è un'eccezione e come si sa l'eccezione non fa la regola. Ed invece Friburgo guida una rete ([Energy Cities http://www.energy-cities.eu/spip.php?page=index_en](Energy Cities http://www.energy-cities.eu/spip.php?page=index_en)) di oltre 1000 città e provincie che, pur con minori risultati, si sono incamminate su questa strada. In poche parole è una esperienza replicabile. Sorge, a questo punto, una domanda polemica ai nostri saccenti critici: come mai le città italiana presenti nella rete Energy Cities sono pochissime?
E veniamo all'isola El Hierro, l'avamposto estremo dell'Europa in mezzo all'Atlantico. Soddisfa il 100% dei consumi energetici degli oltre 10000 residenti e dei circa 80000 turisti che ogni anno la visitano, con 5 turbine che producono oltre 12 Mw (http://www.elmundo.es/elmundo/2012/10/31/natura/1351688526.html). Una parte della elettricità viene immessa in rete, mentre la rimanente viene usata per pompare acqua da un bacino artificiale ad un altro a 700 metri di altezza. I due bacini, di cui uno ricavato in cratere di vulcano, sono collegati da tre Km di canalizzazioni, in larga parte sotterrate. Questa centrale idroelettrica fornisce altri 12 Mw e viene messa in funzione quando manca il vento. Il progetto è costato 65 milioni di euro. è già partita la seconda fase che prevede di sostituire le 6000 auto alimentate a benzina o gasolio con auto elettriche. Costerà altri 65000 euro, che verranno ammortizzati in solo dieci anni vendendo l'elettricità necessaria per alimentare le auto, allo stesso prezzo della benzina. Infine si sta procedendo anche alla diffusione del fotovoltaico. Anche in questo caso è del tutto evidente la possibilità di estendere, a costi contenuti, questa esperienza.
Si potrebbero aggiungere altri esempi, ma non servirebbero ad eliminare il vero limite di cui soffre la strategia della sostenibilità che non è quello della sua fattibilità, ma quello del suo peso politico. è evidente la solitudine degli ecologisti fra gli economisti, più in generale nel mondo delle professioni e anche la difficoltà a contaminare gli intellettuali e il mondo della cultura. Tutto ciò non può non avere come conseguenza un peso scarsissimo nelle grandi decisioni che determinano il futuro del mondo. La scorciatoia dei partiti verdi mostra la sua marginalità, cioè il suo fallimento. Non ha saputo costruire, sebbene la crisi della crescita in tutto il mondo e i fallimentari tentativi di rilanciarla, una alternativa, si è rivelata incapace di formare una classe dirigente in totale discontinuità con il passato e in grado di dare spazio a nuove produzioni e a nuovi stili di vita nella mobilità, nell'abitare, nel cibo, nell'accesso ai sapere. Gli inconcludenti vertici sul clima sono lì a testimoniare l'assenza di questo soggetto politico, che non nasce per via elettorale, annunciando catastrofi, ma da una lenta costruzione dei rapporti di forza nella società, favorevoli al cambiamento. C'è molta strada per arrivare a questo esito e non la si percorre solo chiedendo voti ad ogni scadenza elettorale. Essi verranno se frutto di conflitti sociali realizzati e partecipati, capaci di far crescere nella popolazione la voglia di cambiare e poter votare per sindaci con un programma di poche parole: faremo come a Friburgo e a Hierro!