Adozioni internazionali in forte calo nel 2017: anche se i dati forniti dagli enti del settore sono ancora parziali, la tendenza appare decisamente marcata (intorno al 30%) e difficilmente le rilevazioni ufficiali definitive potranno alterare di molto le cifre. Il dato del resto non fa che confermare un andamento negativo che dura ormai da oltre dieci anni e che non interessa soltanto l’Italia: come sottolinea l’ultimo rapporto biennale disponibile della Commissione per le adozioni internazionali – che riporta i dati fino al 2015 –, a partire dal 2004 si è riscontrata una progressiva e sostanziosa diminuzione in tutti i Paesi di accoglienza, tanto che si è passati dai 45.383 minori adottati nel 2004 ai 12.001 minori adottati nel 2015, con un calo del 73,5%. Nello scenario internazionale l’Italia però spicca qualificandosi come secondo Paese al mondo per numero di minori adottati (2.216 nel 2015), subito dopo gli Stati Uniti (5.648 nel 2015), e come primo Paese di accoglienza in Europa, distanziando sensibilmente la Spagna (799 minori adottati) e la Francia (815). Le ragioni di questo andamento sono molteplici e non tutte forse perfettamente identificabili nelle loro motivazioni più profonde; sicuramente i mutamenti sociali, politici ed economici dei Paesi d’origine hanno un peso fondamentale, così come le dinamiche interne ai Paesi di accoglienza, in cui alle incertezze economiche si è accompagnata una minore propensione alle adozioni internazionali, anche se il calo delle domande di disponibilità e idoneità riguarda anche le adozioni nazionali.

Certamente le difficoltà di relazione con alcuni governi finiscono di fatto con il ‘chiudere’ il canale; basta ricordare il blocco, qualche anno fa, della partenza dalla Repubblica democratica del Congo di un gruppo di bambini che avevano già una famiglia ad attenderli in Italia, ed è recentissima la notizia che l’Etiopia avrebbe approvato una legge che impedisce le adozioni internazionali, motivandola con i maltrattamenti verificatisi in alcuni casi di bambini adottati all’estero. Perché le adozioni possano seguire il loro iter, specialmente in contesti problematici, è dunque necessario un grande lavoro di tessitura di relazioni, di accordi bilaterali, di protocolli d’intesa; e nuovi canali aspettano di essere formalizzati con alcuni Paesi, per esempio la Cambogia e la Bolivia.

Anche le adozioni nazionali tuttavia sono caratterizzate dal segno meno: sono state 899 nel 2016 (erano 1290 nel 2001), e sono diminuite drasticamente anche le domande di disponibilità e idoneità (da 12.901 nel 2001 a 8.305 nel 2016): a fronte di 1.194 bambini dichiarati adottabili nel 2016 il rapporto è ancora di 6,8 ‘aspiranti’ famiglie a bambino, eppure come dimostrano i numeri non è stato possibile trovare a tutti una sistemazione. Non resta che augurarsi uno snellimento delle pratiche e che un importante strumento per i tribunali dei minorenni d’Italia come la banca dati dei minori adottabili possa essere presto del tutto operativa.

© Istituto della Enciclopedia Italiana - Riproduzione riservata

    Argomenti

    #Etiopia#Repubblica democratica del Congo#italia#Adozioni internazionali