L’enogastronomia italiana è sempre più internazionale e vuole occupare quote di mercato sempre più importanti. Per questo la prossima edizione di Cibus, il Salone internazionale dell’alimentazione, che si terrà a Parma dal 7 al 10 maggio, guarderà molto all’estero, con oltre 3000 aziende pronte a confrontarsi in un’edizione che punta a esportare i prodotti italiani in altri Paesi anche attraverso appositi road show.

Cibus del resto è la più grande e completa vetrina sull’alimentazione a livello europeo, di quell’immenso “paniere” fatto di migliaia di specialità alimentari che costituiscono il punto d’incontro fra tradizioni secolari e tecnologie d’avanguardia, apprezzato da milioni di gourmet e consumatori di tutto il mondo. Un modello alimentare che ha proprio nell’Italia il Paese di eccellenza per qualità, gusto, genuinità, ampiezza e varietà di proposte. Parma è certo la capitale della food valley italiana e Cibus è uno dei tre saloni più importanti del mondo, leader assoluto nei segmenti a maggiore valore aggiunto: i prodotti tipici e le specialità d’alta gamma.

Quest’anno le esportazioni di cibi e di bevande italiani hanno registrato un aumento del 7% rispetto al 2016, con un fatturato che a fine anno dovrebbe aggirarsi intorno ai 32 miliardi di euro. Le aree che più amano i prodotti italiani sono Europa e Stati Uniti, ma sta crescendo l’interesse da parte di tutta la zona asiatica, con Cina, Hong Kong, Corea del Sud, Tailandia e Taiwan. Per questo la 19a edizione di Cibus punterà soprattutto sui prodotti in grado di affermarsi all’estero. Inoltre, grazie alla collaborazione con l’ICE (l’agenzia per la promozione e l’internazionalizzazione delle imprese italiane), è stato studiato un road show per far incontrare i produttori italiani con i distributori esteri, con particolare attenzione per Paesi come Francia, Germania, Cina e Stati Uniti.

L’edizione 2018 di Cibus sarà l’occasione per fare il punto anche su alcune tematiche che stanno molto a cuore agli operatori. L’Università di Parma e la società Ipsos presenteranno quattro ricerche legate alle dinamiche dei consumi familiari: una sarà relativa alle nuove tecnologie di riconoscimento facciale del consumatore che entra nel punto vendita per promozioni personalizzate e che si esauriscono al termine della visita;  la seconda ricerca verterà su uno scaffale lineare sperimentale con minore profondità di scelta ma inalterato spazio espositivo; la terza su etichette a scaffale colorate per comunicare la qualità nutrizionale del prodotto; la quarta su nuovi modi di presentare la convenienza promozionale nei volantini.

L’industria alimentare dei Paesi dell’Unione Europea è la più importante del mondo. Negli ultimi dieci anni il fatturato globale annuo è infatti aumentato del 40%, superando di gran lunga quello statunitense. Nella media dei Paesi europei il settore alimentare è poi saldamente al primo posto nel panorama industriale complessivo, con una quota media d’incidenza sul totale del fatturato pari al 15%. In Francia e in Spagna questa percentuale sale, rispettivamente, al 17% e al 20%. In Italia in particolare, la produzione alimentare industriale  ̶  che trasforma il 70% delle produzioni agricole nazionali  ̶  si colloca al terzo posto, fra i settori manifatturieri, dopo il metalmeccanico e il tessile-abbigliamento, con una quota percentuale che oscilla fra l’11 e il 12% del fatturato complessivo.

Dal 1984 a oggi Cibus (Fiere di Parma) ha dunque fotografato la crescita del sistema industriale dell’Italian food: un sistema unico al mondo articolato su più di 30.000 imprese, per la maggior parte piccole e medie, per un totale di 350.000 dipendenti e capillarmente diffuso sull’intero territorio nazionale. Il giro d’affari dell’industria alimentare italiana è valutato in circa 88 miliardi di euro con le esportazioni che rappresentano il 14% circa dell’intera produzione.

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