Nigel Warburton, apprezzato filosofo inglese autore sia di saggi scientifici sia di testi divulgativi di grande successo, ha pubblicato di recente per la collana Minima di Raffello Cortina Editore un testo che ha finalità introduttive al delicato tema della libertà di parola e ai suoi limiti intitolato, appunto, Libertà di parola. Una breve introduzione.
Il testo ha due finalità: un’introduzione accurata, anche storica, pensata per il neofita, al fine di prospettare in una maniera la più neutra possibile tutte le posizioni scientifiche e politiche, e un breviario ricco di spunti per il cultore della materia interessato a comprendere ancora più a fondo i limiti dell’espressione e dell’odio in una società sempre più connessa e votata al dialogo, anche aspro.
L’analisi è divisa in cinque argomenti, suddivisi ciascuno per capitolo, più alcune considerazioni finali. Il primo capitolo si propone di evidenziare i dibattiti più noti e più comuni sul tema del free speech. Il secondo si occupa di spiegare gli argomenti della classica difesa liberale della libertà di parola. Il terzo capitolo esamina il tema dell’offesa nei confronti di soggetti particolarmente sensibili o devoti. Il quarto capitolo ha, al centro, il tema della pornografia e della censura e il quinto si occupa di Internet e delle trasformazioni in corso nell’era elettronica. Un capitoletto finale esamina il futuro della libertà di parola.
Il fatto che il volumetto si apra con la dichiarazione attribuita a Voltaire “Disapprovo ciò che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto di dirlo” ha una funzione programmatica ben chiara: la libertà di parola va difesa ancora più vigorosamente quando ciò che viene detto è lontano dal nostro modo di concepire il dialogo e, anzi, viene da noi disprezzato. Dopo una breve introduzione normativa, il filosofo analizza in dettaglio cosa si debba intendere per parola (in senso ampio) e cosa si debba intendere per libertà (negativa e positiva). Nella parte finale si cita il dibattuto caso de I Versi Satanici (romanzo di Salman Rushdie del 1988) e delle vignette danesi del 2005 pubblicate su un giornale danese, quali esempi clamorosi di espressioni che hanno infiammato le polemiche e portato a disordini e gravi episodi d’intolleranza.
Il libro procede con un’analisi schematica (ma puntuale) del concetto di “libero mercato delle idee “e del Saggio sulla libertà di John Stuart Mill in opposizione alla cosiddetta “tirannia della maggioranza”. Tutti gli argomenti di Mill sono esposti con grande cura, sino ad arrivare al delicato problema del negazionismo dell’Olocausto, argomento che ha sollevato problemi, nota il filosofo, sia di rispetto sia di verità.
Il terzo capitolo, si diceva, affronta il delicato problema dell’offesa, ossia dell’uso di espressioni che possono diventare vere e proprie armi nei confronti di determinati soggetti particolarmente sensibili su certi temi. Si parla, in questa parte, di “uso responsabile” della parola ma anche di blasfemia, di discorsi d’odio e del famoso caso Skokie del 1977 (che riguardava l’organizzazione di una parata neonazista nel centro di un paese abitato per la maggior parte da reduci di campi di concentramento o da loro parenti diretti).
L’analisi prosegue con il tema delicatissimo della pornografia e della sua tolleranza. Sono affrontati tutti gli aspetti più importanti: la pornografia e l’hard-core quali mezzi di espressione, la pornografia in un’ottica femminile e femminista, il possibile danno psicologico per i partecipanti/attori a scene pornografiche e il rapporto tra pornografia e stupro e tra pornografia e arte.
Infine, il quinto capitolo affronta il tema di Internet e di come la rete abbia mutato il concetto stesso di libertà di parola, la capacità di diffusione delle espressioni e l’offensività delle stesse. La prima parte si occupa dei pericoli di Internet (compreso l’anonimato) mentre la seconda parte è dedicata, forse un po’ fuori tema, al rapporto con il copyright e alla “proprietà” delle espressioni che circolano in rete.
Le conclusioni cercano di delineare il futuro della libertà di manifestazione del pensiero nella società elettronica. Interessante è la parte dove si parla della volontà, da parte di molti governi, di “sorvegliare” l’espressione e di mantenere in un certo senso un controllo sui dialoghi che avvengono all’interno dei confini nazionali.
Il comprendere se la libertà di parola si possa sacrificare (ad esempio in favore della sicurezza nazionale, o della sensibilità religiosa di alcuni gruppi) o se si debba rimanere fermi sull’idea, incontrovertibile, che è sempre e comunque essenziale per una democrazia viva, è probabilmente il tema di discussione che continuerà ad alimentare il dibattito dei prossimi anni e che viene ben prospettato in questo interessante volume.

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