La Siria non ha pace. Jeffrey Feltman, sottosegretario agli affari politici dell'Onu, il 15 ottobre passato ha affermato che «secondo le stime disponibili, il numero delle vittime in Siria è salito oltre quota 30 mila». Un vero e proprio massacro, soprattutto di civili. Quando si parla di stime disponibili si intende però il conteggio delle vittime fondato sui racconti dei sopravvissuti e non sulla base di un computo effettivo dei morti. Esistono così le stime delle Nazioni Unite, le stime del governo e le stime degli attivisti dell'opposizione e nessuna sembra coincidere.
Ma quanti sono i morti?
Ormai è il web a raccogliere le cifre della guerra tra il regime di Assad e i suoi oppositori, documentandone le vittime, a dispetto di un Occidente che assiste impassibile alla rivolta in un paese senza strategici interessi economici, soprattutto senza il petrolio.
Il portale Syrian Center for documentation (http://www.documents.sy/index.php?lang=ar) nella sezione inglese della newsletter dei primi di novembre riporta il dato di 20.343 morti. Nella sezione statistiche uno scarno grafico mostra il nubmero di vittime per città e per tipologia di vittima, militare o civile, niente di più. Il dominio .sy del sito indica che risiede sui server di stato, gestiti dalla Syrian Telecommunications Establishment, quindi vicino all'attuale regime. 
Tra le fonti più dettagliate gestite dall'opposizione c'è il Center for documentation of violations in Syria VDC (http://vdc-sy.org/index.php/ar/), fino a qualche mese fa solo in arabo ora presenta anche una pagina in inglese, aggiornata però con meno frequenza. Si parla di martiri, la prima cifra complessiva è di 33.588. Sono suddivisi fra esercito di regime (4.775) e civili (28.813), e poi fra donne adulte (2.206), uomini adulti (28.131), bambine (1.002) e bambini (2.249). Per tutti è indicata la città di provenienza, la data e la causa della morte (esplosione, bombardamento, esecuzione sul campo, sparatoria, rapimento ed esecuzione), l’età, e, ovviamente, il suo essere una vittima civile o militare. La base dati riporta anche il numero dei detenuti (32.915). Il portale è frutto del lavoro di attivisti e ricercatori siriani sul campo, in collegamento con i Local Coordination Committees (LCC https://www.facebook.com/LCCSy) ed è stato più volte oscurato dalle forze militari fedeli al presidente Bashar Assad per le informazioni riportate.
“40.154 vittime dal 18 marzo 2011 al 5 novembre 2012. Per favore, aiutaci a documentare questi crimini. Qui trovi un piccolo tutorial su come effettuare le segnalazioni. Inoltre, guarda la pagina delle istruzioni per le precauzioni da prendere mentre le invii dal campo. Puoi rimanere anonimo o fornire i tuoi dati personali ” è quello che si legge sulla home del portale Syria Tracker (https://syriatracker.crowdmap.com/) creato da un gruppo di otto volontari siriani con base negli Stati Uniti, che rimangono anonimi per evitare ritorsioni sui propri familiari.
È una combinazione di applicazioni per il data mining e di crowdsourcing, come viene descritto su New Scientist (http://www.newscientist.com/article/mg21328576.000), per denunciare i crimini e tenere costantemente aggiornato il numero delle vittime. Un aggregatore di notizie basato sul modello della nota piattaforma Ushahidi (http://www.ushahidi.com/), una mappa dinamica realizzata grazie alla segnalazioni online per geolocalizzare gli eventi e suddividerli per categorie: refugees, killed, arrested, missing, eyewitnessreport.
Altra piattaforma di attivisti è Syrian Shuhada (http://syrianshuhada.com/) il Syrian Revolution Martyr Database, ricchissimo di informazioni provenienti da una vasta serie di fonti, dal Syrian Center for Human Rights (SCHR) alla The Syrian Journalist Association (SJA http://www.facebook.com/SyrianJournalistsAssociation). Analizzando le Martyr statistics risultano 41.288 vittime in 607 giorni di conflitto, secondo l'ultimo aggiornamento del 13 novembre. Si può analizzare il dettaglio per genere (3.682 donne, il 9% del totale), per tipologia (37.409 civili, il 91% e 3.879 militari, il 9% ), per causa di morte (2.158 morti per bombardamento aereo, 186 per esplosione di una bomba, 1.233 per tortura, etc.), per nazionalità ( 40.889 siriani, il 99.03% del totale, ma ci sono anche 333 palestinesi e poi libanesi, turchi, giordani, tunisini, anche pochi occidentali), per età (17 vittime tra i 90 e i 110 anni, 3.360 con meno di 16 anni, tra questi 986 bambine). Per ogni dato c'è la corrispondenza con un nome, un numero di identificazione, talvolta un video dell'evento che ha causato la morte o una foto del funerale.
I dati raccolti da Syrian Shudada sono utilizzati anche dalle Nazioni Unite e sono stati elaborati dal team di CartoDB per realizzare la mappatura di un anno di morti pubblicata poi sulle pagine di The Guardian (http://www.guardian.co.uk/news/datablog/interactive/2012/aug/02/syria-deaths-map). Ogni cerchio rappresenta il numero di persone morte ogni giorno e le istruzioni sembrano quelle di un videogioco: “il pulsante di riproduzione avvia il calendario delle morti, che può essere messo in pausa in qualsiasi momento”. Non c’è da consolarsi.