La Corte europea dei diritti umani ha condannato l’Italia per la violazione dei diritti delle coppie omosessuali, sulla base dell’articolo 8 della Convenzione europea che tutela la vita privata e familiare. I giudici hanno valutato la tutela legale attualmente vigente in Italia per le coppie omosessuali “non affidabile” e non corrispondente ai bisogni imprescindibili di una coppia impegnata in una relazione stabile, partendo dal ricorso sollevato da Enrico Oliari, presidente di Gaylib, e da alcune coppie omosessuali, alla Grande Camera della Corte; stando ai primi pronunciamenti del governo sembra che l’orientamento prevalente sia quello di adeguarsi rapidamente alla sentenza elaborando una nuova disciplina delle unioni civili. E in qualche modo dovranno adeguarsi tutti gli Stati che riconoscono la Cedu: saranno sollecitati a varare provvedimenti che riconoscono e legalizzano l'unione tra persone dello stesso sesso (non necessariamente equiparandola al matrimonio), naturalmente se non è già in vigore una normativa conforme alle indicazioni europee. La situazione in Europa sul tema è piuttosto variegata ma indubbiamente l’Italia, con i suoi conflitti, le sue incertezze e i suoi ritardi, si trova in minoranza. Infatti sono nove i paesi dell’Unione Europea che non riconoscono alcuna forma di unione per le coppie omosessuali (oltre all’Italia, Grecia, Cipro, Slovacchia, Lettonia, Lituania, Romania, Bulgaria e Polonia). Sono invece 14 i paesi europei (tra cui 12 che fanno parte dell’Unione) che riconoscono il matrimonio omosessuale: Olanda (dal 2001), Belgio, Spagna, Svezia, Norvegia, Portogallo, Islanda, Danimarca, Francia, Gran Bretagna, Lussemburgo, Slovenia, Finlandia e dal 2015 l’Irlanda. Germania, Austria, Svizzera, Repubblica Ceca, Ungheria, Croazia riconoscono invece soltanto le unioni civili. Ed è probabile che le mutazioni legislative che stanno in gestazione ci faranno approdare in questo gruppo. Adesso le unioni civili accelereranno il loro, fino adesso accidentato, percorso; molti se ne compiacciono ma alcuni osservatori invitano a riflettere sui motivi per cui la politica italiana deve spesso ricorrere a stimoli che vengono da organi giudiziari. I moniti che ci vengono dalle istituzioni europee sono infatti sempre più frequenti, soprattutto sul delicato tema dei diritti civili.

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