Il termine ospedale deriva dal latino hospitale, neutro sostantivato dell’aggettivo hospitalis «ospitale», col significato di alloggio per forestieri, e definisce un edificio, o complesso di edifici, destinato all’assistenza sanitaria dei cittadini e quindi adeguatamente attrezzato per il ricovero, il mantenimento e le cure mediche di ammalati e feriti, o per i trattamenti di analisi e prevenzione medica, di convalescenza o rieducazione fisica.

Dal punto di vista architettonico, nel corso dei secoli gli ospedali hanno visto mutare la loro struttura: un unico grande vano del periodo medievale, in cui gli assistiti erano separati soltanto da tende, una grande aula suddivisa in navate del tardo Medioevo, la forma a crociera nel XV secolo, con le corsie nei bracci e i servizi agli estremi degli stessi. Al XIX secolo risale la nascita dell’ospedale a padiglioni, volta a separare gli ammalati per sesso e malattia, consentendo inoltre di migliorare l’illuminazione e l’aerazione e di combattere le malattie nosocomiali. L’abbandono di questo tipo di struttura in favore degli ospedali del tipo a monoblocco su più piani, consentendo di migliorare l’efficienza organizzativa dei servizi e del trasporto dei malati tra i vari servizi, fu reso possibile nel XX secolo dal progressivo miglioramento delle condizioni e delle conoscenze igienistiche e dal progresso tecnologico. Gli sviluppi della moderna medicina, il diverso concetto di salute, la centralità data a temi come l’umanizzazione della cura e dei suoi spazi, hanno determinato caratteri di novità soprattutto per quanto riguarda le funzioni sociali e urbane di un ospedale. Se prima la qualità architettonica dell’edificio ospedaliero era misurata in base alla risposta alle esigenze tecnologiche e funzionali, oggi l’ospedale del “Terzo Millennio” riconosce all’architettura un ruolo qualificante in grado di condizionare il benessere del paziente e influire sul processo di guarigione, dando attenzione a elementi quali il colore, la luce, l’arte, che, influenzando la percezione stessa degli spazi da parte dell’utente, ne determinano il benessere.

Dal punto di vista normativo, a seconda del bacino di utenza servito, gli ospedali vengono distinti in tre classi: di base, con un bacino compreso tra 80.000 e 150.000 abitanti, con pronto soccorso e un numero essenziale di specialità; di primo livello, con un bacino di 150.000-300.000 abitanti, con dipartimenti di emergenza-urgenza e diverse specialità e tecnologie avanzate; di secondo livello, tra 600.000 e 1.000.000 di abitanti, prevalentemente ospedali di grandi dimensioni, con particolari specializzazioni, ad esempio con reparti di neurochirurgia e cardiochirurgia.

Dal punto di vista organizzativo in Italia sono distinti in presidi ospedalieri delle aziende sanitarie locali, ed in aziende ospedaliere. I presidi ospedalieri sono ospedali non costituiti in azienda ospedaliera in quanto privi dei requisiti di legge, che hanno autonomia a livello direttivo e funzionale con contabilità separata, seppure interna al bilancio dell’Azienda sanitaria locale (ASL) di riferimento. Il direttore sanitario del presidio ospedaliero dipende dal direttore generale della ASL.

Le aziende ospedaliere sono dotate di una certa autonomia, stabilita dalle regioni, sulla base di determinate caratteristiche: organizzazione dipartimentale; contabilità distinta per centri di costo; almeno tre unità operative di alta specialità; un reparto di emergenza e accettazione di secondo livello; programmi integrati di assistenza su base regionale e interregionale con  il ruolo di ospedale di riferimento; attività di ricovero in degenza ordinaria per pazienti residenti in regioni diverse di almeno il 10% superiore rispetto ai valori medi della regione di appartenenza; un indice di complessità della casistica dei pazienti in ricovero ordinario di almeno il 20% superiore rispetto ai valori medi della regione di appartenenza. Tra le aziende ospedaliere si annoverano: le aziende ospedaliero-universitarie (policlinici in cui si concentrano attività di assistenza, didattica e ricerca); le ARNAS (Azienda di Rilievo Nazionale di Alta Specializzazione), una speciale forma di azienda ospedaliera, generalmente pubblica, costituita da più presidi ospedalieri facenti capo ad un unico ente amministrativo dotato di ampia autonomia gestionale e finanziaria; gli IRCCS (Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico), in cui si svolgono attività di ricerca clinica e di gestione dei servizi sanitari.

Dal punto di vista funzionale si distinguono diverse categorie di ospedali.

Gli ospedali generali, dotati di pronto soccorso e di medicina e chirurgia d’urgenza. I reparti di degenza sono suddivisi in sezioni, divisioni e sezioni speciali di diagnosi e cura. A seconda del numero di posti letto dell’ospedale, il complesso operatorio è costituito da uno o più gruppi autonomi o integrati tra loro.

Gli ospedali specializzati, che provvedono al ricovero e alla cura degli infermi di malattie che rientrano in una o più specialità ufficialmente riconosciute. In particolare negli ospedali specializzati in malattie infettive diffusive (come nel caso del Covid-19), i malati sono raggruppati per malattia; i locali di visita e di accertamento diagnostico hanno ingresso autonomo. Sono disposti servizi di bonifica per i malati in entrata e in uscita e per il personale medico e di assistenza. Le sezioni per contagiosi, oltre ai locali e servizi previsti per le degenze comuni, sono provviste di un maggior numero di locali per i servizi igienici e per disinfezione, di zona filtro per l’igiene del personale e di locali per la rianimazione cardiorespiratoria. Si ritrovano poi ospedali ortopedici traumatologici, ospedali geriatrici, ospedali pediatrici, ospedali psichiatrici con specifiche caratteristiche destinate al tipo di patologie trattate.

Gli ospedali per lungodegenti o convalescenti sono destinati ai malati che hanno bisogno di un lungo periodo di cure o di interventi per riabilitazione, oppure a malati con malattie a lungo decorso stabilizzate, in fase di riaccensione delle affezioni morbose.

**Bibliografia
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Riordino della disciplina in materia sanitaria, a norma dell'articolo 1 della legge 23 ottobre 1992, n. 421

Le Corbusier, a cura di W. Boesiger, Zanichelli, Bologna, 1991

L . Dell’Olio, L’architettura degli edifici per la sanità, Officina Edizioni, Roma, 2000

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