Dal Grand Tour a "Jacques le Fataliste et son maître" ai giorni nostri

Come si erano incontrati? Per caso, come tutti. Come si chiamavano? Che ve ne importa? Da dove venivano? Da un luogo vicinissimo. Dove andavano? Sappiamo dove andiamo/ci dirigiamo?

Così si apre uno dei libri più significativi della letteratura francese: Jacques le Fataliste et son maître, un metaromanzo scritto da Denis Diderot e pubblicato per la prima volta nel 1796. I protagonisti? Jacques e il suo padrone, due viaggiatori che, sulla scia di altri intellettuali europei di quell’epoca, intraprendono un viaggio verso una meta ignota, partendo da un punto ignoto collocato in uno spazio altrettanto ignoto. Quello di cui narra il romanzo è un viaggio che, di fatto, non condurrà i protagonisti in nessun luogo, ma che al contempo genererà un processo di approfondimento, di riflessione nonché di apprendimento dell’universo umano e di molteplici tematiche ad esso collegate: satira nei confronti della religione, contestazione sociale, promozione di ideali e di esperienze di vita.

Si tratta davvero di un libro che apre gli occhi e la mente, che conduce a riflessioni profonde e a prese di coscienza autentiche, oppure si tratta, semplicemente, del piacere dello scrivere senza seguire uno schema fisso? Cosa ha ancora da insegnarci quest’opera ambientata in un luogo indefinito e in un’epoca lontana? Nonostante l’apparente scarsa connessione con l’epoca contemporanea, nella quale globalizzazione e nuove tecnologie sono i denominatori di un mondo che viaggia ad una velocità sempre maggiore, questo libro richiama un’esperienza che molti studenti europei si ritrovano a vivere, ovvero quella dell’Erasmus.

Come già enunciato in precedenza, Jacques e il suo maestro intraprendono un viaggio in Europa secondo la tradizione settecentesca del Grand Tour. Cos'era il Grand Tour? Tra il Settecento e l’Ottocento, in Europa, era abbastanza comune che uomini benestanti intraprendessero viaggi in giro per il continente al fine di accrescere il proprio sapere e la propria consapevolezza del mondo. Sete di conoscenza, voglia di sperimentare l'esotico, il fascino di un'avventura di esplorazione o, più semplicemente, una moda del tempo? Che dir si voglia, il Grand Tour era comunque un’esperienza impegnativa che poteva durare da qualche mese a diversi anni. Tra i testimoni di questo tipo di esperienza si trovano anche alcuni dei più grandi letterati europei, quali il tedesco Goethe e i francesi Montaigne e Stendhal, per citarne alcuni.

In Jacques le Fataliste et son maître, i veri protagonisti della storia non sono Jacques e il suo padrone, bensì le loro esperienze: esperienze che parlano, esperienze che acquistano uno status e una carica che rimane impressa nella mente del lettore. Ne è prova il fatto che, data la struttura complessa dell'opera, quest’ultimo probabilmente non si ricorda dei singoli personaggi o della successione di eventi, ma piuttosto del singolo episodio che fa storia a sé. In realtà, travestito da romanzo picaresco, il viaggio intrapreso da Jacques e dal suo padrone si rivela profondamente legato alle dinamiche contemporanee e attraversa tutte le principali tematiche sociali dell'epoca; protagonisti e lettore sono spinti a comprendere e apprendere attraverso la “tecnica della didattica delle risposte”, secondo cui è ponendo gradualmente domande che si arriva a scoprire e ad apprendere meglio: è il mettersi in gioco, l'intraprendere un viaggio che permette all'individuo di diventare spugna e specchio, di assorbire e di respingere, sempre filtrando e analizzando ogni singolo evento, ogni singola tematica.

Il titolo Jacques et son maître si può tradurre “Jacques e il suo padrone”, ma anche “Jacques e il suo maestro". Qui i due piani asimmetrici di maestro e studente trovano il punto di connessione che trasforma questo incontro da asimmetrico a simmetrico, nel quale i due personaggi si posizionano allo stesso livello: la conoscenza dell'uno fluisce sull'altro e viceversa, i due sono allo stesso tempo “affluente” e “fonte”. Il tutto è reso possibile da questo apprendimento esperienziale che avviene sul campo e che è dato dalla ricerca e dalla scoperta personale. Come si riflette tutto ciò nel mondo odierno? Siamo così distanti da quei secoli, da quel modo di apprendere? Forse non così distanti come si può pensare.

L'acronimo Erasmus sta per European Region Action Scheme for the Mobility of University Students, un progetto promosso dall’Unione Europea dal 1987. Vi sono diversi tipi di Erasmus offerti: l’Erasmus +, grazie al quale uno studente universitario residente in uno dei paesi dell’UE può seguire un semestre oppure un intero anno presso un’università estera; l’Erasmus Traineeship, grazie al quale è possibile fare un’esperienza di tirocinio presso un ente estero; l’Erasmus Buddy, che permette di fare da guida agli studenti Erasmus in entrata presso l’Università a cui si è iscritti. A livello universitario, nonché professionale, l’Erasmus offre numerose opportunità per l’arricchimento personale e per una migliore formazione a livello internazionale, continui spunti per apprendere gli usi e i costumi, la storia, la lingua e la cultura del paese di destinazione: è una tipologia di formazione a carattere esperienziale.

Stando alle statistiche fornite dal sito ufficiale dell’Unione Europea, il programma ha offerto opportunità ad oltre 4 milioni di persone, tra i quali 2 milioni di studenti. L’Erasmus vanta oltre 500 mila opportunità di scambi culturali per studenti, ma anche possibilità di mobilità per lavoratori (oltre 800.000 opportunità per insegnanti, lettori, ecc.), corsi e master all’estero, lauree a doppio titolo. In breve, un mix di esperienze che fa assaporare al partecipante il gusto di un viaggiare più pieno, reale, intenso, dove si vive la realtà di ogni giorno e si apprende facendo esperienza. Soprattutto grazie all'Erasmus Traineeship, studente e maestro (ovvero il tutor dell'ente presso il quale si partecipa al progetto) si trovano a stretto contatto e, potenzialmente, in un rapoorto nel quale ognuno insegna all'altro: il maestro perché possiede l'arte, lo studente perché porta una ventata di novità dovuta alla sua età e alla sua provenienza. In altre parole, l'Erasmus offre quel tipo di apprendimento esperienziale che rimane indelebile e impresso nella vita di ogni studente.

In conclusione, nel presente troviamo eco del passato, nonché la sua evoluzione: nei secoli il viaggio ha svolto (e svolge oggi) una funzione di apprendimento di vitale importanza. L'apprendimento è un'elaborazione di un messaggio che, se ottenuto e acquisito sotto altre forme di input, e quindi tramite esperienze vive e reali, può riuscire veramente ad essere una risposta efficace e a sedimentare meglio informazioni che altrimenti sarebbero acquisite in maniera parziale. L’apprendimento esperienziale ha proprio come connotato caratteristico il vissuto, cioè il vivere l'esperienza, in quanto apprendere significa anche "fare proprio", "elaborare", "connotare", "dare un proprio e personale significato" a un'esperienza. Del resto, non tutte le classi hanno soltanto quattro mura.

Per saperne di più:

Per approfondire l'argomento, si consiglia la lettura dell'opera Denis Diderot, Jacques le fataliste et son maître, Carpentier, Line, 1989. Inoltre, per raccogliere ulteriori informazioni sulla situazione attuale e sui dati, si consiglia la consultazione del seguente link https://ec.europa.eu/programmes/erasmus-plus/node_it e https://ec.europa.eu/programmes/erasmus-plus/about/statistics_it.

Immagine originale: Top world famous landmark for travel poster and postcard, France,England,Spain,Italy in paper origami style vector illustration. Crediti: ChonnieArtwork / Shutterstock.com

Argomenti

#europa#diderot#erasmus#viaggio#apprendimento