L'ENCICLOPEDIA GIURIDICA ED I SUOI AGGIORNAMENTI
Nella Prefazione all’Enciclopedia Giuridica, Bruno Paradisi – dopo una mirabile sintesi di storia giuridica, dal diritto romano e giustinianeo al secolo dei lumi, alla pandettistica, ai nostri tempi – giunge a presentare l’opera, riaffermando bensì che essa è e rimane, come tutte le grandi enciclopedie, "lo specchio nel quale si riflette il sapere di un’epoca", ma sottolineando in particolare il suo essenziale valore moderno di testimonianza critica "dell’effettività del diritto", intesa come attitudine a cogliere e a rappresentare scientificamente l’incessante, profondo divenire della proteiforme realtà economica, sociale, civile contemporanea, armonizzando teoria e prassi del diritto positivo vivente attraverso una "equilibrata considerazione della costruzione dogmatica e della giurisprudenza, tra loro connesse con quello stesso rapporto che esiste nella vita autentica del diritto e senza del quale il diritto non è il diritto, ma soltanto una sua visione parziale e insoddisfacente".

Credo indubitabile l’esattezza di questo giudizio. La poderosa Enciclopedia Giuridica, con il suo corpus di voci mediamente ottime, redatte quasi sempre dalla miglior cultura giuridica italiana, quasi senza eccezioni sapientemente equilibrate nel duplice essenziale profilo dell’alto livello teorico e dell’alta utilità pratica, - la profonda armonia di questo corpus, pervaso da un vasto respiro sistematico e insieme agilmente utilizzabile da qualsiasi professionista nella sua azione di ogni giorno, - l’ormai raggiunta communis opinio sulla complessiva eccellenza teorica e pratica di questo insieme enciclopedico, - tutto ciò è una realtà oggettiva difficilmente confutabile.

Eppure questa indubitabile realtà non rappresenta ancora appieno l’Enciclopedia Giuridica. Chiarito, nella Prefazione richiamata, per quale più profonda ragione la scelta di escludere, come "scienze autonome", la storia giuridica e la filosofia del diritto da un’opera dedicata esclusivamente al diritto positivo coesista con il sistematico recupero implicito di entrambe, ogniqualvolta le due dimensioni ufficialmente pretermesse risultino indispensabili per la più esatta comprensione dello stato presente, - precisato, nella stessa logica, perché si sia viceversa scelto di rappresentare anche autonomamente, con una serie di voci fondamentali, la dimensione della Teoria generale del diritto e della interpretazione, – Bruno Paradisi conclude, invero, la Prefazione già ricordata osservando che l’Enciclopedia Giuridica è "fondata sul presente e proiettata verso il futuro" e sottolineando l’estrema concretezza di questa affermazione, data la prevista aggiornabilità dell’opera: aggiornabilità programmata non attraverso la via tradizionale delle Appendici o comunque dei volumi di aggiornamento aggiunti, ma – in virtù della forma a legatura aperta dell’Enciclopedia Giuridica – attraverso la più utile e moderna via – all’interno dei vari volumi e dell’originario ordine alfabetico – sia della sostituzione delle voci obsolete con voci integralmente riscritte e dell’inserimento di voci del tutto nuove, sia dell’aggiunta di "postille" alle voci non completamente superate, ma bisognose solo di un parziale aggiornamento per qualche importante sopravvenuta novità legislativa, giurisprudenziale, dottrinale.

Doppia opera, dunque, l'Enciclopedia Giuridica ed i suoi Aggiornamenti, che vorremmo fosse assimilabile alla zappa di Tolstoi, che, col mutare del ferro e del legno, si rinnova perennemente, pur rimanendo sempre lo stesso solido, insostituibile, indispensabile strumento.

Ecco, per l’appunto, ciò che definisce a fondo questa bella pubblicazione dell’Istituto della Enciclopedia Italiana e si può così passare alla considerazione dell’attuale Enciclopedia Giuridica Aggiornamenti, vale a dire alla considerazione della vivente realizzazione della Enciclopedia Giuridica "proiettata verso il futuro", che "diviene futuro", – registra tempestivamente i mutamenti pratici e teorici, criticandoli scientificamente, – rimane insomma contemporanea, rinascendo perennemente dalle ceneri delle sue parti superate dal multiforme fluire dell’esperienza concreta. Richiamando l’esatta definizione, con la quale Vincenzo Cappelletti e Giuseppe Alessi, contemporaneamente a Bruno Paradisi, hanno presentato l’opera al suo apparire, si può così ripetere che "l’Enciclopedia Giuridica è un nuovo monumento di sapere rigoroso e vivo e di consapevolezza attuale e civile", non solo per il suo già rammentato contenuto di alto livello scientifico e di grande valore pratico, di per sé già ampiamente idoneo a riservare all’opera un posto di primo piano nella produzione culturale italiana e internazionale, ma anche perché – quanto meno in Italia – è l’unica enciclopedia giuridica in grado di coniugare nel modo più degno l’eccellente duplice profilo teorico-pratico appena richiamato con un perenne rinnovamento d’identica qualità.

Questo è il punto centrale, che consente di cogliere appieno il valore realmente unico dell’Enciclopedia Giuridica, che rinasce incessantemente come Enciclopedia Giuridica Aggiornamenti, – il punto che differenzia l’opera da tutte le altre esistenti in Italia e da quasi tutte le altre individuabili fuori dal nostro Paese. Nessun opera rintracciabile da noi è infatti paragonabile all’unica aggiornabile in forma aperta Enciclopedia dell’Istituto fondato da Giovanni Treccani, fuori d’Italia forse solo l’Enciclopédie Dalloz potendo essere richiamata a valido paragone.

Gli "zappatori" della Redazione dell’Enciclopedia Giuridica e dei suoi Aggiornamenti e l’Istituto della Enciclopedia Italiana hanno voluto un’opera che aprisse il Catalogo Treccani, con una organicità sistematica duratura, al mondo della scienza e della professione giuridica, nel più autentico rispetto degli altissimi valori, di cui l’Istituto è da sempre espressione. Altissimi valori, che la Treccani ha sempre saputo e sa esprimere in quella mirabile, straordinaria capacità di fusione del classico e del moderno, che è poi ciò che in definitiva fa la grandezza della Enciclopedia Italiana: fusione della tradizione, sempre rigorosamente rispettata, con le più sofisticate esigenze delle varie modernizzazioni, – capacità di armonizzare il classico con le irrifiutabili richieste del postindustriale, attraverso la mediazione – ad esempio – della solo apparentemente semplice, ma in realtà assai sofisticata idea "neoartigianale".

Ebbene, l’Enciclopedia Giuridica ed i suoi Aggiornamenti vogliono essere una autentica espressione di questa inconfondibile ed ineguagliabile capacità di fondere ed armonizzare l’antico e il nuovo. Un’opera offerta alla pratica, ma che è sempre ed innanzi tutto opera di alto livello teorico. Un’opera – in altri termini – non offerta ad ogni pratica, ma solo alla pratica rispettosa e bisognosa della scienza. Un autentico contributo allo studio ed al progresso del diritto, al contempo utilissimo per quella pratica che non sia insensibile alla cultura. Pratica non insensibile alla cultura, che – si badi – copre un’area vastissima e rappresenta un grande mercato, nazionale ed internazionale.

Non abbiamo mai pensato di inseguire, con gli Aggiornamenti dell’Enciclopedia Giuridica, tutte le sentenze, tutte le novità dottrinali, tutta la produzione legislativa. Per questo ci sono mille soluzioni informatiche e mille pubblicazioni, mensili, quindicinali, settimanali, quotidiane – mediocri , discrete, buone. L’Enciclopedia Giuridica Aggiornamenti vuole essere ben altro!

In estrema sintesi, l’Enciclopedia Giuridica, con i suoi Aggiornamenti, è stata pensata come una summa capace di garantire anche da sola sia la generale cultura interdisciplinare, sia la specifica cultura settoriale di ogni teorico e pratico del diritto che non sia un modesto azzeccagarbugli.

Se si volesse esprimere questa intenzione con uno slogan, si potrebbe dire: in ogni studio di avvocato, di magistrato, di notaio, di qualsiasi consapevole operatore del diritto, almeno l’Enciclopedia Giuridica con i suoi Aggiornamenti; – in ogni borsa degli stessi soggetti, almeno una Voce di questa Enciclopedia.

Sia ben chiaro, per altro verso, che in ogni studio ed in ogni borsa dovrà presumibilmente esserci, in un prossimo futuro, anche un dischetto con l’Enciclopedia Giuridica o con qualche sua Voce; e fors’anche dovrà esserci l’indicazione della rete cui allacciarsi per avere altre informazioni.

Ma anche qui – a proposito di CD Rom, di DVD, di siti Internet e dintorni – attenzione a non fare errori gravi, a non confondere con le effimere mode od anche con le non effimere, ma solo complementari espressioni del postmoderno, la vera cultura, la perenne cultura, l’autentica cultura, che – a saper ben prevedere – rimarrà tale anche negli anni duemila ed oltre e verso la quale vengono riconvertendosi non pochi rilevanti settori culturali, provvisoriamente smarritisi in deserti pieni di miraggi pericolosi.

L’autentica cultura, che è l’humus che nutre, che deve nutrire democraticamente tutti. Non solo il "Segretario fiorentino", magnificamente ricordato da Aldo Duro, che, "venuta la sera" ritorna "in casa et" entra nel suo "scrittoio; et in su l'uscio" si spoglia di "quella veste cotidiana, piena di fango e di loto e" si mette "panni reali e curiali; e rivestito condecentemente" entra "nelle antique corti degli antiqui uomini, dove, da loro ricevuto amorevolmente", si pasce "di quel cibo, che solum" è suo e per cui nacque. "Quel cibo", infatti, non appartiene soltanto al Segretario Fiorentino, ma a tutti ed è quello in primo luogo espresso dal libro, anche di diritto, letto, riletto, di giorno, di notte, all'alba, – portato andando al lavoro o in vacanza, – magari odiato, ma pur sempre parte integrante di noi.

La perenne cultura, che è quella in primo luogo espressa dalla pagina, sottolineata, appuntata, con l'orecchietta in alto a destra, magari piegata e messa in tasca, dopo averla tolta dagli anelli della legatura aperta e presa per andare all'incontro con il venditore, all'esame, all'ufficio del registro, in tribunale.

La vera cultura, che non solo è democratica, come diceva Don Milani, quando faceva leggere i suoi ragazzi perché sapessero parlare, non solo è etica ed intrinsecamente religiosa, ma che è anche bella, come è bella la copertina dell'Enciclopedia Giuridica o la sua classica pagina, – come è bella qualsiasi copertina e qualsiasi pagina di ogni libro degno di questo nome, – come è bello, religioso, morale, civile, rispettoso della libertà dello spirito di ognuno, il comunicabile pensiero fissato, innanzitutto, sul più lieve, candido foglio di carta.

Noi, modesti fabbri e cesellatori della Giuridica, confidiamo in questo valore di fondo e nell’equilibrio che impone, ben consapevoli delle mille difficoltà ed insidie che si frappongono alla sua realizzazione, ben consapevoli dei nostri stessi limiti. Ma anche consapevoli dell'inutilità antiproducente delle fughe in avanti, dei rischi pericolosi delle azzardate scorciatoie, delle tante mistificazioni e dei tanti trabocchetti della c.d. civiltà dell'immagine.

E vorrei aggiungere che noi, modesti operai della Giuridica, crediamo altresì che anche questa nostra Enciclopedia, le sue opere derivate, le sue articolazioni informatiche, le sue attività collaterali (Convegni, ecc.), abbiano saputo, sappiano e sapranno inserirsi ed incidere in modo alto, non solo nella concreta vita teorica e pratica del diritto, ma nella stessa più generale crescita civile del nostro Paese e non solo del nostro Paese.

Noi crediamo che anche la Giuridica sappia far questo nell’unico modo appropriato e serio in cui questo può essere fatto. Testimoniando cioè – innanzi tutto attraverso l’ispirazione sistematica generale che intus alit – il valore assoluto, di cui è portatore ogni ordinamento giuridico degno di questo nome, ad incominciare dal nostro: il valore della dignità di ogni uomo come persona; – il valore della uguaglianza e della libertà dei figli di Dio, dei discendenti di Abramo e di tutti gli altri fratelli che sono stati direttamente o indirettamente temprati dal crogiuolo ardente della seconda guerra mondiale e che - innanzi tutto, per quel che ci riguarda, in Italia - hanno giurato il patto di libertà e di eguaglianza ricordato da Calamandrei nella lapide murata nel Municipio di Cuneo; – il valore del principio personalistico, nel nostro Paese votato con l’ordine del giorno Dossetti–La Pira dell’11 settembre 1946 dall’Assemblea Costituente e divenuto gli artt. 2 e 3 della nostra Carta fondamentale: principio, che antepone il singolo allo stesso Stato e che sottrae i coessenziali diritti inviolabili ed i non meno coessenziali altri valori assoluti, riconosciuti nella prima e nella seconda parte della Costituzione, allo stesso procedimento di revisione dell’art.138; – il valore – in definitiva – della democrazia e del pluralismo intesi anche ed innanzi tutto come tutela delle minoranze e del singolo individuo contro quella che Calamandrei definisce la stessa possibile "tirannia della maggioranza"; – il valore insomma dei "presupposti supremi", che Giuseppe Dossetti definisce "in nessun modo modificabili", "civilmente vitali", "spiritualmente inderogabili". E che noi siamo certi saranno fortemente confermati dalla nuova Costituzione europea non solo sul piano della validità e del valore, ma anche su quello della loro effettiva, completa tutelabilità giurisdizionale sovranazionale.

Noi confidiamo che questo nostro sogno si realizzerà e non svanirà "nell’aria sottile", come dice Prospero nella Tempesta.

Lucio Lanfranchi