Che cosa sia una mini-vacanza molti, moltissimi italiani l'hanno constatato in quest'estate di piena crisi economica. Si tratta di una vacanza di impegno e, soprattutto, durata ridotti, come indica chiaramente quel mini- anteposto al sostantivo. Pochi giorni lontano da casa, magari approfittando dell'appoggio presso parenti e amici dotati di case o appartamenti in località di villeggiatura. Talvolta, in sostanza, si è trattato di un weekend lungo, nei casi migliori ripetuto due o tre volte nell'arco dei mesi estivi. Mini-, davvero mini-, questa estate tagliata, tartassata, tassata.

Fine del post vacation blues?

Le testate giornalistiche hanno subito captato la parolina che, come sappiamo, da bravi europei, non si addice soltanto alla situazione italiana: «[tit.] Mini-vacanze per gli italiani [testo] Meno partenze, per un periodo più breve e con un budget ridotto. È l'effetto della crisi sulle vacanze degli italiani. Che, insieme a spagnoli e inglesi – come rivelano i dati del Barometro delle vacanze realizzato da Ipsos per conto di Europ Assistance – sono tra coloro che più risentono della recessione» (Filomena Greco, Sole 24 Ore.com, 25 maggio 2012, Fiere); «[tit.] Gli spagnoli in crisi scoprono le mini-vacanze a due passi da casa» (Stampa.it, 30 luglio 2012, Economia).

In realtà, la parola è dilagata soprattutto in rete. I siti di tour operator si sono riempiti improvvisamente di offerte di mini-vacanze tutto compresoadatte alle tasche smunte degli italiani, spaziando dall'Alto Adige a Londra, da Varazze a Parigi, da Capri a Praga: i luoghi rimangono quelli tradizionali, a consolatoria conferma che non occorre rinunciare alle mete più ambite, ciò che di sicuro si... minimizza è la durata. Con humour sardonico si potrebbe sostenere che le mini-vacanze procurano vantaggi alla salute, se è vero che la sindrome della post vacation blues ('disagio malinconico del dopo vacanze') ha caratterizzato gli anni più floridi dell'ultimo decennio, quando la gran parte di coloro che tornavano dalle “normali” vacanze estive (dalle due settimane al mese) manifestava dopo pochi giorni sintomi di disadattamento, frustrazione, incapacità di accettare l'usata vita di lavoro e di routine quotidiana. L'impressione è che gli psicologi clinici dovranno aprire un nuovo capitolo dedicato agli effetti psichici delle mini-vacanze...

Figlio di una gonna minore, anzi, minima

Questo mini- che ci assilla in sé e per sé è un oggettino linguistico interessante. Viene a noi dall'inglese, che, a sua volta, l'ha ricavato dal latino minimus, grado superlativo dell'aggettivo parvus 'piccolo', subendo anche l'influsso analogico del sostantivo miniature 'miniatura'.Entrando nel quadro dei procedimenti di formazione delle parole in italiano, mini- è un confisso, vale a dire un elemento formativo (detto anche formante, sostantivo) di formazione moderna. Deriva la sua fortuna da minigonna, fortunatissimo calco dell'inglese mini-skirt, risalenteal 1966,ed è dotato di un significato proprio. Mini- significa 'molto piccolo, di dimensioni ridotte'; in senso figurato, vale anche 'di scarsa importanza'; quando viene riferito a persone, può acquistare il significato di 'di giovane o giovanissima età' («Pietro, 1 anno e mezzo, un mini-hooligan che picchia tutti i bimbi del nido, dorme come un ghiro a parte quando ha un dentino in arrivo», Tgcom 24.it, 3 giugno 2011, blog Vivalamamma). Di solito, i confissi non sono usati autonomamente. Chi ha mai letto, per dire, di una *pista ippo molto ben tenuta, per indicare una 'pista per corsa di cavalli'? O di una *innovativa terapia sessuo 'sessuale, sessuologica'? Mini-, però, è una delle sempre più frequenti eccezioni (vedi il caso di altri confissi di formazione moderna, come afro-, lesbo-, maxi-, turbo-)che confermano la regola, in quanto viene usato anche come aggettivo invariabile posposto, nel significato di 'di piccole dimensioni' (un appartamento mini) o 'corto' (un vestito mini). Perdipiù mini vale anche minigonna – il sostantivo che è all'origine delle contemporanee fortune del confisso mini- in italiano.

Lo slip di Mario Soldati

Prima del 1966, la lingua italiana conosceva su per giù soltanto minibasket, minicamera, minigolf, gli specialistici mini-massimo o mini-max (termine della matematica) e minimetro (strumento di misurazione). Ora, se sfogliamo un dizionario della lingua italiana recente come il GDU, diretto da Tullio De Mauro, vi troviamo altre 62 voci formate con il confisso mini-, da minislip (attestato per la prima volta nel romanzo L'attore di Mario Soldati) a minizaino (2001), passando per miniriforma (1978, molto italiano, va detto) e miniinvasivo (1992, riferito a intervento chirurgico che limita al minimo i danni ai tessuti). I neologismari recenti non fanno che confermare la produttività del confisso; basta dare un'occhiata ai Neologismi raccolti in Treccani.it.

C'è anche la non-vacanza

Per dovere di cronaca, anche lessicologica, va detto che oltre a chi ha praticato le mini-vacanze, quest'anno non sono mancati coloro che hanno vissuto, loro malgrado, pensiamo, nella maggior parte delle circostanze, la dimensione della non-vacanza: «[tit.] Le non-vacanze: segno dei tempi [testo] È stato il leit-motiv di questa lunga estate vissuta sull’asse politico-economico. Ma alla fine i destinatari dei sacrifici sono quei tanti italiani che devono rinunciare ogni anno, sempre di più, al periodo di meritato riposo. Proprio così (Giuseppe Farese, Futurista.it, 22 agosto 2011, Attualità)».

L'Italia è destinata a diventare una no vacation nation come gli Stati Uniti, ma con motivazioni diverse: negli Stati Uniti l'ansia produttivistica di rigorosa origine calvinista degrada la vacanza a colpevole o colpevolizzante assenza di attività produttiva, divenendo causa di profondo disagio psicologico, tanto da essere limata, limitata o perfino eliminata dal calendario estivo di molti individui; in Italia, la mini-vacanza o la non-vacanza forzate potrebbero deprimere chi già fatica tutto l'anno, lavorando, per far quadrare i conti e anche chi, sempre più spesso, la vacanza (etimologicamente 'assenza'), ce l'ha sì, ma dal lavoro. Precario, perso, introvabile.

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