L'appuntamento della “caccia alle parole nuove”, che ha per protagonisti i nostri lettori, riprende con la sua sesta puntata. Come abbiamo scritto in occasione della puntata di apertura (qui, invece, trovate la seconda,la terza, la quarta e la quinta), il lavoro volontario dei cacciatori di parole è di grande utilità alla redazione del Vocabolario Treccani.it. Tanto che alcuni vocaboli individuati dai lettori sono entrati nel Vocabolario (per esempio, lavetta e parbuckling). Non mancano, per esempio, occhi sensibili che individuano immediatamente parole spuntate improvvise e con forza come funghi dal sottobosco della quotidianità. Di solito, si tratta della quotidianità che viene filtrata, colta, talvolta “pompata”, dai mezzi di comunicazione e di informazione vecchi e nuovi. Un esempio per tutti, purtroppo tragico: videodecapitazione, con riferimento ai filmati, diffusi attraverso internet, in cui si assiste alla decapitazione degli ostaggi da parte di membri dell'autonominatosi Stato islamico.

Spesso arrivano qui in redazione creazioni elaborate dagli utenti stessi, i quali ritengono che la lingua si gioverebbe di integrazioni d'autore. C'è chi – come vedremo in questa puntata – si assume la responsabilità e anche, con un pizzico d'orgoglio, il merito di essere stato un onomaturgo, ovverosia il creatore di una parola nuova (si vedano le voci asfaltare e readerguest). In qualche caso, la segnalazione coincide con l'autopromozione, come accade con la fantascientifica parola-macedonia astronavatar (astronave + avatar), titolo di un racconto di M. R., il quale, come tutti gli ingegnosi scrittori di fantascienza, è, diremmo per contratto, alla ricerca di cose mai viste e mai dette (segnaliamo, nel succitato racconto, avatarnauta, modellato su astronauta).

Insomma, la caccia alla parola nuova viene esercitata con lo spirito di un esploratore alla ricerca di avventure dell'intelletto e dell'immaginazione. Uno spirito che ci piace, a prescindere dal fatto che, nella dimensione concreta e circoscritta della lessicografia, saremo costretti a valutare secondo parametri precisi e restrittivi la possibilità d'includere nel grande repertorio on line la “parola nuova” di volta in volta recapitataci tramite posta elettronica. Comunque, nei casi controversi, le parole pervenute saranno collocate in una speciale quarantena, tenute sotto controllo e monitorate. Non è detto che quanto oggi sembra occasionale o effimero non possa, nel corso del tempo, imporsi nell'uso ed essere perfino promosso a neologismo vero e proprio, per poi approdare agli onori dell'opera lessicografica.

Asfaltare

M. racconta: «Anni fa, commentando una partita di rugby che si era conclusa con la larga vittoria di una squadra sull'altra, coniai l'espressione "asfaltare" applicata ad una competizione sportiva. Non l'avevo mai sentita e fu una mia creazione che ripetei poi nel tempo. Da un paio di anni questo verbo riferito esclusivamente alla pavimentazione delle strade è invece usatissimo nel gergo sportivo e vuol intendere che una squadra/atleta ha battuto pesantemente l'avversario, senza concedergli alcuna possibilità. "Asfaltare" quindi ha da qualche tempo anche un'accezione sportiva e mi sento, modestamente, un pochino artefice di questo neologismo».

Ebbene, sarebbe interessante sapere con precisione anno, mese, giorno e occasione del conio lessicale, perché la datazione di una parola nuova dovrebbe rispondere a precise indicazioni, ma ci rendiamo conto che non deve essere facile ripescare la telecronaca nell'archivio dell'emittente. Se invece fosse possibile... (lasciamo i puntini di sospensione per aria: a buon intenditor, poche parole). Va detto che l'uso figurato e, almeno in origine, scherzoso di asfaltare nel linguaggio delle cronache sportive è coonestato da un uso figurato già esistente, anche questo di sapore scherzoso, segnalato s. v. dal GRADIT di Tullio De Mauro: «investire con un automezzo». E mentre è chiaro che in questo titolo della «Repubblica» (La rivolta verde da Wwf a Slow Food “Il governo vuole asfaltare il Paese”, 9 ottobre 2014, p. 1) asfaltare ha il suo significato di base, sulle labbra del governatore della Toscana Enrico Rossi riprende in pieno il significato figurato generico di 'travolgere, annientare' che M. M. attribuisce al verbo in campo sportivo: «Sul piano politico Rossi conferma di non voler fare guerre al renzismo: “Ritengo che cercare ora rivincite contro Renzi sia sbagliato, è stato uno straordinario acceleratore della crisi della politica che la sinistra ha compreso tardi. Semmai il rammarico è che da sinistra non sia avvenuto altrettanto”. Cercare ora rivincite vorrebbe dire piuttosto “farsi asfaltare”, dice Rossi» (Massimo Vanni, «la Repubblica», 12 ottobre 2014, Firenze, p. 4). Insomma, asfaltare sembra ormai aver acquisito un'accezione figurata utilizzabile in vari contesti, non soltanto in quello sportivo.

Senz'altro va aggiunta l'estensione figurata del significato di asfaltare.

Ciocco, cioccapiatti

G. L. ci delizia con queste due voci dell'italiano regionale emiliano, con epicentro Bologna e attestazioni in varie parti dell'Emilia. Si tratta di parole che hanno precisi riscontri dialettali: cioc vale 'scoppio', ciocapiât vale «radicchio di campo; tarassaco; scemo, fesso» (L. Lepri, D. Vitali, Dizionario bolognese-italiano, italiano-bolognese, Pendragon, Bologna, 20092). In particolare, cioccapiatti si dice (diamo la parola a G. L.) di una «persona che si vanta doti (nel fare, nell'essere) esagerate, ma che, alla resa dei conti, è inconcludente».

Nel sito Facebook dedicato a cioccapiatti, c'è chi fornisce una lettura interessante dell'accezione figurata, molto colloquiale e familiare, della parola, partendo dall'accezione di base: «Il cioccapiatti era così chiamato perchè quando lo si condiva nel piatto e quando lo si mangiava,scrocchiava (a Bologna cioccava). Il cioccapiatti è una specie di radicchio selvatico che è molto presente lungo gli argini del fiume Reno. Poi associato a persone bugiarde, inconcludenti, false ecc. in quanto sembra una verdura pregiata ma in realtà è amaro, duro ed una volta pulito non rimane nulla = persona con pochi contenuti. Io la conosco così».

Cioccapiatti è incluso nel Manuale di lingua e mitologia urbana, il che significa che per l'autore del Manuale la voce è propria degli usi giovanili.

Parola da tenere ben custodita in attesa di un dizionario del lessico italiano regionale.

Readerguest

'Lettore ospite', il readerguest. Prima di lasciare la parola a F. M., che presenta la sua creazione, degna di un adeguato interesse, segnaliamo che, nonostante la totale anglicità dei formanti di questo inedito sostantivo composto, la struttura sintattica è, viceversa, totalmente italiana: prima viene l'elemento da qualificare, poi il qualificatore. Il lettore (reader) in qualità di ospite (guest), in questo caso “ospite” in un account all'interno di una rete informatica. L'inglese (secondo il modello weekend), avrebbe avuto prima il qualificatore (guest), poi l'elemento da qualificare (reader), come accade con guest star (la persona celebre in qualità di ospite). C'è poi da riflettere su come l'univoca ambientazione in rete dell'esperienza designata sia evidentemente collegata a termini che hanno avuto origine e propulsione dall'inglese, lingua dell'elettronica, dell'informatica e della rete. Era possibile coniare una parola italiana che identificasse funzionalmente, in modo efficace e immediato, l'àmbito e i significati di ciò di cui si parla?

La parola ora a F. M., «giornalista 33enne»: «Volevo sottoporvi la possibilità di inserire un nuovo neologismo, readerguest. Il febbraio scorso dando vita al progetto lettura noprofit, @Stoleggendo su Twitter, ho "creato" questa definizione, readerguest, per definire in modo immediato questi giornalisti, scrittori, librai ed editor che si alternano ogni tre giorni, gestendo l'account @stoleggendo su twitter. Ho regolarmente depositato il progetto e il marchio e oggi che il progetto vanta quasi 7000 followers - si tratta pur sempre di libri e lettura - e partecipa attivamente ai festival e a numerosi eventi come media partner, mi sono chiesto: sarà possibile sperare che questo neologismo che ho creato ad hoc, sia riconosciuto? C'è forse un iter da seguire?»

L'iniziativa @Stoleggendo è senz'altro da sostenere.

Rispondendo alla domanda: una parola nuova in sé – come abbiamo già scritto più volte – ha bisogno di tempo e di autorevoli attestazioni scritte (stampa, siti internet qualificati, libri) per essere presa in considerazione da quei notai della lingua che sono i dizionari. Un neologismo non è una parola nata oggi o ieri e basta. Deve crescere, essere usata (cioè, di fatto, accettata dalla comunità dei parlanti e degli scriventi), consolidarsi nel significato. Il Vocabolario Treccani non compie atti di signoria, né risponde a petizioni: si limita a cercare di selezionare ciò che l'uso esprime e convalida attraverso testimonianze scritte certe, ripetute, varie, autorevoli.

Comunque, readerguest d'ora in poi sarà seguito con attenzione - e con la partecipazione di un'istituzione che drizza metaforicamente le orecchie quando si parla di cultura.

Videodecapitazione, video-decapitazione, video decapitazione

S. Z. segnala videocapitazione, ponendosi il dubbio se non sia meglio scrivere video-decapitazione. Come capita spessissimo con tutti i tipi di parole composte nuove (in questo caso, come primo formante, è in campo il potentissimo confisso video-, assai produttivo nell'accezione di 'filmato televisivo' o, per estensione, 'filmato ottenuto da riprese con telecamera'), all'inizio del suo manifestarsi per iscritto si riscontra un'oscillazione tra grafia analitica (video decapitazione), parzialmente sintetica (video-decapitazione), sintetica (videodecapitazione). La sequenza qui proposta non è casuale: tanto più la parola viene sentita come una entità unica dotata di significato univoco, quanto più ci si sposta da destra (forma analitica) verso sinistra (forma sintetica). Nel caso della terribile parola in auge nelle cronache giornalistiche di questa stagione, l'oscillazione è ancora in corso. Va notato che videocapitazione (grafia unita) ha già attestazioni negli anni passati, quando le esecuzioni riprese e teletrasmesse caratterizzarono altri momenti della tensione tra forze islamiche estremiste o terroriste e Occidente: nel 2006, sul quotidiano «l'Unità», il 9 giugno (p. 3), si scriveva di videocapitazione a proposito dell'esecuzione del contractor statunitense Nicholas Berg da parte di Abu Mus'ab al-Zarqawi.

Da inserire, purtroppo, nel Vocabolario.